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In Onda, sogno a La7: in barca fino a Gaza (in diretta tv)
Oggi 04-09-25, 00:38
Onda su onda, a In onda contano di arrivare fino a Gaza in diretta, ovviamente a bordo della Global Sumud Flotilla. Da giorni il talk serale di Luca Telese e Marianna Aprile ha sposato la causa palestinese senza se e senza ma. Qualche puntata fa tra gli ospiti c’era addirittura Renzo Ulivieri, storico mister del calcio italiano che oggi a nome dell’Associazione italiana calciatori chiede ufficialmente la sospensione temporanea di Israele da tutte le manifestazioni sportive internazionali e che in collegamento ammetteva di «avere una gran paura perché l’Occidente è in mano a tre pazzi, Putin, Netanyahu e Trump». Il contraddittorio, se così si può dire, era affidato invece a Nathalie Tocci ed Elisabetta Piccolotti, che si alternavano parlando di «pulizia etnica» e «piano Trump agghiacciante». Lunedì sera si è saliti direttamente a bordo delle imbarcazioni degli attivisti proPal dirette verso la Palestina. A parlare è Tony La Piccirella, uno dei membri dell’equipaggio della Flotilla. A differenza di quanto accaduto qualche tempo fa a Greta Thunberg, loro non rischiano semplicemente il “respingimento” e l’espulsione da Israele, ma il carcere. Quello duro, essendo stati equiparati a dei veri e propri terroristi. «Ci stupisce che nessun governo si sia ancora espresso contro le minacce a civili impegnati in una missione protetta dal diritto internazionale, in acque dove loro (gli israeliani, ndr) non hanno alcun potere. Significherebbe farci diventare degli ostaggi». [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:43880125]] In ogni caso, assicura La Piccirella, «noi non abbiamo alcuna paura, accettiamo tutti i rischi del caso, sappiamo di essere nel giusto a livello di legittimità, di giustizia, di umanità e di legalità». «Non è la prima volta che cerchi di andare a Gaza. La volta scorsa come sei stato trattato dall’Idf?», gli domanda la Aprile. «Ci hanno intercettato in acque internazionali a un miglio dalle acque territoriali egiziane, ci hanno sequestrato la barca, deportato in Israele e offerto un rimpatrio volontario. Molti di noi hanno rifiutato perché noi eravamo diretti a Gaza, non siamo entrati illegalmente in Israele. Abbiamo rinunciato a cibo e acqua, per denunciare la disparità di trattamento con quanto accade in Palestina, ci hanno messo in un centro di detenzione senza letti, hanno cercato di umiliarci in tutti i modi ma non potevano toccarci perché si nutrono della legittimità che danno loro i governi americani ed europei. Il costo politico per trattarci in una certa maniera è troppo alto». [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:43904703]]
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