s
Cultura e Spettacolo
Kim Kardashian, filtri e starlette: che orrore All's fair
Oggi 22-11-25, 00:33
Un gruppo di avvocatesse rampanti e femministe che si mettono in proprio, staccandosi dallo studio legale dei maschi etero retrogradi. Sono Kim Kardashian, Naomi Watts e Glenn Close. Già fa senso immaginare Glenn Close e la Kardashian nella stessa frase, figuriamoci nella stessa serie. All’s fair, su Disney +, è la serie del momento solo per un preciso motivo: mette tutti d’accordo nel definirla il peggior prodotto d’intrattenimento degli ultimo 10 anni. Un mix di cliché su empowerment femminile, botox, maschi che fanno i maggiordomi sottomessi, anelli di Tiffany. Veramente trash e inutile, seppure un capolavoro a suo modo. La cosa agghiacciante è che le attrici hanno il filtro, non hanno rughe, sono piallate. Sembra Instagram. Glenn Close dimostra 30 anni. Realizzata dal geniaccio di Ryan Murphy, la serie legal drama vede la Kardashian, insieme a Glenn Close, Naomi Watts, Niecy Nash-Betts, Sarah Paulson, Teyana Taylor, nei panni di un gruppo di avvocate divorziste che lasciano uno studio dominato da uomini per fondare il proprio e difendere in tutti i modi possibili le loro clienti. Tutte donne, ovviamente. Questa la trama. Si fa fatica ad arrivare alla seconda puntata, a meno che l’utente spenga ogni neurone del proprio cervello (cosa che non farebbe male), ma si fa in tempo a vedere una scena contenuta nella prima mezz’ora di prodotto. Una scena iconica e ipnotizzante. Dopo una faticosa giornata di lavoro a difendere le donne che vogliono divorziare da mariti miliardari ma rompipalle, Kim Kardashian arriva nella sua villa di Los Angeles e varca la porta d’ ingresso. Una camminata di almeno dieci minuti la porta nella sua stanza, questo per fare capire le dimensioni dell’umile dimora. Durante questa passeggiata saluta gentilmente i sui camerieri, tutti maschi, tutti vestiti benissimo: uno intento a spolverare delicatamente la cristalleria, l’altro impegnato nel rassettare il salotto, l’altro ai fornelli. «Cena alle sette», ordina lei. «Ok», dice lui. Kim entra nella cabina armadio che sembra il negozio di Chanel a Parigi, con tanto di bacheche di vetro per i gioielli, si butta sotto la doccia, si cambia. La vediamo con mini abito che le strizza il davanzale, a tavola, circondata da piattini di delizioso sushi preparato dai suo schiavi. Il fidanzato è in ritardo. Arriva tutto spettinato. Carino, dolce, ma è vestito male. Lei lo squadra. L’uomo si trova davanti a una tavola apparecchiata a festa, come la padrona. Oh, cavolo. «Era il nostro anniversario, mi sono dimenticato», piagnucola il belloccio. Ma lei è superiore, forte, non ha bisogno di nulla: «Tranquillo, il mio ego è abbastanza forte». Lui mugugna ancora qualcosa, sa che sta per stupirla. Tira fuori, bello fiero dalla giacchetta di jeans, una scatoletta color acqua marina. Tiffany? Of course. L’anello di diamanti è poderoso. Lei: «Ma è quello di Liz Taylor!». Lui: «Non so chi sia». Un dialogo altissimo. Si abbracciano, lei guarda il suo uomo fiera: va bene il femminismo, l’indipendenza, ma un diamante è un diamante. Ed è per sempre.
CONTINUA A LEGGERE
2
0
0
Guarda anche
MF Milano Finanza
Kim Kardashian torna al beauty con Skims. Il lancio previsto nel 2026
Libero Quotidiano
00:58
Dritto e Rovescio, Del Debbio alle baby gang: "Perché insisto"
Libero Quotidiano
00:54
La vera preoccupazione della sinistra? Sempre la stessa...
Libero Quotidiano
00:50
La febbre del Natale già contagia le reti
Libero Quotidiano
00:36
Sergio Caputo: "La musica? Una fase drammatica"
Libero Quotidiano
00:35
Pedro Sanchez appeso all'odio: come prova a salvarsi
Libero Quotidiano
00:33
