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Politica
Giorgia Meloni schianta la sinistra: "Vi crede scemi"
Oggi 11-11-25, 08:20
La compattezza della coalizione, l’attenzione al Mezzogiorno e la respinta delle critiche della sinistra sulla manovra. I leader del centrodestra si sono ritrovati ieri a Bari, in un Teatro Team gremito, per sostenere la corsa di Luigi Lobuono, candidato alle elezioni regionali, nel tentativo di interrompere il ciclo del centrosinistra che oggi, dopo il decennio di Michele Emiliano, schiera l’eurodeputato Pd Antonio Decaro. Dal palco, la presidente del Consiglio e leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni sottolinea: «Quella che vedete qui non è un’alleanza innaturale tenuta insieme dalla colla scadente dell’interesse, ma una comunità di persone, di idee, di visione». E assicura: «Non ci sono sfide già perse in partenza. Ogni traguardo si conquista con lavoro, determinazione e passione». Un attacco, con una punta di ironia, lo riserva alle “valutazioni” della sinistra. «Se fossimo stati davvero fallimentari in questi tre annidi governo, come sostiene la sinistra, oggi non avremmo un consenso più alto di quello che ci ha portato al governo. A sinistra hanno una risposta anche per questo: la risposta è che siete scemi...», scandisce rivolta al pubblico, «L’altro giorno in tv c’era un filosofo che diceva che io vinco perché quelli che si occupano del mio makeup sono bravissimi. In pratica voi mi votate perché sono truccata bene. Al netto del fatto che mi trucco da sola e nemmeno così bene, vi rendete conto di quanto sono superficiali le letture di questi intellettuali da salotto che in pratica ci dicono che gli italiani votano guardando le fotografie e non i contenuti. E questi sono i filosofi, gli intellettuali, pensate gli altri...». Parlando di economia, la premier difende la manovra dalle accuse di favorire i ricchi: «Ci vuole coraggio a dirlo», sottolinea alludendo agli attacchi dell’opposizione, «abbiamo destinato 18 miliardi di euro a chi guadagna fino a 35mila euro l’anno. Per la sinistra chi mantiene tre figli con 2400 euro al mese è un ricco che va “mazzolato”. Io non sono d’accordo». Meloni ha poi puntato il dito contro gli effetti del Superbonus, eredità del governo delle quattro sinistre, definito «la misura di Conte che oggi ci costa 40 miliardi di euro, soldi che avremmo potuto usare per una manovra molto più ampia». Spazio anche ai risultati ottenuti nel Mezzogiorno: «Abbiamo abolito l’elemosina del reddito di cittadinanza e l’abbiamo sostituita con la dignità del lavoro e con gli incentivi per chi investe e assume. Il Sud oggi cresce più del resto d’Italia perché abbiamo investito sull’orgoglio delle persone». Nel passaggio sulla sanità, la premier evidenzia un miglioramento concreto: «Il Sistema sanitario nazionale ha già erogato 1,3 milioni di prestazioni in più rispetto all’anno scorso, e a fine anno saranno oltre due milioni. Se le Regioni collaborano, possiamo ridurre notevolmente le liste d’attesa». Un passaggio viene poi dedicato alla riforma della giustizia: «Abbiamo introdotto la separazione delle carriere, per avere giudici più terzi e processi più giusti. E abbiamo tolto ai partiti la facoltà di nominare un pezzo del Csm: vogliamo una magistratura libera, non controllata da nessuno». Il ministro degli Esteri e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, concentra una parte del suo intervento sulla necessità di ampliare i confini della coalizione: «Dal 1994 non abbiamo mai deciso di dividerci. Oggi dobbiamo andare a recuperare quegli elettori moderati che la sinistra ha abbandonato. Il centrosinistra non esiste più, esiste solo la sinistra». Tajani rivendica il ruolo degli azzurri in coalizione: «Forza Italia rappresenta il centro riformista, garantista ed europeista». Sul piano economico, respinge le critiche dell’opposizione: «Non ci vengano a dire che non aiutiamo i più deboli. Li abbiamo sostenuti con le manovre passate e anche con quella attuale, detassando gli aumenti dei contratti fino a 28mila euro. Aiutiamo il ceto medio, quella parte d’Italia che lavora e produce». E rilancia poi un tema caro a Forza Italia: «Non metteremo tasse sulla casa. È un bene primario, simbolo di libertà e dei nostri valori». Non manca una stoccata alla Cgil: «Un sindacato deve stare dalla parte dei lavoratori, non di un partito politico». Il leader della Lega e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, dal suo canto esorta alla partecipazione: «Chi non vota poi per cinque anni non rompa se le cose non vanno. Vince chi vota». E affronta, tra i vari temi, quello dell’istruzione: «Sono orgoglioso che con il ministro Giuseppe Valditara abbiamo rinnovato due contratti per docenti e personale. Le scuole devono essere libere da ideologie e da schifezze gender. Chi insegna deve trasmettere educazione e rispetto». Sulla questione migratoria, Salvini ragiona: «Chi arriva in Italia deve rispettare la nostra storia, la nostra cultura e la nostra religione». E aggiunge: «Il concetto di “remigration”, per riportare a casa chi delinque, va discusso anche in Italia».
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