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L’uomo oltre le stelle con tutte le sue fragilità
Oggi 18-09-25, 08:33
Quando ero bambino come per istinto aprivo la finestra e guardavo il cielo. Allora tutte le volte, lo stupore, il mistero per quel foglio immenso e nero mi avvolgeva. Ogni stella era un enigma da decifrare, ogni costellazione una frase da indagare. Cosa cercassi io non lo so, ma già sentivo che in questo vasto tacere, un senso d’eterno c’era, di assoluto, un frammento di verità che mi lasciava disorientato, incantato, muto».Sembra di vederlo e di sentirlo il piccolo Galileo Galilei con la testa all’insù che scruta le stelle e non si accontenta del luccichìo, vuole capire la ragione di quello splendore, andare oltre la coltre del cielo, in preda a un’inquietudine e a una sete di conoscenza che segnerà la sua vita.«Cosa siete, stelle? E che cosa mi volete dire? Siete solo lanterne accese nel buio o una traccia da seguire?». Ogni domanda ne contiene un’altra sempre più complessa, in una forsennata corsa verso la verità nascosta di tutte le cose. Le risposte del padre presto non gli bastano più perché le sue domande diventano sempre più grandi di lui. Galileo, oltre le stelle di Cor«Q rado d’Elia, appena arrivato in libreria per Ares, (pp.153, euro 11) è un gioiello che splende tra tanti libri mainstream e sfugge a ogni logica commerciale e a ogni definizione perché racconta di Galileo Galilei ma non è una biografia, non è un romanzo e neppure un saggio. È scritto in versi e corre lungo la vita dello scienziato spogliandolo di tutto il nozionismo con cui ci viene presentato a scuola, la sua vita diventa materia incandescente in cui d’Elia affonda senza temere scottature e senza cadere nella trappola della mistificazione. Lo scienziato che a diciassette anni ha inventato la bilancia idrostatica e dopo il cannocchiale, che ha trovato conferme scientifiche alla rivoluzione copernicana spostando il baricentro di tutto l’universo dalla Terra al Sole, la mente geniale dell’«eppur si muove», un sussurro che dopo secoli ancora scuote l’Universo, diventa figlio, amante (s’innamora dell’ex prostituta Marina Gamba con cui ha una relazione tormentata anche per il suo carattere ruvido), padre di due figlie, Virginia e Livia, un rivoluzionario spesso squattrinato che per sbarcare il lunario, si mette a fare pure gli oroscopi. In Galileo, oltre le stelle il genio si fa uomo con tutte le sue fragilità. È il racconto di un viaggio nella conoscenza e nella complessità delle faccende umane che nei secoli sono rimaste le stesse, racconta la lotta tra fede e scienza e le contraddizioni di un’epoca. Galileo a sei o sette anni è già consapevole della sua diversità e guarda gli altri bambini che «lanciavano sassi nell’acqua, senza pensare, solo per sentirne il rumore, semplicemente per giocare. Io invece, con stupore, guardavo le onde aprirsi in cerchi, in armonie, cercavo di capirne le leggi, i ritmi e le alchimie (...) La notte poi, a dodici anni, non dormivo mai perduto nei miei pensieri e nei miei guai».D’Elia è uomo di teatro, diplomato alla Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi, regista, attore e autore. Quando sale sul palco ha la capacità sempre più rara di strappare la mente e il cuore del pubblico dalle molteplici distrazioni. Ha portato e continuerà a portare nei teatri di tutt’Italia il suo Galileo, ma ora ci regala questo libro che dovrebbe essere letto dai ragazzi alla ricerca di una strada, dagli adulti che l’hanno persa, da chi ha abdicato ai suoi desideri o da chi ha smesso di guardare in alto e resta ripiegato nei propri affari. «È un libro scritto per essere letto ad alta voce, nelle piazze, in famiglia, nelle classi. È per i curiosi, per chi inaspettatamente e per motivi diversi, lo prende, lo sfoglia e scopre che dietro il genio c’era un uomo come noi, con le sue pulsioni e la sua fame di sapere e di capire. Ma in realtà parto dai miei bisogni perché dietro le domande di Galileo ci sono le grandi domande che inseguo da sempre. È dall’inquietudine che nascono gli interrogativi, il non sentirsi mai appagati», spiega d’Elia che oggi alle 19 presenta il libro al Teatro Litta di Milano con l’editore e scrittore Alessandro Rivali. «Dietro l’inquietudine di Galileo c’è la mia inquietudine. Mi affascinano le vita dei geni, nella loro infanzia si intravede sempre un frammento del loro futuro. Galileo ha voluto cercare la verità non per possederla, ma per regalarla a noi e così è diventato uomo simbolo della libertà di pensiero. Ho voluto raccontare di questo scienziato che non ha mai tradito se stesso e l’ho fatto evidenziando anche le imperfezioni, il suo carattere burbero, il rapporto con la moglie, le figlie mai riconosciute, proprio come Steve Jobs e Einstein». Il libro affronta il tema del dubbio, il non fermarsi davanti a delle verità preconfezionate. «Il dubbio è il nostro giardino, che la vita pratica ci impedisce di coltivare ma che invece dobbiamo continuare a curare perché è il motore della conoscenza e ci porta ad ascoltare gli altri in un mondo in cui tutti parlano». Galileo si definiva “messaggero delle stelle” e proprio puntando il cannocchiale verso il cielo trova le prove per dimostrare che Copernico aveva ragione. «L’uomo non è più il centro della creazione. È una rivoluzione che va oltre la scienza. Tremano i cieli oltre che le anime», scrive d’Elia.Quando nel 1623 viene eletto un nuovo Papa, Urbano VIII, che era stato suo amico, Galileo va a Roma per chiedergli il permesso di scrivere un libro che metta a confronto il sistema tolemaico e quello copernicano.Il Papa accetta a patto che lui non prenda posizione e non esprima giudizi. Galileo ci prova, ma proprio non riesce a essere imparziale, a silenziare quelle verità che ha sperimentato scientificamente. Sarà condannato per eresia e costretto ad abiurare. Per tre volte i giudici dell’Inquisizione gli chiedono se la terra si muove oppure no e allora d’Elia ci porta accanto a un Galileo sfinito, divorato dalla voglia di urlare “sì, si muove” ma che china il capo e tace. «Mi hanno chiesto di ripudiare il cielo, di spegnere il Sole che brilla, di rinnegare l’ignoto, di fermare la Terra e il suo eterno moto, e di inginocchiarmi come uno schiavo, davanti al loro mondo chiuso, piccolo, immobile».È distrutto, ma non sconfitto. Mentre si rialza, si rivolge al pubblico e sussurra quell’«eppur si muove» la cui eco non si è ancora spenta nonostante per quasi un secolo il suo corpo sia stato nascosto in un angolo della Basilica di Santa Croce. «Nascosto come se il silenzio potesse cancellare la sua voce», scrive d’Elia. Voi ascoltatela la voce di Galileo attraverso le pagine di questo libro capace di spostare in avanti i vostri pensieri e di farvi alzare la testa verso il mistero del cielo e delle sue stelle.
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