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Gaza, l'Idf si ritira: iniziato il cessate il fuoco. Dagli Usa 200 soldati nella regione
Oggi 10-10-25, 09:36
Dopo che il governo di Israele ha approvato nella notte l'accordo con Hamas sul rilascio degli ostaggi, snodo cruciale per l'entrata in vigore del piano di pace ideato da Donald Trump, i militari dell'Idf hanno cominciato le operazioni di ritiro a Gaza, spostandosi su nuove linee all'interno della Striscia, dopodichéavrà inizio la finestra temporale di 72 ore che permetterà ad Hamas di rilasciare tutti gli ostaggi. VIA AL CESSATE IL FUOCO -Dalle ore 12 (le 11 in Italia), le truppe delle Forze di difesa d'Israele (Idf) hanno iniziato a posizionarsi lungo le nuove linee di dispiegamento, in preparazione all'attuazione dell'accordo di cessate il fuoco e al ritorno degli ostaggi. Lo si legge in una nota pubblicata dalle stesse Idf su Telegram, precisando che le forze del Comando Sud "continueranno a neutralizzare qualsiasi minaccia immediata". Alcune forze sono state completamente ritirate da Gaza City, mentre altre rimarranno nelle posizioni lungo le linee di schieramento. Lo riporta il Times of Israel. Il ritiro è avvenutosotto la copertura di bombardamenti di artiglieria e attacchi aerei in alcune zone. 200 SOLDATI USA - Gli Stati Uniti intanto fanno sapere che dispiegheranno un contingente di 200 militari in Medio Oriente per "supervisionare" il cessate il fuoco nella Striscia. Lo affermano alti funzionari statunitensi spiegando che l'ammiraglio Brad Cooper, capo del Comando Centrale delle forze armate statunitensi, "inizialmente avrà 200 uomini sul campo. Il suo ruolo sarà quello di supervisionare, osservare e assicurarsi che non vi siano violazioni". Del team dovrebbero far parte anche funzionari militari egiziani, qatarioti, turchi e probabilmente emiratini. Un secondo funzionario afferma che "nessuna truppa statunitense è destinata a entrare a Gaza". Una fonte vicina alla questione ha dichiarato al Times of Israel che le truppe statunitensi saranno probabilmente di stanza in Egitto, dove svilupperanno un centro di controllo congiunto e integreranno altre forze di sicurezza che lavoreranno a Gaza per coordinarsi con le forze israeliane ed evitare scontri. IL VIAGGIO DI TRUMP - Il presidente Trump dovrebbe invece arrivare lunedì prossimo in Israele "per una breve visita", scrive il quotidiano israeliano Ynet, secondo cui Trump atterrerà alle 9 del mattino (8 italiane) e raggiungerà subito la Knesset dove terrà il suo intervento. "Il presidente non pernotterà in Israele e ripartirà immediatamente", ha aggiunto il quotidiano. Israele è ovviamente in stato di massima allerta sicurezza. "OBIETTIVO VICINO" - Soddisfazione intanto è stata espressa dal premier israeliano Bibi Netanyahu: "Stiamo per raggiungere l'obiettivo" ha detto al suo governo riguardo alla liberazione degli ostaggi. "Abbiamo combattuto durante questi due anni per raggiungere i nostri obiettivi di guerra", ha detto Netanyahualla presenza degli inviati della Casa Bianca Steve Witkoff e Jared Kushner. "Tra questi obiettivi di guerra, uno importante èriportare a casa gli ostaggi, tutti gli ostaggi, i vivi e i morti. E stiamo per raggiungere questo obiettivo". GRAZIE A WITKOFF E KUSHNER - Israele "non avrebbe potuto raggiungerlo senza lo straordinario aiuto del presidente (degli Usa, Donald, ndr) Trump e della sua squadra, Steve Witkoff e Jared Kushner. Hanno lavorato instancabilmente con Ron (Dermer, ministro degli Affari strategici, ndr) e la sua squadra, la nostra squadra. Penso che questo, insieme al coraggio dei nostri soldati, di entrare a Gaza e combinare la pressione militare e diplomatica che ha isolato Hamas, ci abbia portato a questo punto", ha dichiarato il premier. Witkoff e Kushner hanno partecipato alla riunione del governo israeliano che ha approvato l'accordo. IL NO A BARGHOUTI - Uno dei nodi critici del piano di pace è stato quello dei prigionieri palestinesi da rilasciare. L'ufficio del premier israeliano ha cancellato all'ultimo minuto, in modo unilaterale, il nome di Marwan Barghouti dalla lista dei terroristi da scambiare con gli ostaggi israeliani. Lo ha detto a Middle East Eye una fonte vicina al leader di Fatah che dal 2002 sta scontando l'ergastolo nelle carceri israeliane, sostenendo che il nome di Barghouti era presente nella lista dei prigionieri palestinesi firmata dai mediatori, tra cui l'inviato Usa Witkoff, nei colloqui tenuti in Egitto che hanno portato all'intesa tra Hamas e Israele sulla prima fase del piano di pace per la Striscia di Gaza. Ieri un portavoce del governo israeliano ha fatto sapere che Barghouti "non farà parte di questo rilascio". Secondo quanto appreso dal Middle East Eye, anche i nomi di Ahmed Saadat, un leader del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, di Hassan Salama, alto funzionario di Hamas, e di Abdullah Barghouti, leader di Hamas non imparentato con Marwan, sono stati rimossi dalla lista. Secondo il quotidiano, la moglie di Barghouti, Fadwa, è rimasta al Cairo dove sta continuando a premere sui negoziatori perché il marito venga incluso nello scambio di prigionieri.
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