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Fausto Carioti: anche l'Italia frena il farmaco blocca-pubertà
17-12-2024, 10:21
Il caso vuole che il governo britannico guidato dal laburista Keir Starmer abbia appena decretato il blocco definitivo dell'uso della triptorelina nel trattamento della disforia di genere, ovvero quando un adolescente non si identifica nel proprio sesso biologico. «Il rischio per la sicurezza è inaccettabile», ha spiegato il ministro della Sanità. In Italia, con un governo di orientamento politico opposto, il Comitato nazionale di Bioetica ha fatto qualcosa di molto simile: un documento che, negli stessi casi, impone una fortissima frenata alla somministrazione di quel farmaco. Una rivoluzione per il sistema in vigore sinora, che se non era un far west gli assomigliava molto. La posizione del comitato, che è organo consultivo della presidenza del consiglio e raccoglie esperti di diversi orientamenti culturali e competenze scientifiche, è contenuta nella risposta a una domanda fatta dal ministero della Salute. Nel dicembre del 2023, gli uffici di Orazio Schillaci avevano chiesto di «riesaminare la questione dell'eticità dell'uso del medicinale triptorelina nei casi di disforia di genere per minori, considerando in particolare la delicatezza della problematica». Un parere sullo stesso argomento era stato dato già nel 2018, ma un nuovo intervento è diventato necessario anche alla luce di quanto accaduto altrove: prima del Regno Unito, hanno regolamentato in modo molto più severo - o addirittura bloccato la triptorelina Paesi come Svezia, Finlandia e Norvegia. La risposta, approvata il 22 novembre con 29 voti favorevoli, due astenuti e un solo voto contrario (quello del filosofo Maurizio Mori), è stata resa pubblica ieri. E sconfessa, dal punto di vista scientifico, le posizioni di tutti coloro che ritengono «un diritto» l'uso del farmaco sui giovanissimi. Per capirsi: dopo un'ispezione ministeriale all'ospedale fiorentino di Careggi, dove la triptorelina è stata usata per preparare i ragazzi alla transizione di sesso, e la nomina di una commissione per rivedere i criteri della sua somministrazione, la Cgil aveva parlato di «politiche reazionarie e integraliste» e i Cinque Stelle avevano denunciato «la disgustosa propaganda del governo sulla pelle delle persone». Limitare l'uso della triptorelina è difficile perché il farmaco è in commercio e rimborsato dal servizio sanitario, che ne prevede l'uso nel trattamento del cancro alla prostata e altre patologie legate agli ormoni. Viene però impiegato “off label”, ossia in casi diversi da quelli previsti nell'etichetta, per trattare i casi di disforia di genere. La sua assunzione blocca infatti la pubertà negli adolescenti e questo, in teoria, dovrebbe dare loro tempo per esplorare la propria “identità di genere”. Quindi, nel caso, assumere successivamente ormoni maschili o femminili per fare la “transizione”, come previsto dal cosiddetto “protocollo olandese”. Questo uso della triptorelina è consentito anche se l'età dei ragazzi “curati” è giovanissima: dopo l'ispezione avvenuta a Careggi, la Regione Toscana ha fatto sapere che nel 2023, in quella struttura, il farmaco era stato somministrato a 26 individui di età media pari a 15,2 anni, il più piccolo dei quali ne aveva 11. A tutto ciò, il Comitato di Bioetica mette adesso limiti precisi. E non per ragioni ideologiche, ma per il principio di cautela. Il documento, scritto dopo il confronto in audizione con numerosi esperti, evidenzia «l'insufficienza dei dati scientifici sull'uso dei bloccanti della pubertà» riguardo allo sviluppo fisico, psicologico e cognitivo dei ragazzi. I dati forniti dalle Regioni sull'uso della triptorelina negli anni dal 2019 al 2023 sono infatti «molto carenti e frammentari». Nessuna documentazione al riguardo, ad esempio, sarebbe arrivata al ministero dall'amministrazione sanitaria della Toscana e da quella dell'Emilia-Romagna. In parole povere il comitato scrive che sinora, nei casi di disforia di genere, la triptorelina è stata somministrata senza le dovute garanzie. Per questo ritiene necessario che il ministero della Salute finanzi studi sull'efficacia e sui rischi del farmaco, che dovranno essere «di qualità superiore rispetto a quelli che sono già stati realizzati, che non appaiono adeguati all'obiettivo». Auspica quindi che, da adesso in poi, «le prescrizioni avvengano solo nell'ambito delle sperimentazioni promosse dal Ministero della Salute», e che i giovani pazienti «ricevano un idoneo intervento psicologico, psicoterapeutico ed eventualmente psichiatrico» prima, durante e dopo l'eventuale somministrazione della triptorelina. Anche nei casi in cui, per rifiuto del ragazzo di partecipare al protocollo sperimentale (che di regola prevede la somministrazione di un placebo a un campione ignaro), o per decisione del medico, il trattamento avvenisse al di fuori della sperimentazione, si dovranno usare gli stessi criteri prudenziali, e «tutti i dati relativi all'accesso al trattamento, all'intero percorso e al seguente follow up», cioè agli effetti a lungo termine, dovranno essere trasmessi a un registro nazionale. Controllo strettissimo, insomma. Che comporterà la fine dell'uso facile della triptorelina.
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