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Iacometti: la politica dei dazi non deve fare paura
08-11-2024, 08:07
Ci risiamo. Finito il terrorismo pre -Trump è iniziato quello post -Trump. Tra gli spauracchi più sventolati dalla propaganda rimasta spiazzata dalla vittoria del tycoon c'è quello dei dazi (su cui tra l'altro neanche Joe Biden è andato così leggero, anzi). Una volta tornato alla Casa Bianca, è l'allarme lanciato da espertoni economici ed analisti (dopo mesi di bufale sui sondaggi ora tocca a loro sparacchiare bufale a casaccio), Trump scatenerà una feroce guerra commerciale a difesa delle filiere produttive statunitensi che farà tremare il mondo. E a farne le spese, è la tesi, sarà soprattutto l'Europa, dove verranno distrutte aziende e posti di lavoro. L'oscura profezia è corredata anche di dati. Il commercio tra Ue e Usa vale circa 1.000 miliardi di euro l'anno tra beni e servizi. L'Unione gode di un surplus di 156 miliardi di euro sull'export di merci oltreoceano. Secondo le stime più pessimistiche, riportate da Euronews, un dazio generalizzato del 10-20% farebbe crollare le esportazioni europee di un terzo in alcuni settori. I comparti più colpiti sarebbero i macchinari, gli autoveicoli e i prodotti chimici, che insieme nel 2023 hanno rappresentato il 68% dell'export Ue verso gli Stati Uniti. Secondo i dati della Commissione Ue, gli scambi tra le due sponde dell'Atlantico sostengono direttamente 9,4 milioni di posti di lavoro, che rischiano di essere spazzati via se si alzassero nuove barriere. Non solo. L'effetto domino potrebbe trascinare nel vortice anche i rapporti commerciali tra Bruxelles e Pechino, avverte André Sapir, ex consigliere del presidente della Commissione Ue ed esperto del think tank Bruegel. Insomma, una catastrofe. Sarà davvero così? A sentire chi fa affari con gli Stati Uniti la realtà sembra assai meno terrificante. «Un conto», spiegano dal Consorzio Export Usa, «è la retorica della campagna elettorale e un conto la realtà dei fatti. Trump ha ereditato un'economia florida e in salute e farà di tutto per proseguire su questa strada». Per quanto riguarda i dazi, «Trump probabilmente tornerà ad utilizzarli soprattutto contro la Cina (che infatti ora trema e tende la mano a Trump, ndr) per motivi più geopolitici che commerciali». La convinzione del consorzio è che «non sia realistico un aumento delle tariffe su ogni tipologia di prodotti e quindi verrà fatta una selezione accurata su quali categorie e, soprattutto, con quali paesi. Non è molto diverso da quanto abbiamo visto in occasione del primo mandato di Trump, ma le relazioni commerciali Italia-Stati Uniti non sono in crisi, anzi». Altra prospettiva è quella, ben più preccupante per le nostre aziende, fornita dal governatore del Veneto Luca Zaia, secondo cui al di là di quello che farà Trump, «l'Europa deve fare l'Europa. Questo è il vero punto debole: il più grande mercato al mondo deve difendere le proprie produzioni e cercare di tutelarle sui mercati internazionali». Concetto simile arriva anche dal ministro delle Imprese Adolfo Urso: «Io credo che la elezione così significativa del presidente Trump da parte dei cittadini degli Stati Uniti debba imporre una grande significativa riflessione in Europa, per realizzare finalmente anche noi che siamo in estremo ritardo, come ha denunciato lo stesso Draghi nel report sulla competitività, rispetto a quello che gli Stati Uniti hanno messo in campo per salvaguardare il proprio sistema produttivo. E questa risposta va data e da subito ai cittadini e ai lavoratori europei. Penso che in questo senso sia salutare la spinta che viene dagli Stati Uniti». In altre parole, più che di Trump dovremmo avere paura di Bruxelles. Ma per quanto riguarda i dazi, persino Ursula von der Leyen sminuisce gli allarmi: «Lavoreremo bene con la nuova amministrazione Trump. Ho una certa esperienza di lavoro con il presidente dal suo precedente mandato, quindi c'è qualcosa su cui costruire. Penso che sia molto importante partire dall'analizzare insieme quali sono i nostri interessi comuni e lavorare su questo». Insomma, molto rumore per nulla. E chi due giorni fa aveva usato le Borse Ue per descrivere il panico dei mercati ieri è rimasto deluso. I listini europei infatti hanno chiuso tutti in rialzo, tranne Londra, frenata dalla Boe, che ha tagliato come previsto il tasso di riferimento di 25 punti base.
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