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Cultura e Spettacolo
Luana Borgia: "L'hard non mi piace più ma non rinnego il passato. Vi svelo come morì Moana Pozzi"
Oggi 21-09-25, 09:43
Luana Borgia era - con Moana Pozzi («È stata la mia madrina ed eravamo davvero amiche») e Cicciolina - una delle regine del porno degli Anni ’90. Soprannominata la “Duchessa dell’hard” per l’eleganza, ha girato più di 75 film. Ora, a quasi 58 anni, ha mollato definitivamente il mondo a luci rosse («Non rinnego nulla e rifarei tutto, ma ormai non c’è più professionismo»), ha scritto un’autobiografa (“Oltre i confini del proibito”), gestisce una pensione per cavalli («Sono il mio grande amore e mi hanno salvato la vita»), presenta eventi e ha un sogno: «Partecipare a un reality in tv. Ma non è facile, sono ancora prigioniera della carriera da pornodiva ed è difficile togliersi quel marchio». [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44195571]] Luana Borgia, auguri: tra pochi giorni compie gli anni. «Sono 58 e mi fa uno strano effetto. Però non li sento, anche se la vecchiaia mi spaventa un po’». Però è in gran forma e ha ancora un fisico da 20enne.Subito una domanda scomoda: quanto è merito della natura e quanto del bisturi? «Ah guardi, il seno l’ho rifatto tre volte e non è un mistero: la prima nel 1994, quando facevo la modella, per portarlo da una prima scarsa a una quinta; la seconda volta per mantenerlo e la terza, purtroppo, a causa di una caduta da cavallo». E il resto del corpo? «Utilizzo creme e cremine, ma nessun ritocco chirurgico. Il vero segreto sono un’alimentazione sana e tanta, tanta palestra: almeno due ore ogni giorno». Come passa il resto della giornata? «Mi occupo, qui a Parma dove vivo, di cavalli anziani in un maneggio che è una specie di ricovero, dove è ospite anche il mio “Fiorino”, che ha 35 anni ed è con me dal 2005. Sempre lì, inoltre, do lezioni di equitazione a donne e bambini». Lei ha anche gareggiato, vero? «Nel 2020 ho vinto il campionato italiano di dressage insieme col cavallo “Bombolo”, che purtroppo poi è morto improvvisamente prima che partecipassimo agli Europei». Torniamo a Luana artista.Il mondo dell’hard l’ha lasciato definitivamente? «Sì perché il porno vero, quello dei miei tempi, ormai non esiste più: l’hanno ucciso internet e i social. Adesso non ci sono più professionisti, lavora solo gente improvvisata». Lei rinnega quel passato? «Assolutamente no, perché dovrei? Mi sono divertita e ho lavorato tanto». Poi approfondiamo. Ma le gente, quando la riconosce, cosa le chiede? Perché quello sguardo? «Gli uomini ci provano, spesso sfacciatamente. Pensano che, essendo una ex attrice hard, sia facile portarmi a letto: mi è successo pochi giorni fa con un tizio che mi ha fatta andare a Milano proponendomi di fare la testimonial di una sua linea di lingerie e poi...». Lei di cosa si occupa ora? «Presento eventi, serate. Mi piacerebbe fare qualcosa in tv ma, purtroppo, nel 2025 è ancora pieno di falsi bigotti e falsi moralisti: la realtà è che sono frenata dall’etichetta di pornodiva e prigioniera del mio passato». A proposito di passato, noi torniamo ancora più indietro fino alla baby Luana Perdon. «Nasco il 28 settembre 1967 a Seveso». Quindi... «...sì, ho 9 anni quando scoppia la nube tossica di diossina. Lo ricordo bene: noi a scuola, un boato, il cielo che si oscura, una pioggia di cenere. E l’obbligo di stare chiusi in casa». Raccontiamo della sua famiglia. «Mamma Mirka fa la casalinga, papà Gianfranco ha un’azienda di autotrasporti e guida i camion. Siamo tre figli: Io, Debora e Luca, che ha due anni più di me ed è disabile». Le va di parlarne? «Nessun problema, abbiamo un bellissimo rapporto. Fin da piccolo ha la tetra-paresi spastica, probabilmente causata da un errore della ginecologa: nasce prematuro