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Juve, pari e mugugni: Thiago Motta è ufficialmente nel mirino, cosa sta succedendo
09-12-2024, 16:18
Chi invita la Juventus a riprendere Max Allegri dimentica che la società bianconera è cambiata. Non ci sono più Agnelli e compagnia, dirigenti così affezionati al glorioso passato da tornarci alla prima difficoltà, ma una squadra di fiducia del lato Elkann della famiglia che guarda in avanti proprio per distaccarsi dai predecessori. Dunque qualsiasi confronto con il passato esiste solo fuori dal club, tra i tavoli dei bar sport. Dentro la società nessuno sta facendo paragoni con il passato, semmai si interrogano su come risolvere le tante e inattese difficoltà che sta affrontando la squadra. L'ultima è il ko a Cambiaso, anche se, per fortuna di Thiago Motta, la “distrazione capsulo legamentosa della caviglia sinistra” è “moderata” e basterà una settimana per curarla. Di sicuro il terzino salterà la sfida al Manchester City di mercoledì, decisiva per il destino in Champions League ma anche per il resto della stagione che, vista la straordinaria mole di pareggi, ha bisogno di una grande vittoria per guadagnare inerzia. TROPPE “X” Sono nove i pareggi della Juventus in campionato, più di qualsiasi altra squadra, e sono 11 su 20 partite complessive stagionali, oltre il 50%. Troppi, ma se abbinati alle zero sconfitte in A (unica ancora imbattuta) diventano la testimonianza di un progetto agli inizi e di una fiducia massima nei confronti di ciò che si sta facendo. Senza un progetto e senza fiducia, molti di questi pareggi sarebbero diventati sconfitte, vedi l'ultimo contro il Bologna o quello contro l'Inter. Diversamente dal passato, il gruppo è sicuro che questa sia la strada corretta e le recenti dichiarazioni di Perin ne sono la controprova. Altro punto fondamentale: la base da cui partiva questa nuova Juventus con un nuovo progetto era inferiore rispetto a quella da cui ripartivano, ad esempio, il Milan di Fonseca o il Napoli di Conte. Il fatto che siano stati spesi oltre 200 milioni (riscatti compresi) lo certifica: bisognava tagliare gli ingaggi folli per gli ultratrentenni e iniettare valore, ovvero giovani costosi di cartellino ma dagli stipendi più umani. Poi, certo, questi soldi potevano essere spesi meglio- l'acquisto di Douglas Luiz si sta rivelando un grosso flop come pure quello del fragilissimo Nico Gonzalez, e forse i soldi usati per Koopmeiners potevano essere distribuiti- ma nel dover fare tanto tutto insieme è chiaro che aumenti la probabilità di sbagliare qualcosa. E non va dimenticato che Giuntoli ha dovuto muoversi molto anche in uscita, rinunciando a qualche giovane di talento per incassare, conti alla mano, oltre 100 milioni. Ci si ferma ai punti perché è più facile. Sono 9 in meno rispetto all'ultima versione di Allegri, e allora il salto logico è facile: valeva la pena tenere quest'ultimo. No, per i motivi di cui sopra e anche per i punti: Max aveva sì chiuso un girone di andata da scudetto ma al ritorno era crollato, mentre Thiago Motta sta probabilmente attraversando ora il periodo peggiore della stagione e se resiste, facilmente vedrà la luce nella seconda parte. Come media punti siamo lì, se consideriamo quella dell'intera stagione di Allegri: 1,87 contro 1,80 a partita. Il tutto con una Champions in più da sostenere. Al limite si dovrebbe paragonare la prima Juve del Max bis con questa: ecco, quella aveva 3 punti in meno (24, con già ben 5 sconfitte all'attivo). Ma è inutile anche questo confronto. La Juventus ha una visione sul lungo periodo. Non è più interessata a vincere subito ma a durare. E per durare nel tempo... serve tempo. A volte meno di quel che si pensava, altre, come questa, di più.
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