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Il governo: conti in ordine. E deficit sotto il 3% nel 2026
28-09-2024, 08:35
Una linea «seria, prudente e responsabile». È a questi principi che si ispira il Piano strutturale di Bilancio (Psb) adottato ieri dal Consiglio dei ministri. Il documento, che espone la traiettoria delle variabili macroeconomiche e dei conti pubblici per i prossimi sette anni, sarà sottoposto all'esame delle Camere già l'8 ottobre. «Il Piano» spiega il Ministero dell'Economia in una nota, «contiene un rilevante insieme di riforme e investimenti, di cui alcune in continuità con il Pnrr». Non solo. Perché nel testo sono indicate anche le priorità dell'azione del governo. In primis, «lavorare per il miglioramento della competitività dell'economia italiana, promuovendo una crescita sostenibile e il contrasto al declino demografico». Al tempo stesso l'esecutivo punta a proseguire nel sostegno «al potere d'acquisto delle retribuzioni» e conferma «l'impegno all'attuazione della legge delega di riforma del fisco, compresa l'intensificazione dello sforzo di recupero del gettito fiscale». Ma il Piano serve soprattutto a delineare l'aggiustamento richiesto dalle regole europee sui conti pubblici. Ed è qui che quella «linea seria prudente e responsabile», ribadita a più riprese dal titolare del Tesoro, Giancarlo Giorgetti, prende forma. Cardine del nuovo Patto di Stabilità, riformato dopo la moratoria post Covid dei vincoli europei, è la grandezza relativa alla crescita della spesa primaria netta. L'indicatore - che esclude le uscite per interessi, quelle cicliche per la disoccupazione, le misure discrezionali sulle entrate, oltre ai programmi dell'Ue- dovrà mantenersi in media all'1,5% nei sette anni. Secondo la bozza del Piano, la spesa netta aumenterà dell'1,3% nel 2025. Ad agevolare il lavoro dei tecnici del Tesoro è stata anche la revisione del Pil nominale (che include l'inflazione) effettuata dall'Istat il 23 settembre scorso e del debito realizzata da Bankitalia. Sulla base delle nuove stime, il deficit quest'anno si attesterà al 3,8% del Pil, contro il 4,3% indicato ad aprile dal governo. L'obiettivo è quello di portare il disavanzo al 3,3% nel 2025 e al 2,8% l'anno dopo. In questo modo, l'Italia uscirà dalla procedura per deficit eccessivo aperta da Bruxelles che impone una correzione dello 0,5% all'anno. Per quanto riguarda il rapporto debito/Pil, l'aggiornamento lo indica al 134,8% a fine 2023 (133,6% se non si considerano le compensazioni dei bonus edilizi) rispetto al 137,3% stimato in precedenza. Come già indicato nel Def (documento di economia e finanza) dello scorso aprile, l'andamento del rapporto continuerà ad essere influenzato nei prossimi anni, soprattutto nel periodo 2024-2026, dall'impatto sul fabbisogno di cassa dai crediti d'imposta del Superbonus e dei vari bonus edilizi introdotti a partire dal 2020. Di conseguenza, il debito comincerà a calare soltanto dal 2027. Una discesa che il Psb prevede in linea con le nuove regole europee che impongono un taglio di un punto percentuale all'anno dopo l'uscita dalla procedura per deficit eccessivo (che dovrebbe avvenire nel 2026). Il Pil invece è atteso crescere dell'1% nel 2024 e dell'1,2% nei due anni successivi. «Nei prossimi anni» si legge nella bozza del Piano, «l'Italia continuerà il percorso intrapreso per proseguire nell'attuazione della riforma fiscale, ridurre la pressione fiscale a carico delle famiglie con redditi medio-bassi, sostenere l'occupazione mediante riduzione del costo del lavoro e supportare i redditi e i consumi delle famiglie con redditi medio-bassi». Inoltre, verrà realizzato «un riordino delle spese fiscali», dando seguito a quanto stabilito dalla riforma fiscale, «al fine di migliorare l'efficienza del sistema fiscale, ridurne la complessità e le potenziali distorsioni e allinearlo agli obiettivi di transizione ecologica». Insomma, la cornice della legge di bilancio è stata messa a punto. Sul tema è intervenuto ieri anche Giorgetti che ha ricordato come la manovra «non si allontanerà dai cardini che hanno ispirato la politica economica» del governo in questi due anni. «La finanza pubblica è di nuovo sotto controllo e dopo avere ereditato la situazione disastrosa dovuta all'impatto dei bonus edilizi, le scelte fondate su responsabilità e realismo hanno portato risultati» ha spiegato il ministro dell'Economia intervenendo all'assemblea generale di Federmeccanica. «Già nel 2024, in anticipo sulle nostre previsioni» ha aggiunto «dovremmo riuscire a tornare in avanzo primario, ovvero lo Stato risparmierà più di soldi quanti ne spende al netto del costo del debito pubblico». Giorgetti ha poi elencato la vera priorità dell'esecutivo: il sostegno alla natalità. Perché «lo scenario zero, ovvero non fare nulla, significherebbe andare diritti verso il disastro. Con i dati attuali sulle nascite non c'è futuro per il sistema previdenziale ma neanche per quello produttivo e anche in questo caso mettere chi vuole far figli in condizione di farlo è un imperativo morale ed economico». Sugli altri fronti, il ministro ha garantito che «continueremo a dedicare attenzione alle imprese che investono con Transizione 5.0» e «a lavorare sulla sburocratizzazione a partire dal fisco, sull'investimento in capitale umano e soprattutto sulla riduzione del corso dell'energia sostenendo la ricerca delle nuove forme di nucleare».
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