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Luca Beatrice: un Fisco amico per far rinascere l'arte italiana
23-07-2024, 15:51
Questa deve essere la volta buona. Se ne parla da decenni, di quanto l'imposta iva al 22% penalizzi il mercato dell'arte in Italia, davvero un controsenso per un Paese che fa della bellezza e della cultura un valore aggiunto. L'occasione, dunque, è davvero storica. La Comunità Europea offre la possibilità a ciascuno stato di selezionare su quali prodotti abbassare l'Iva a partire dal prossimo 1° gennaio. A giugno il governo tedesco ha ridotto al 7% dall'originale 19% l'imposta per la vendita di opere d'arte, soddisfatti mercanti, galleristi, collezionisti che sostenevano giustamente di essere penalizzati, e già nel 2023 la Francia aveva inserito tra i provvedimenti l'aliquota ridotta al 5,5%, in vigore proprio dal prossimo anno. Si farà sul serio anche da noi? Sembra di sì, almeno a giudicare dalla proposta di legge dei deputati Alessandro Amorese e Saverio Congedo (Fratelli d'Italia), capigruppo in commissione Finanze e Cultura della Camera. «Per valorizzare e promuovere l'arte, con particolare riferimento a quella contemporanea, abbiamo depositato una proposta di legge che prevede misure di agevolazione fiscale, in particolare la riduzione dell'imposta di valore aggiunto, per la compravendita di oggetti d'arte, di antiquariato e da collezione», hanno dichiarato. «È un intervento secondo noi necessario, che nasce dall'attenta considerazione della situazione del comparto, fortemente penalizzato dall'eccessiva tassazione, in Italia, delle operazioni di passaggio di proprietà di opere d'arte. Tassazione che crea più di qualche difficoltà alle diverse professionalità del settore che operano nel nostro Paese, perché è più conveniente lavorare all'estero. Ci sono diversi stati, infatti, in cui sono già stati attivati sgravi fiscali che rendono i loro mercati decisamente più attrattivi del nostro. La nostra nazione merita che all'arte, sia dal punto di vista culturale sia quanto all'importante peso economico della sua articolata filiera, sia dato quanto più spazio possibile». Per una volta davvero bisognerà copiare dalla Francia, che dopo la Brexit ha ripreso in mano lo scettro dell'arte europea sottraendolo a Londra. Ne abbiamo parlato con Clarice Pecori Giraldi, consigliera del Gruppo Apollo presieduto da Alessandra Di Castro, l'associazione che raccoglie i principali stakeholder dell'arte italiana: case d'asta, antiquari, collezionisti, galleristi, a rappresentare insomma gli attori protagonisti di questo sistema. «Se non si abbassa l'Iva questa volta rischiamo davvero un abbandono da parte di parecchi operatori, in particolare la gallerie e questo potrebbe avere una ricaduta molto grave nell'intero sistema, penalizzando soprattutto gli artisti». La questione riguarda sia il Ministero della Cultura che il Ministero delle Finanze: «Ci deve essere un pieno endorsement da parte del mondo della cultura e del Made in Italy, altrimenti le accademie potrebbero svuotarsi, l'artigianato impoverirsi, le figure professionali ridursi e cercare occupazione all'estero. Quello della cultura è peraltro un elemento identitario fortissimo, bisogna assolutamente puntarci, ridurre l'iva un obbligo per far ripartire un mercato davvero troppo sofferente, tra i più attardati in Europa». Un altro elemento che svantaggia l'Italia è la tassazione sulle opere importate sul nostro territorio, soggette a Iva pari al 10%, contro il 5% del Regno Unito, il 5% della Francia, il 7% della Germania. Ovvio che le imposte estere più vantaggiose scoraggino il trasferimento di beni artistici nel nostro Paese, i grandi collezionisti non sono certo incentivati a importare o acquistare un'opera qui da noi. Tutto ciò nonostante il collezionismo italiano sia per tradizione uno dei più vivaci e attenti a non considerare solo gli epifenomeni ma anche il mercato medio e quello dei giovanissimi, sparsi in tutta la penisola, da nord a sud, nelle grandi città e in provincia, e ne è testimone il gran numero di fiere presenti sul territorio mentre altrove ne basta una sola, seppur più importante. I collezionisti sono restii a spendere così tanti soldi in tasse, chiedono sconti e dunque per ovvie ragioni il mercato non decolla. Con una tassazione più equa, equiparata ad altri Paesi europei, finalmente finirebbe la scusa dei minori investimenti, il mercato riprenderebbe fiato e tornerebbe competitivo, visto che la qualità non manca di certo. In molti stanno dunque aspettando questo passaggio cruciale che potrebbe davvero diventare realtà dopo anni e anni che governi di tutti i colori ne hanno parlato senza mai realizzarlo.
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