in casa, ma anziché portarlo subito in ospedale per metterlo in un’incubatrice lo sistema vicino al termosifone». Luca ora dove vive? «A Seveso con mia madre, che però è quasi completamente cieca: lo è diventata da un giorno all’altro a 40 anni a causa di una maculopatia. A gennaio mi trasferirò a vivere con loro per assisterli, perché papà è morto due anni fa e hanno bisogno di aiuto». Quanto la condiziona, da ragazzina, il problema di suo fratello? «Mi rende più sensibile e disponibile ad aiutare gli altri». Scuole? «Elementari e medie a Seveso: sono studiosa e imparo tutto a memoria. Poi mi diplomo estetista a Milano con mia sorella, ma le nostre strade si separano: lei continua e ora ha due centri estetici, io metto il diploma in un cassetto». Come è da adolescente? Si piace? «Non troppo: mia sorella è formosa, mentre io ho un seno molto piccolo e ci soffro». Però attrae lo stesso i ragazzini. «Mi piace cambiarli spesso, pur senza farci niente. Così mi soprannominano “Borgia”, come Lucrezia Borgia». Che diventa, poi, il suo nome d’arte nel cinema. «Appartiene a un capitolo importante della mia vita e non lo rinnego, ma crescere significa anche lasciare andare ciò che non ci rappresenta più. Quel cognome d’arte l’ho abbandonato già da tempo, ma oggi scelgo di dirlo apertamente: ricomincio dame, dalle mie origini, dalle mie radici. Ora, per tutti, sono semplicemente Luana Perdon». Restiamoci, alle sue origini: da giovane che rapporto ha con il sesso? «Sono curiosa e spio “Le Ore”, giornaletto pornografico che papà nasconde sopra un armadio». La sua prima volta a letto? «A 18 anni con un ragazzo che somiglia a George Michael e del quale mi innamoro perdutamente. È lui a insegnarmi tutto». Quindi non è precoce... «Poi però mi rifaccio abbondantemente». Vero. Quando si avvicina al mondo dello spettacolo? «A 15 anni, ma per caso. Inizio a frequentare le discoteche e una volta un amico lancia una sfida a me e a un’altra ragazza: “Fate una gara, vediamo chi balla meglio delle due: quella che perde non metterà più piede qui dentro”». Come finisce? «Lei è una ballerina e capisco che per vincere devo inventare qualcosa. Così, sulle note di “You can leave your hat on”, che fa parte della colonna sonora del film “9 settimane e 1/2”, improvviso uno striptease tipo Kim Basinger, fino a restare in topless. È un trionfo, i ragazzi impazziscono e mi rendo conto che esibirmi mi dà adrenalina, mi fa star bene». Nel frattempo inizia anche a fare a modella. «Sì, ma di nascosto: al mattino salto scuola, prendo un aereo, volo a Roma per fare servizi fotografici e torno indietro prima della fine delle lezioni. Sempre in quel periodo, poi, partecipo a Miss Italia e Miss Mondo». Il suo sogno, a quel punto, è già il cinema hard? «No, vorrei fare l’attrice nelle commedie all’italiana che vanno tanto di moda e un regista mi propone una parte, ma in cambio devo andare a vivere tre mesi con lui. “Così inizi a studiare il copione”, mi dice per convincermi. Ed è un grande errore». Che succede? «Si rivela un vecchio viscido e bavoso e mi fa schifo, fatico a sopportarlo anche solo quando mi sfiora o mi bacia. Tre mesi da incubo. Alla fine, poi, la beffa: la parte viene assegnata a un’altra». Come reagisce? «“Compromesso per compromesso, meglio darmi direttamente ai film porno”, mi dico». E lo fa. «Un giorno sono in giro a Milano, passo davanti al Teatrino e vedo un cartellone con l’immagine di Moana Pozzi. Entro, assisto al suo show e resto folgorata: dopo averla ammirata per anni sui giornaletti di mio padre, ora la vedo dal vivo ed è proprio lì, a pochi metri da me. Erotica, affascinante, alta, formosa». Riesce a conoscerla? «Mi faccio coraggio e vado a bussare al camerino: “Piacere, mi chiamo Luana. Sono una tua grande ammiratrice e volevo conoscerti. Mi piacerebbe