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L’ultimo giorno di un moderno Caronte
01-09-2025, 10:41
Un giorno di novembre, Nils Vik si alza dal letto all’alba, come è solito fare tutti i giorni, si lava, veste, rade, mette l’olio nei capelli, consuma una frugale colazione, accende una sigaretta. Compie, insomma, i soliti rituali. Però quello non è un giorno qualunque: è il suo ultimo giorno.Per questo decide di girare ancora una volta la casa, lasciare un saluto e sbarazzarsi del materasso, effetto troppo personale perché sia lasciato in eredità a qualcuno.Così prende una penna e una cartolina con su raffigurato un fiordo durante una giornata estiva, «con il sole e le nuvole bianche che si vedono quando il tempo è bello al di sopra delle montagne».Sul cielo, con mano incerta, scrive un piccolo saluto per obliquo: ho lasciato questa casa e non vi farò più ritorno. Prendetevi cura l’una dell’altra. Papà. Posa la cartolina vicino alla tazza del caffè e se ne va in giardino a bruciare il materasso. Sale le scale e si gira ad osservarlo completamente in fiamme sul vialetto di ghiaia.Quindi, dopo le sette, si veste e raggiunge la sua barca di quercia, la sua vecchia casa viaggiante sul mare, con la quale si è guadagnato da vivere facendo il traghettatore da una sponda all’altra del fiordo, con la tempesta e col sereno, nella più assoluta tranquillità e tra mille pericoli.Comincia così Il giorno in cui Nils Vik morì, del norvegese Frode Grytten, una celebrità in patria, adesso tradotto anche in Italia per Carbonio (trad. di Andrea Romanzi, pagine 150, € 18,00), salpando da una banchina del porto. L’ultimo viaggio di questo umanissimo Caronte - erede degenere dei vichinghi, perché non sa nuotare e imparerà solo da adulto e dietro reiterate insistenze dell’amatissima moglie Marta – è la sintesi e il bilancio di una vita. Si dice, spesso con abusata retorica, che, una volta giunti al capolinea, «tutta la vita scorra davanti». Per il traghettatore Nils Vik è una cronaca gentile e pietosa, che lui stesso racconta, in uno stato a metà tra sonno e veglia, ripercorrendo a bordo della barca gli itinerari di una vita, in una giornata che è uguale a tante ma le contiene tutte, presentando ogni variazione climatica e di luce tipica di quelle latitudini. Non si stupisce, Nils, quando con lui salterà sulla barca la sua cagnetta Luna, uccisa da un camion venti anni prima. Né trova inconsueto intavolare una discussione con la vecchia e cara amica. L’ultimo viaggio del traghettatore è quasi una versione nordica dell’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters. Man mano che prosegue la navigazione, il battello si carica di morti. Non defunti qualunque, ma individui che Nils ha trasportato e dei quali, dal particolarissimo osservatorio della sua imbarcazione, ha studiato le vicende umane.Con ciascuno di essi, il Nostro ha un colloquio il più delle volte franco e cordiale. Ha incontrato la più varia umanità, nella sua lunga vita per mare. Novelli sposi nel giorno dell’allunaggio del 1969, un prete «grande come una Contea», che gli ha fatto domande imbarazzanti, una ex Miss Norvegia, che adesso vende prodotti di bellezza porta a porta. E ancora, una vecchia e infelice maestra, qualcuno che avrebbe voluto farla finita, chi pensava di poter comprare ogni cosa col denaro, coniugi in crisi, malfattori in crisi di coscienza...Sono tutti morti e Nils parla con tutti, perché sta per diventare uno di loro e lui lo sa.Nils ama Marta Haugen, incontrata nel 1950, sposata nel ’51, da allora sua compagna per sempre, finché un ictus non se l’è portata via. La incontrerà e allora avrà fine il suo ultimo giorno e la vecchia barca - Marta anche lei - condurrà al largo tutti, nocchiero e passeggeri, uniti dalla fatale uguaglianza di una identica condizione.
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