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IL REGISTA E AUTORE ALBERTO RIZZI DIRETTORE DI GIURIA AL BELIEVE FILM FESTIVAL
29-10-2025, 10:19
Verona. “Il futuro è già qui”, annuncia il regista Alberto Rizzi direttore di giuria del festival più interessante del panorama cinematografico italiano. Giunto all' ottava edizione e dedicato ai giovani under 24, ha ottenuto un successo straordinario con centinaia di presenze, molte di più che nelle passate edizioni. Merito delle storie raccontate, dai giornali e dalle tv che hanno commentato positivamente un progetto immenso ed insostituibile. Finalmente i giovani vincono! Basta parlare solo di violenza, di scambi di botte, di ladri e di corrotti: quando accadono fatti e misfatti è colpa soprattutto delle famiglie da cui certi ragazzi provengono, che non gli hanno dato la speranza, la forza di proiettarsi in un mondo migliore. Verona è stata lo specchio di una realtà diversa, dove tutto poteva accadere. Ho visto ragazzi che montavano i cartelloni, ed erano registi, altri che mettevano in ordine la sala dopo le masterclass, che erano giovani attori e produttori. Non sapevano se dopo la “tre giorni di cinema”, avrebbero vinto, nulla era scontato, ma essere lì era già un premio che li avvicinava ai loro sogni, quelli di entrare nel mondo del cinema. Molti di loro ci riusciranno, perché hanno il coraggio delle idee e la pazienza di costruire. Sono certa che li rivedremo, con un bel film in prima visione. Ne parliamo in questa intervista con chi li ha guidati, sorretti e votati, il regista e autore veronese Alberto Rizzi. Maestro Rizzi, come considera questo festival? “Un progetto educativo e di valorizzazione del talento”. Come si “costruisce” il talento? “Innanzitutto bisogna amare il progetto che si vuole realizzare, poi ci vuole la forza di attendere l'idea giusta che possa vincere, e diventare un film. Sì, questo si chiama talento”. Un talento che anche lei ha dimostrato in questi anni, ottenendo sempre il successo. Prendiamo ad esempio “Squali”, del 2024. Ce ne parla? “Presentato alla ventiduesima edizione di Alice Nella Città, (sezione parallela alla Festa di Roma), è un thriller di genere drammatico, ispirato a “I fratelli Karamazov” di Fedor Dostoevskij.” L'ho visto e l'ho considerato un ottimo film, ambientato in un piccolo paese del Nord Est dell'Italia, dove l'astio e il rancore sono i veri protagonisti di questa vicenda. Perchè un thriller? “I thriller li trovo sempre interessanti, in questa storia c'è anche un padre conosciuto come un malfattore, un uomo strano, capace di tutto. Squali è un film adrenalinico sull'avidità umana, diverso da ciò che ho in mente di fare in futuro”. Per esempio? “Devo ammettere che mi piacerebbe tornare alla commedia”. In Italia c'è tanto da raccontare... “Infatti, sarebbe interessante poter raccontare il nostro Paese. Tornare sulle strade, guardare la vita attraverso gli sguardi di chi non ha volto e coraggio di farlo. L'Italia è un grande Paese, ma manca quella società fatta di persone che sanno amarla”. A Verona è accaduto, ed è la sua città. Grazie a questo appuntamento con il festival , si vive un bel momento. “Sì, in questi giorni è un posto dove tutti hanno la stessa passione. Per me vedere un ragazzo di 15 anni che sogna di diventare un regista, non mi sorprende, mi commuove, perché siamo stati tutti bambini. Molti di loro sanno organizzarsi, non aspettano l'occasione, ma se la creano, e di questo siamo orgogliosi”. Da regista, cosa pensa che manchi al cinema di oggi? “Quel sentimento popolare comune che si raccontava nei film di “Peppone e Don Camillo”. Sentirsi più una squadra di fronte ad una storia intimista e ricca di spessore. Ho molti più progetti nel cassetto, che filtri per farli.” Cosa eliminerebbe? “La sciatteria. Penso che il cinema migliore sia fatto con passione e impegno per il grande rispetto che si deve al pubblico.” Oggi ha dei rimpianti? “No, continuerò a fare cinema. Proseguo anche con il teatro, sono in tour con “Rosencrantz e Guildenstern sono morti”, atto unico con Francesco Pannofino, Paolo Sassanelli Francesco Acquaroli. Ho sempre pensato che l'idea di Tom Stoppard fosse geniale. Ha trasformato la più grande tragedia di tutti i tempi in una farsa sull'esistenza umana.”
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