tanto diventare pornostar come te”». Lei sorride, mi fa entrare e poi mi presenta Riccardo Schicchi, il suo manager, e Nicolino Matera, il produttore. Il risultato è che mi prendono». Con Moana diventate subito amiche? «C’è feeling e ci piacciamo la considero la mia madrina e mi dà consigli preziosi». Tipo? «“Luana, questo lavoro va fatto solo se lo ami veramente e ti diverte”, dice. Poi mi raccomanda di stare sempre attenta all’igiene per evitare malattie». Curiosità: in quel periodo i controlli sono obbligatori? «Ogni sei mesi esami dell’Hiv, epatite e sifilide: sul set bisogna sempre presentare il certificato». Luana, ricorda il film d’esordio? «Impossibile dimenticarlo: i protagonisti sono proprio Moana e Rocco Siffredi. Giriamo all’interno di una grossa villa in periferia di Roma e lei, che è la star, ha un camerino tutto suo con un truccatore personale, mentre io sono in uno stanzone a fianco insieme con un’infinità di attrici ungheresi. E sa che succede?». Cosa? «Appena mi vede, mi chiama nel suo camerino». Senza entrare in dettagli troppo volgari, come è l’esordio? «Nella prima scena c’è Moana nuda, seduta sul bordo di un pianoforte a coda, ed è previsto un rapporto lesbo. Capito? Io, che fino a quel momento non sono mai stata con una donna, inizio proprio con lei, il mito». Non male. Quante pellicole girate, in tutto, insieme? «Solo tre o quattro perché poi firmo l’esclusiva con Mario Salieri. Ma restiamo sempre in contatto e spesso mi capita di farle da spalla nelle serate. Prima degli spettacoli mi svela: “Luana, devi riuscire a far eccitare il pubblico quando sei ancora vestita, devi trasmettere erotismo”». Lei, in questo, è maestra. «È meravigliosa. Quando siamo in giro insieme a far shopping a Roma la gente la riconosce dal lato B, grosso e tonico. Una volta la incontra Robert De Niro e le dice: “Tu hai un corpo da nera”». Moana Pozzi muore il 15 settembre 1994. «Sono al Forum di Assago per ritirare un riconoscimento e, prima di me, la chiamano per consegnarle il Premio alla Carriera. La gente applaude, le luci si accendono, la acclamano ma non arriva. Sul palco, a sorpresa, sale Schicchi. È distrutto e, tra le lacrime, annuncia che Moana non c’è più. Un dramma, mi crolla il mondo addosso». Lei sapeva della malattia? «Io, poco tempo prima, assisto a quello che sarà il suo ultimo spettacolo ed è provata, dimagrita, pesa 40 kg. Ma ha sempre grande forza». La morte di Moana è sempre stata avvolta dal mistero e qualcuno sostiene addirittura che sia ancora viva. «Se vuole le racconto la verità, quella che lei stessa mi ha svelato in quell’ultima occasione». Certo. «Poco tempo prima della malattia Moana, che era una grande filantropa, è andata nella parte più povera dell’India per sovvenzionare scuole e strutture per i disagiati. Mentre camminava è inciampata, cadendo a faccia in giù in una pozzanghera, e proprio dal contatto con quella melma ha preso l’epatite C fulminante, trascurandone poi i sintomi. Solo quando i dolori sono diventati insopportabili si è fatta ricoverare a Lione, ma ormai era troppo tardi». Oggi Moana avrebbe 65 anni. Come sarebbe? «Una donna ancora bellissima ed erotica, ma una star della televisione». Luana, torniamo a lei. La sua famiglia quando scopre la sua vera professione? «Subito perché un cugino di Padova, passando davanti a un cinema, vede la locandina del film con Moana e Rocco e mi riconosce». I suoi come reagiscono? «Male, non mi parlano per un anno anche perché poco dopo, quando esce il mio primo calendario, papà se ne accorge vedendolo appeso sulle cabine di tutti i suoi camion. Poi però, piano piano, accettano la mia scelta». Lei nel frattempo diventa per tutti la “Duchessa dell’hard”. «Soprannome che mi viene dato per il portamento e l’eleganza». In tutto gira 75 film. «Vere pellicole con