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Lecornu è già in alto mare. Fitch declassa la Francia
Oggi 13-09-25, 05:56
Sébastien Lecornu deve fare in fretta. Il nuovo primo ministro francese ha meno di un mese per costruire un governo di larghe intese, rassicurando l’ala destra e cercando allo stesso tempo la sponda delle sinistre, e per presentare la manovra finanziaria più complicata degli ultimi vent’anni, in un contesto sociale bollente e in un clima politico-istituzionale da fine regno. E una botta arriva anche dall’agenzia Fitch, che ieri sera ha tagliato il rating della Francia ad A+ da AA- per la sua instabilità politica persistente e le incertezze sul bilancio pubblico. CONSULTAZIONI Da mercoledì, il ministro della Difesa uscente, cresciuto nel gollismo ma convertitosi al macronismo dal 2017, moltiplica le chiamate e i colloqui con i leader politici e sindacali. Dopo aver incontrato giovedì la presidente dell’Assemblea nazionale Yaël Braun-Pivet, il presidente del Senato Gérard Larcher, l’ex capo dello Stato Nicolas Sarkozy e i leader dei partiti di centro e centro-destra che sostengono il presidente della Repubblica Emmanuel Macron, Lecornu ha proseguito ieri il suo giro di consultazioni, accogliendo a Matignon Marylise Léon la segretaria del principale sindacato francese, la Cfdt, vicino alla sinistra riformista. Durante il faccia a faccia col nuovo capo dell’esecutivo, Léon ha affermato che la Cfdt non starà certo a guardare durante le negoziazioni tra i partiti politici, e vuole «continuare a influire sulla preparazione del piano di bilancio«. «Abbiamo capito che le discussioni si svolgono con le formazioni politiche, ma è fuori discussione che sia il mondo del lavoro a pagare la riduzione dei deficit», ha dichiarato Léon. E ancora: «Gli abbiamo ricordato che siamo più che mai motivati a scendere in piazza e che la mobilitazione del 18 settembre sarà un successo». Il 18 settembre è la data cerchiata in rosso sul calendario di Macron e Lecornu, perché è il giorno in cui i sindacati hanno indetto lo sciopero generale contro i tagli che attendono la Francia. Il nuovo premier ha promesso modifiche significative alla proposta di manovra finanziaria messa a punto dal predecessore, François Bayrou, sfiduciato proprio per tale motivo. Ma non c’è molto tempo per trovare la quadra: il piano di bilancio va presentato all’Assemblea nazionale entro e non oltre il 15 ottobre, dopo essere stato sottoposto al parere dell’Alto consiglio delle finanze pubbliche e del Consiglio di Stato. Intanto Lecornu deve ampliare la sua base alla Camera bassa francese per evitare di fare la fine di chi lo ha preceduto. «In un mondo perfetto, riusciremmo ad assicurarci qualche socialista o ex socialista pronto a unirsi a noi», ha dichiarato ieri in forma anonima aBfmTv un deputato macronista. Ma il Partito socialista, guidato da Olivier Faure, ha alzato la posta in gioco in cambio della non-censura a Lecornu. Due condizioni su tutte: un nuovo conclave sulla riforma delle pensioni che ha alzato l’età pensionabile a 64 anni (i socialisti vogliono tornare a 62 anni) e la creazione di una supergabella ispirata all’idea dell’economista Gabriel Zucman, discepolo di Piketty (2% di imposta annuale sui patriMa l’impresa si preannuncia ardua. Perché per la sinistra l’introduzione di una tassa sui grandi patrimoni è «la base di qualsiasi accordo», come ha dichiarato l’eurodeputato Raphaël Glucksmann, mentre per la destra gollista, i Républicains, sarebbe un suicidio fiscale, che aggraverebbe l’esilio dei ricchi francesi verso lidi più felici. Col Rassemblement national di Marine Le Pen e Jordan Bardella un patto di non-censura sembra per ora impossibile. Stessa situazione con la France insoumise, il partito della sinistra radicale. «Abbiamo proposto un programma e siamo stati eletti per attuarlo, non per fare intrallazzi e cercare posti», ha dichiarato su France 2 Jean-Luc Mélenchon, leader della France insoumise. Entro il 18 settembre, giorno dello sciopero generale, Lecornu vorrebbe anche finalizzare il casting del nuovo governo, anzitutto per mandare un ministro del Lavoro a trattare con le organizzazioni sindacali che promettono un autunno caldo.
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