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"Io sequestrato in Centrale e minacciato dai delinquenti"
23-09-2025, 10:01
«Vieni qua, stronzo, fascista, che cazzo filmi, adesso le prendi!». Fuori dalla stazione centrale di Milano mi accerchiano in dieci, italiani e nordafricani. Per fortuna questi ragliano ma non mordono. Poco più in là altre zucche vuote ornate di kefiah lanciano pietre e bottiglie contro polizia e carabinieri. È la stessa falange pro-Pal che ha appena tenuto in ostaggio per due ore chi è arrivato in treno. Io scendo da quello delle 13.50, provenienza Verona. Impossibile incamminarsi per il piazzale: i pasdaran hanno minacciato di invadere i binari e le forze dell’ordine sono state costrette a sigillare i cancelli, dai quali si potrà uscire, rischiando la pelle, solo dopo che un drappello di filopalestinesi ne avrà abbattuto uno. A quel punto i violenti fanno breccia, si scagliano sugli agenti e travolgono chiunque capiti a tiro.Una pietra mi sfiora la testa. Una signora tedesca conosciuta poco prima in treno – tornava dal concerto di Gianna Nannini all’Arena – viene centrata dall’asta di una bandiera: se la cava con poco, ma non saranno notti magiche. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44217710]] La furia avanza, è una sassaiola e la polizia in assetto antisommossa presidia l’ingresso centrale con gli scudi. Quando lo squadrone islamico sfonda la vetrata gli agenti devono usare i lacrimogeni. I violenti rispondono. Si respira a fatica, gli occhi bruciano, in gola la carta vetrata. Dietro ho una giovane mamma terrorizzata: in braccio ha la figlia, due trecce lunghissime e bionde. Piange. La mamma quasi. Un poliziotto le copre e le riporta dentro, al sicuro, davanti alla vetrina di un negozio d’abbigliamento le cui commesse nel frattempo si sono barricate dietro la cler abbassata. Le uscite sono ancora bloccate e chi fugge dalla stazione lo fa scavalcando la cancellata laterale – sarà alta due metri e mezzo – dove c’è la fermata dei taxi che però non riescono ad avvicinarsi. I pacifisti che manifestano per i bimbi di Gaza hanno preso in ostaggio l’ingresso della città. Finalmente esco e dopo i primi dieci idioti mi imbatto in altri cinque-sei. «Stronzo, che lavoro fai?». «Giornalista». «Per chi?». «Libero». «Fate schifo!». «Grazie, detto da voi è una medaglia». [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44219899]]
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