sceneggiatura, costumi e storie. Guadagno tantissimo e ho la fortuna di lavorare con i migliori attori professionisti del mondo». Qualche aneddoto che si possa raccontare? «Molti di loro sono personaggi incredibili: Yves Baillat è soprannominato “il fungo” per la sua particolare anatomia là sotto, Jean Pierre Armand dietro le quinte ama intrattenere le maestranze facendo “l’elicottero”. Una volta invece Ron Jeremy, appena arrivato dagli Usa e devastato dal jet-lag, si addormenta mentre giriamo una scena di sesso orale e si mette pure a russare. Ma, incredibile, senza perdere l’erezione». A proposito, a quei tempi non esiste il Viagra... «Capisce quando parlo di grande professionismo? Loro risolvevano tutto con la concentrazione e, comunque, giravano al massimo due scene al giorno: una al mattino e una al pomeriggio. Ora, tra pastiglie e punturine, chiunque potrebbe improvvisarsi attore hard». Nel 2000, quando è all’apice della carriera, lei decide di mollare tutto. «Conosco Paolo Limiti che mi contatta per un servizio su “Novella 2000”: devo pubblicizzare orologi. Poi lo rivedo al Teatrino e mi dice di raggiungerlo alla Rai che ha una proposta per me». Le chiede di lavorare a “Ci vediamo alle due” su Rai 1. «Occasione che non mi lascio sfuggire. I dirigenti sono contrari, ma Paolo lotta contro tutti e alla fine li convince. È un’esperienza meravigliosa, investo i guadagni in scuole di ballo, canto e recitazione e divento una showgirl». Dopo tre anni, però, il programma finisce. «Partecipo ancora a qualche trasmissione come ospite, poi nel 2009 decido di rientrare nel cinema hard. Ma basta un mese per capire che è cambiato tutto e non ne vale la pena, così mi ritiro definitivamente». Luana, siamo alle ultime domande veloci. 1) Rapporto con la religione? «Sono molto cattolica e prego tutte le sere: sono devota di Papa Giovanni. Mi è apparso quando ero bambina, mi ha messo una mano sulla testa e mi ha detto: “Tu sei salva”». A cosa si riferiva? «Forse ai tanti incidenti d’auto che poi mi sono capitati. Un paio di volte, sempre in macchina, ho avuto anche istinti suicidi a causa di attacchi di panico». Come mai? «Troppo lavoro, troppo stress. Ne sono uscita grazie a “Moka”, una cavallina: io l’ho salvata dal macello, lei mi ha tirato fuori dalla depressione». 2) Ha paura della morte? «Sono terrorizzata». 3) Qualcuno che vorrebbe riabbracciare? «Mio padre e Paolo Limiti, amico e maestro di vita». 4) Luana, ma al di fuori dal set come è stato il suo rapporto con gli uomini? «Io sono una romanticona, se mi innamoro do tutta me stessa. Però sono stata sfortunata nelle relazioni e non ho mai trovato la persona giusta. Ma non è facile stare con una pornodiva, lo so. La verità è che ho avuto molti uomini, ma gli unici veri amori sono stati i miei cavalli». 5) Ha avuto quale storia “famosa”? «Sono stata un anno segretamente con Paolo Del Debbio, quando ancora lui non era così famoso: conservo un bel ricordo, era vero amore. Con Mickey Rourke invece è stata un’avventura di una notte, lui era a Milano a presentare il film “9 settimane e 1/2” e ci siamo conosciuti in hotel». 6) Una cazzata che non rifarebbe nella vita? «Gli interventi al seno». 7) Rapporto con la politica? «Sempre votato “Forza Italia”, ma purtroppo non ho mai conosciuto Berlusconi». 8) L’ultima volta che ha pianto? «Due anni fa perla morte di mio padre». 9) Ha rimpianti? «Non aver avuto figli. Ma la mia professione richiedeva una scelta: non puoi diventare madre se sei sempre in giro e, soprattutto, poi come spieghi a tuo figlio la professione di attrice hard?». Ultimissima. Luana Borgia ha ancora un sogno? «Partecipare a un reality show. Il mio preferito, da sempre, è “L’Isola dei famosi”, ma sperimenterei volentieri anche il “Grande Fratello”».
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