s
Gonzato: lo stupidario femminista nel giorno anti-violenza
26-11-2024, 09:40
Gridano al patriarcato e sfilano con la bandiera della Palestina, dove il diritto al divorzio dipende dalla condizione sociale legata all'Islam, e il codice penale vieta l'aborto ad eccezione di casi estremi. Dettagli. Altre femministe o presunte tali, a Roma, protestano sotto l'insegna di “Bruciamo tutto”, che stavolta è solo una sigla, non l'effige del ministro Valditara. Alle nove del mattino bloccano il traffico di via Tiburtina, chissenefrega di chi deve andare al lavoro. Le attiviste strillano «Stop violenza economica, chiediamo un reddito di liberazione». Spieghiamo: il “reddito di libertà per le donne vittime di violenza” esiste già, ed è sacrosanto. C'è dal 2020 ed è destinato alle donne senza figlio con figli minori seguite dai centri antiviolenza riconosciuti dalle Regioni e dai servizi sociali. Al gruppo “Bruciamo tutto” però non basta. «Queste le nostre richieste», spiegano, e tra queste l'inserimento di «criteri inclusivi», ossia «coinvolgere survivors ed espert* per definire iter e criteri più adeguati». Survivors, sopravvissute. Scrivono con lo schwa, il simbolo che non distingue tra maschile e femminile. Entrano nel dettaglio: «Abbiamo riscontrato insufficiente attenzione ai bisogni particolari per chi si trova nell'intersezione di diversi sistemi di oppressione come persone trans e migranti». Aderiscono varie sigle come “Poliattivismo”, “Movimento Identità Trans” e “Inclusiv*”. In occasione della giornata contro la violenza sulle donne è uno strepitìo contro «il patriarcato delle destre» e «il maschilismo economico», pure questo dei «fascisti». E ancora, a ritmo di tamburello: «Lo stupratore non è malato, è figlio sano, è patriarcato». Via al tintinnio di chiavi in aria. Giù di vernice sull'asfalto. Si fa largo una ragazza: «Facciamo rumore per Giulia Cecchettin». Giusto, ma per la manifestante il colpevole non è Filippo Turetta, ma «il patriarcato». COMPAGNI ALL'ATTACCO Nel frattempo, alla Camera, l'ex presidente dem Laura Boldrini dà il la al “minuto di rumore”: «Gli uomini violenti sono come i terroristi e i mafiosi», sentenzia, e batte i palmi sul tavolo. L'eurodem Brando Benifei twitta che «il patriarcato esiste anche se c'è chi lo nega», ed è una gragnola di commenti che lo sbertucciano, Benifei, non il patriarcato. La collega Alessandra Moretti rilancia: «Il governo rompa il muro di ipocrisia sulle donne», il governo maschilista presieduto dalla prima presidente del Consiglio donna, si capisce. Pure il sindaco di Bologna, Matteo Lepore – sempre del Pd – accusa l'esecutivo: «La parola “patriarcato” fa ancora paura alle più alte cariche dello Stato». A Bologna il collettivo “Cambiamo Rotta”, lo stesso che nei giorni scorsi ha organizzato il “No Meloni day”, occupa un'aula dell'Università. Anche questi giovani e meno giovani hanno i vessilli palestinesi. «L'occupazione», dicono, «è contro questo governo reazionario nemico delle donne, degli studenti, dei giovani e delle fasce popolari. Stanno portando avanti lo smantellamento dell'istruzione pubblica, della sanità pubblica, alzando solamente le spese militari». C'è dentro di tutto, è un'insalata nizzarda. “Cambiamo Rotta” nel pomeriggio partecipa poi al corteo di “Non una di meno”: «Messi di fronte alla retorica dell'empowerment noi rispondiamo con un secco rifiuto». L'empowerment. «I nostri esempi», urlano, «sono le donne partigiane». Torniamo a Roma, alla “Sapienza”, dove i collettivi “Zaum” e “Aracne” si battono per «un ateneo transfemminista»; «Non è ancora accessibile la carriera alias»; «I professori machisti e violenti non vengono allontanati». Insomma, “La Sapienza” è un inferno. Altra protesta davanti al parlamento. In Liguria i consiglieri regionali del Pd invocano una legge sul «gender pay gap»: pare che la batosta elettorale non sia passata. LA RECITA A Firenze, in piazza della Signoria, il protagonista è il drammaturgo Stefano Massini, simbolo dell'intellighenzia di sinistra. Massini spiega: «Dobbiamo insegnare a scuola che nella letteratura italiana ci sono anche grandi poetesse e scrittrici donne», e vien da chiedersi su che libri l'abbiano fatto studiare. «Che la musica italiana», prosegue, «non è stata fatta solo da grandi compositori uomini, che la scienza è piena di donne, così come la filosofia. Anche se di loro non c'è traccia nei libri», sentenzia il Massini, «perché gli uomini hanno scelto chi poteva entrarci. Non possiamo dire “no” alla violenza sulle donne se non diciamo “no” a tutto questo, perché la violenza prende forma sempre dalle parole». Capito? Per fortuna il baffone di Sandro Ruotolo ha lasciato “X” e non ha twittato nulla. Nel frattempo a Milano, quando ormai è sera, altri insulti a Giorgia Meloni - il patriarcato si combatte così striscioni contro “Il governo Dio, patria e famiglia”. Sfila il “movimento femminista proletario rivoluzionario”. Le femministe vendono gadget di una combattente algerina che imbraccia un kalashnikov.
CONTINUA A LEGGERE
9
0
0
Guarda anche
Libero Quotidiano
04:15
Como, la bomba di Gianluca Di Marzio: il top-player nel mirino, è una rivoluzione
Libero Quotidiano
04:00
Genova, psicodramma Pd: un (disastroso) caso politico, ecco cosa sta succedendo
Libero Quotidiano
03:30
"Ho rispettato l'impegno": surreale Bonelli, la liberazione di Cecilia Sala è anche merito suo
Libero Quotidiano
02:45
Padre 48enne si impicca, era vessato e minacciato dalla figlia di 15 anni: tragedia a Palermo
Libero Quotidiano
02:00
Addio Lucio Presta? Il destino (amarissimo) di Paolo Bonolis: resta il più bravo, ma...
Libero Quotidiano
Ieri, 23:52