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Estero
Macron e Lecornu sotto ricatto, "o così o cade il governo"
Oggi 27-10-25, 04:12
Il Lecornu bis, il secondo governo di Sébastien Lecornu, è nuovamente appeso a un filo. Dopo aver schivato due mozioni di censura lo scorso 16 ottobre, il primo ministro francese potrebbe avere le ore contate: il Partito socialista (Ps), che lo aveva salvato dieci giorni non votando la sfiducia in cambio della promessa della sospensione della riforma delle pensioni, ha annunciato che senza nuove concessioni sulla manovra finanziaria per il 2026 staccherà la spina. «Se non ci saranno cambiamenti entro lunedì, è finita», ha avvertito venerdì Olivier Faure, primo segretario del Ps. «Per ora siamo molto lontani dall’obiettivo. Ci sarà una discussione difficile che condurremo con vigore e faremo in modo di far sentire la nostra voce», ha aggiunto Faure, sottolineando che «bisogna colpire i super ricchi e le super eredità». [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44509320]] ANARCHIA La sospensione dell’unica riforma importante del secondo quinquennio Macron, la riforma delle pensioni che ha alzato l’età pensionabile da 62 a 64 anni, non basta più ai socialisti. Che reclamano l’introduzione di una tassa simile a quella proposta dall’economista e allievo di Piketty, Gabriel Zucman, una supergabella annuale sui grandi patrimoni. Secondo quanto rivelato dall’Opinion, i deputati socialisti hanno presentato giovedì un emendamento volto a introdurre una “tassa Zucman light”, che prevede un’aliquota fiscale del 3% per i patrimoni superiori ai 10 milioni di euro, senza che siano toccati i beni professionali: una linea rossa per il campo presidenziale. «Abbiamo riscritto la tassa Zucman tenendo conto delle obiezioni sollevate dai deputati del blocco centrale», ha riferito al Monde l’entourage di Boris Vallaud, capogruppo dei deputati Ps. «Poiché non sono stati in grado di proporre modifiche, lo abbiamo fatto noi stessi in uno spirito di compromesso. Sta a loro dirci cosa vogliono fare». Il primo segretario Ps si è difeso da chi accusa i socialisti di essere dei «fanatici delle tasse». «Bisogna semplicemente capire che stiamo ora esaminando la parte relativa alle entrate della manovra finanziaria. Se non avremo entrate supplementari, non potremo correggere il resto della manovra dopo», ha affermato il primo segretario Ps, che si rifiuterebbe di «votare un bilancio che mette le mani nelle tasche dei pensionati, dei malati, dei giovani, delle famiglie». [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44525599]] Se i socialisti sventolano nuovamente la minaccia della censura contro Lecornu è anche perché negli ultimi giorni hanno subìto diversi sgambetti durante l’esame in commissione della parte relativa alle entrate del disegno di legge di bilancio 2026. «I macronisti hanno quarantotto ore per dirci quali concessioni sono disposti a fare», ha dichiarato il deputato Ps dell’Eure Philippe Brun. Giovedì anche Boris Vallaud aveva avvertito i macronisti che avrebbero incassato un’altra sfiducia se non fossero stati «capaci di garantire la giustizia fiscale» nel disegno di legge di bilancio. Il dibattito sulla parte relativa alle entrate è iniziato venerdì all’Assemblea nazionale, la Camera bassa francese. Ieri, la notizia più importante è stata l’approvazione dell’emendamento presentato da Laurent Wauquiez, capogruppo dei deputati gollisti, che respinge il congelamento dell’aliquota dell’imposta sul reddito che avrebbe portato 200mila famiglie in più a pagare questa tassa, privando il progetto di bilancio 2026 di un gettito di 2 miliardi di euro. Il congelamento, proposto dal governo Lecornu, è stato votato dalla destra sovranista, dai gollisti, ma anche da una parte dei macronisti e dai mélenchonisti, gli esponenti della France insoumise, il partito della sinistra radicale. «L’emendamento di Laurent Wauquiez contrario all’aumento dell’imposta sui redditi più elevati è stato approvato... all’unanimità dalla Francia insoumise», ha attaccato il leader del Ps, prima di aggiungere: «I socialisti avevano proposto di opporsi a tale aumento solo per le classi popolari e medie». Oltre al Ps, tornato al centro dei giochi e diventato de facto la principale stampella, Lecornu dovrà fare attenzione a non rompere i rapporti con i gollisti. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44584540]] SCONTENTI E SCIACALLI Ieri l’influente presidente del Senato, Gérard Larcher, gollista di lungo corso, ha detto al Parisien che il piano di bilancio così com’è oggi «non è accettabile». Deplorando «che il primo ministro dia retta soprattutto ai socialisti», ha dichiarato che «il Senato ripristinerà la riforma delle pensioni», che Lecornu ha promesso di sospendere per restare alla guida del governo. «La votiamo da cinque anni. Ricordo che abbandonarla comporterebbe un deficit di 30 miliardi all’orizzonte 2035», ha detto Larcher. Insomma, il primo weekend di dibattito sulla finanziaria potrebbe già essere l’ultimo per il Lecornu bis senza nuovi e difficili compromessi con gli altri partiti politici. E sullo sfondo, si moltiplicano le rivolte di quelli che il Journal du dimanche ha definito «i figli ingrati» del macronismo. Dopo gli ex primi ministri Gabriel Attal e Édouad Philippe, Manuel Valls, che è stato ministro di Macron e suo collega di governo ai tempi della presidenza Hollande, ha voltato a sua volta le spalle al presidente. In un’intervista sul Point, Valls ha dichiarato che «il macronismo è stato la negazione della politica».
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