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Iacometti: l'Ue promuove i conti dell'Italia, bocciate Germania e Olanda
27-11-2024, 07:48
Giancarlo Giorgetti non fa un plissè. «Un giudizio atteso, frutto di una politica economica e di scelte improntate sulla serietà. Procederemo, come fatto finora, silenziosamente e sobriamente». Questo il commento asciutto e per nulla trionfalistico del ministro dell'Economia alla promozione a pieni voti da parte di Bruxelles della manovra italiana. L'esponente leghista si è e ci ha abituato a considerare gli esami europei come delle semplici formalità. Ma per quanto la memoria degli italiani sia corta è difficile dimenticarsi della trepidazione con cui fino a poco tempo fa ogni anno si attendeva il severo giudizio della Ue sulle leggi di bilancio. Ramanzine, strigliate, compiti a casa. L'Italia usciva dalle verifiche sempre malconcia. In alcuni casi con tanti di quei rimbrotti da dover persino cambiare in corsa i saldi della manovra. E stavolta, va detto, il giudizio positivo è ancora più sorprendente, tenuto conto che si tratta delle prima volta dopo quattro anni di tregua, di spese pazze e incontrollate che la Commissione Ue torna a fare le pulci ai conti degli stati membri, peraltro con le regole mai applicate prima d'ora del nuovo Patto di stabilità. Tanto per capirsi, lo scorso anno il Dpb dell'Italia, seppure nell'ambito di una consultazione non vincolante, era risultato «non pienamente in linea» con le raccomandazioni. Mentre ora a fronte della promozione assistiamo ad una clamorosa bocciatura proprio dei “frugali”, i Paesi solitamente più agguerriti sul controllo dei conti pubblici. Per i rigorosi Paesi Bassi è addirittura arrivato il cartellino rosso di Bruxelles sia al piano pluriennale e sia alla bozza di bilancio, per la Germania e la Finlandia un semplice rimbrotto, con il Dpb «non pienamente in linea». Stesso giudizio negativo è arrivato per Estonia, Lituania e Irlanda. Tutti stati sotto accusa per il livello di spesa netta annuale superiore al livello massimo previsto dalle regole. Ma le bacchettate sono arrivate anche per Lussemburgo, Malta e Portogallo perché «mentre la loro spesa netta è prevista entro le soglie massima, non stanno eliminando gradualmente entro l'inverno 2024-2025 le misure di sostegno per l'emergenza energetica, come era stabilito nelle raccomandazioni di bilancio specifiche per paese a loro indirizzate». In totale, sui 17 Paesi dell'eurozona, la promozione piena è arrivata solo in otto casi. Oltre all'Italia, solo Grecia, Cipro, Lettonia, Slovenia, Slovacchia, Croazia e Francia sono in linea con le raccomandazioni di bilancio specifiche per Paese. Per quanto ci riguarda, il via libera riguarda sia l'allungamento a 7 anni del piano di rientro, che «soddisfa i requisiti» e «definisce un percorso fiscale credibile», sia il Documento programmatico di bilancio, in linea con le raccomandazioni e basato su uno scenario macroeconomico non difforme da quello elaborato dalla Commissione. Un messaggio chiaro che Bruxelles recapita non solo ad opposizioni e sindacati, che pur inneggiando all'Europa sovrana continuano a sbraitare contro la manovra, ma anche alla stessa maggioranza, dove fioccano le richieste di aggiustamenti e allargamenti che, evidententemente, i saldi non consentono. Ma non è tutto. Perché oltre al giudizio positivo sui conti ieri la Commissione europea ha anche approvato la valutazione preliminare positiva del sesto pagamento dell'Italia nell'ambito del Recovery fund per 8,7 miliardi di euro (al netto del prefinanziamento), 1,8 miliardi in sovvenzioni e 6,9 miliardi in prestiti. In seguito alla valutazione della richiesta di pagamento presentata il 28 giugno, la Commissione ha concluso in via preliminare che l'Italia ha completato in modo soddisfacente le 23 tappe fondamentali e i 16 obiettivi stabiliti nella decisione di esecuzione del Consiglio perla sesta rata. «17 riforme e 17 investimenti determineranno un cambiamento positivo per cittadini e imprese in settori quali digitalizzazione, pubblica amministrazione, ambiente imprenditoriale, giustizia, lavoro, mobilità pulita, energia rinnovabile, sicurezza dell'approvvigionamento di gas, agroalimentare, gestione dei rifiuti e salute», spiega la Commissione in una nota. Ecco, questo, condito da applausi, apprezzamenti ed elogi che arrivano da quell'Europa che il centrodestra viene solitamente accusato di disprezzare, combattere e irridere, è lo scenario in cui la Cgil di Maurizio Landini, tra il giubilo delle opposizioni, si appresta dopodomani a scendere in piazza per il suo sciopero generale proclamato ancor prima che la manovra fosse messa nero su bianco. La protesta è sempre legittima, ma tutti i lavoratori che aderiranno devono avere ben chiaro che manifesteranno anche contro l'Europa. Un'Europa che, guarda un po', stavolta sta dalla parte del governo e ne condivide le scelte. Diteglielo a Landini quando vi capita a tiro.
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