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Il senso del Natale non abita nelle promesse della sinistra: guardare a Betlemme, non ai falsi profeti
25-12-2024, 01:07
C'è una lezione politica nel Natale 2024? Partiamo da un fatto anomalo: un prelato che parla del bisogno di Dio. L'arcivescovo di Milano, per sant'Ambrogio – diversamente dai suoi confratelli occupati solo da temi sociali – ha detto: «La gente non è stanca della vita, perché la vita è un dono di Dio che continua a essere motivo di stupore e di gratitudine. La gente è stanca di una vita senza senso, che è interpretata come un ineluttabile andare verso la morte. È stanca di una previsione di futuro che non lascia speranza. È stanca di una vita appiattita sulla terra, tra le cose ridotte a oggetti, nei rapporti ridotti a esperimenti precari. È stanca perché è stata derubata dell' “oltre” che dà senso al presente, sostanza al desiderio, significato al futuro». Curiosamente Goffredo Bettini – lo stratega del Pd che incarna la vecchia anima Pci – ha rilanciato queste parole di mons. Delpini non per dire che quel desiderio dell'«oltre», del significato della vita, cioè di Dio, è «l'oppio del popolo», come nella tradizione della casa (marxista), ma per fare un'operazione analoga a quella di Massimo Cacciari con la teologia cattolica: usarle come un «sistema di metafore» in funzione della propria visione. Come il pifferaio che vuole incantare i cattolici e portarseli dietro, Bettini ha spiegato che anche lui guarda a un «oltre», ma non al mondo di Dio, piuttosto a «un possibile altro luogo», per mettere «in discussione gli elementi essenziali della contemporaneità. La velocità massima, l'innovazione permanente per produrre, distribuire, consumare sempre di più. Il vortice malato, che impedisce la peculiarità degli esseri umani». Ma di cosa sta parlando? Ancora del comunismo? Il marxismo fu un messianismo politico che pretese di costruire il Paradiso qui sulla terra. Crollata questa illusione, perché fu un Inferno, gli eredi di quella storia sono andati al governo (in Italia), allineandosi pedissequamente all'ordine stabilito (tramite UE e mercati): la globalizzazione capitalista. Ma quando poi finiscono all'opposizione ritrovano le ansie del vecchio messianismo politico. Ed ecco allora Bettini che tuona contro «l'alienazione» e rilancia, in chiave politica, le parole del vescovo perché «l'invocazione dell' “oltre”, quasi messianica, è un atto in sé di opposizione, resistenza, ricerca di una via nuova». Tutto questo gli serve per dire che «la destra che governa l'Italia è scalcinata e pericolosa» e che lui vuole «l'unità delle forze progressiste». Per questo apprezza Elly Schlein e spiega che in questa lotta contro «il totalitarismo di una democrazia svuotata» si devono aggregare anche «gli spiriti più liberali e moderati» e pure «il pensiero cristiano» che «si interroga sulla natura del turbocapitalismo... Così, cristianesimo e sinistra, ormai oltre i rispettivi catechismi, possono essere i grandi vettori di un nuovo messaggio di salvezza». Ecco confezionata la nuova utopia catto-Pci magari con l'invenzione di un secondo Prodi. Fa un po' sorridere sentir avanzare queste grandi pretese messianiche dallo stratega del disastroso governo Conte 2 che è stato una disgrazia per l'Italia. E pure sentir demonizzare il turbocapitalismo da una Sinistra che è stata sua obbediente esecutrice. Del resto il pensiero unico del turbocapitalismo ha sfornato utopie ideologiche che la Sinistra, ansiosa com'è di “salvare l'umanità”, ha entusiasticamente abbracciato: quella climatica green, il superamento degli Stati nazionali e delle identità (anche sessuali), l'immigrazionismo. Avendo fallito la rivoluzione comunista, la Sinistra ha fatto propria la rivoluzione del capitalismo globalista. Del resto la Schlein, seguendo il nuovo teorico del marxismo Saito Kohei, ha scoperto un Marx green, immigrazionista e perla decrescita. Torniamo sempre al messianismo politico, alla pretesa di costruire «l'uomo nuovo», all'ennesimo «assalto al cielo» dell'utopia. Ma come possono starci i cattolici? Il Natale annuncia l'opposto: il Cielo è sceso sulla terra. Quell'«oltre» di cui parlava mons. Delpini, la Bellezza, la Verità, la Felicità, l'eterno che vince la morte si è fatto uomo. È lui l'uomo nuovo. Ma non sta nelle accademie intellettuali, nelle elucubrazioni ideologiche, nei salotti dell'establishment: è un bambino nato a Betlemme e adorato dai pastori. Perché «Dio ama ciò che sta in basso» (Bonhoeffer), ama la vita concreta degli uomini comuni. Ecco perché il presepio è popolato di gente normale: il fornaio che fa il pane, la massaia che lava, l'oste che mesce il vino, il viandante che cammina, il fabbro che batte il ferro, la ragazza che porta la brocca. Nella loro vita quotidiana, come mostra il Vangelo, hanno incontrato Gesù, venuto a darle significato, bellezza, gusto e perdono nella prospettiva dell'eternità. Ha portato il cielo nella loro terra, guarendoli per salvarli. «La misericordia» scrive don Giussani «appare storicamente come il contrario della rivoluzione» che è paragonabile al deserto perché vuole «polverizzare i tentativi emersi dai valori riconosciuti nell'età precedente» ed è un atto «innanzitutto distruttore». Invece a Betlemme Dio ha aperto «una strada nuova» che «è fatta di misericordia e di pace». Per questo, spiegava Ratzinger, il Cristianesimo, che rifiuta le rivoluzioni e i messianismi politici, è realismo, accettazione dell'imperfezione e dei limiti umani, è costruzione paziente. Esso avversa la politica che pretende di avere «un nuovo messaggio di salvezza» (Bettini), che pretende di costruire «l'uomo nuovo» finendo nel vero totalitarismo. Avversa l'utopia e il moralismo con cui «ci si fa gioco dell'umanità dell'uomo». La giusta politica – dice Ratzinger – è razionalità, realismo, fedeltà alle radici, umanesimo e «all'umanesimo appartiene Dio». Torniamo al buon senso, come ha detto Trump vincendo contro le follie ideologiche woke. Il 2024 ha visto una sconfitta della rivoluzione antropologica. Ora i cattolici guardino a Betlemme, non a Bettini (né a Prodi). Quel bambino è «l'oltre», il mondo nuovo che si rende visibile.
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