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L'aria che tira, "la violenza del potere": Mattei deraglia e Parenzo annuisce
Oggi 20-09-25, 04:00
Una sarabanda horror: a L’aria che tira su La7 sfilano “i professori”. Intesi non come i ministri del famoso (o famigerato) governo di Mario Monti, ma gli intellettuali di ultra sinistra saliti alla ribalta durante la pandemia Covid o l’invasione russa dell'Ucraina. Qualche esempio. Giovedì in collegamento con David Parenzo c’è lo storico Angelo D’Orsi, che si dice letteralmente “turbato” da Giorgia Meloni e dal centrodestra, con la premier, il leader leghista Matteo Salvini e quello forzista Antonio Tajani saliti sul palco di Ancona per sostenere il governatore uscente Francesco Acquaroli, ricandidato alle imminenti elezioni regionali nelle Marche. «Tutta questa esposizione fantasmagorica dei big di governo che vanno lì per la campagna di un presidente di regione è un elemento che mi turba dal punto di vista del funzionamento del sistema democratico». «Si è sempre fatto», contesta Parenzo. D’Orsi balbetta ma tiene duro: «Sì, si è sempre fatto, però... Dire che “siamo orgogliosi di quello che abbiamo fatto”. E allora dovremmo soffermarci: che cosa ha fatto questo governo? I dati economici ci raccontano l’opposto, noi abbiamo una situazione che è tutt’altro che rosea. Il problema è che la propaganda governativa ce la presenta in maniera rovesciata. I nostri governanti sono specializzati nel “rovescismo”, nel rovesciare i dati di realtà. Questo è un elemento di fondo che vale per la politica internazionale, nazionale e locale». Fin qui, una analisi forse pretestuosa ma legittima. Poi però Parenzo lo incalza: «A lei ha dato fastidio tutti questi ministri fare campagna elettorale sul palco?». [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44157811]] E D’Orsi si smaschera: «In generale le loro facce non mi piacciono», commenta il professore con una risata accolta con un certo gelo in trasmissione. Dalla fisiognomica lombrosiana all’odio politico. Dopo il matematico Odifreddi, martedì scorso era intervenuto il giurista anti-Greenpass Ugo Mattei: «Negli anni Settanta la violenza era la lotta armata dei subordinati nei confronti del potere politico, oggi c'è una violenza del potere politico contro i subordinati». E ancora: «Il potere usa il caso Kirk per distrarre l’opinione pubblica dalla violenza che esso stesso porta avanti. Il governo punta sulla violenza inesistente per nascondere quella reale, un governo violento nei confronti non solo dei più deboli ma anche dei più deboli del mondo. La complicità e la connivenza del nostro governo in tutte le operazioni di violenza internazionale è drammatica». [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44144055]]
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