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In altre parole, Giovanni Floris tocca il fondo contro Meloni: "Come il nonno fascista a cena"
12-10-2025, 13:24
Tra chi, negli ultimi giorni, si sta ritagliando un ruolo di rilievo nell'opposizione televisiva a Giorgia Meloni c'è Giovanni Floris, il conduttore di DiMartedì, il programma rigorosamente e ovviamente in onda su La7. Certo, non è una grossa novità il fatto che a Floris, il premier, non piaccia. Eppure, ultimamente, sta alzando visibilmente l'asticella. Si pensi all'ospitata, un paio di giorni fa, da Lilli Gruber, a Otto e Mezzo. Si parlava dell'accordo di pace a Gaza, del ruolo di Donald Trump e, ovviamente, della Meloni. Quando gli è stato chiesto se il governo italiano aveva avuto un ruolo nella vicenda, Floris ha risposto con queste parole: "Io penso che il governo non abbia avuto un ruolo, sicuramente non ha avuto un grande ruolo in questa trattativa, escludiamo quasi che abbia avuto un ruolo, ma probabilmente il ruolo politico è stato unicamente di seguire la scia di Trump e quindi stare silenziosamente dalla parte di Israele, cercando di frenare le sanzioni che venivano immaginate, cercando di indebolire le posizioni politiche che hanno avuto un peso decisivo non solo in Italia, ma nel mondo". Insomma, una Meloni definita come residuale, silenziosa, "in scia". [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44496039]] Tant'è, ecco che a strettissimo giro di posta, Floris offre un ben più roboante bis. In questo caso il palcoscenico è quello di In altre parole, la trasmissione condotta da Massimo Gramellini su La7, la puntata è quella di sabato 11 ottobre. "Giorgia Meloni è in campagna elettorale - premette il conduttore di DiMartedì -. Ne abbiamo viste tante. Persino Silvio Berlusconi che era il più violento contro l'altra parte aveva sempre un filo di ironia, che lasciava intravedere un amore di fondo anche per l'avversario". Insomma, siamo a quello che è ormai un grande classico del progressismo contemporaneo: si stava meglio quando si stava peggio, ossia quando c'era il Cavaliere. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44463703]] Tant'è, Floris riprende: "Qui invece c'è un livido odio che si esprime in un linguaggio... a me vengono in mente le tavolate di parenti, abbiamo una certa età, in cui il nonno era un po' fascista. Diceva: questi sono tutti ragazzini, questi qua mandateli a lavorare. Noi stessi nei suoi confronti avevamo un po' d'amore, perché è nonno porello... Mio nonno no, la pensava in maniera completamente diversa, ma qualche zio ce lo avevo. Sai quando arrivò la nave dall'Albania? Ma che vengano a fare questi! Ecco, che il nonno a capotavola sia diventato linea politica un po' mi inquieta", conclude Giovanni Floris. Et voilà, Giorgia Meloni ridotta a nonno fascista, magari anche un po' rimbambito, seduto a capotavola a Natale a dar contro immigrati e sfaccendati. Una profondità d'analisi non degna del miglior Giovanni Floris... In altre parole, Giovanni Floris contro Giorgia Meloni: qui il video
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