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Mario Sechi: la nuova rotta di Giorgia Meloni per la Cina
30-07-2024, 07:49
La missione di Giorgia Meloni a Pechino è un passaggio positivo perché arriva dopo la decisione del premier di non rinnovare la partnership sulla Nuova Via della Seta. C'era chi diceva che Palazzo Chigi non avrebbe fatto una scelta “occidentale”, invece è stata ben calibrata e non ha compromesso le nostre relazioni con il Dragone. Con i cinesi fanno tutti i conti, anche l'Italia, nel quadro delle politiche europee e delle relazioni con gli Stati Uniti, cosa che non avvenne con le “cineserie” grilline nell'avventura psichedelica dei governi guidati da Giuseppe Conte. Xi Jinping è naturalmente interessato a alimentare gli scambi e plasmare lo scenario a suo favore, Meloni cerca opportunità commerciali e investimenti - come tutti i leader delle grandi economie europee - ma senza cedimenti e fughe in avanti. Il quadro è scosso dalle crescenti tensioni geopolitiche nel Pacifico, dalla competizione economica e militare con gli Stati Uniti e dalle politiche di dumping dei cinesi in settori chiave come l'acciaio e l'automobile. L'Europa è investita in pieno da questa ondata. L'auto elettrica è il capitolo più immediato e delicato sull'agenda dei leader europei: i cinesi vogliono evitare i dazi dell'Ue, per farlo puntano su una strategia di presenza industriale diretta, i costruttori che sono interessati a sbarcare in Europa con fabbriche e reti di vendita sono una ventina (ma è logico pensare che si ridurranno per effetto di una inesorabile concentrazione), il marchio numero uno nel mondo, Byd, ha chiuso un accordo con l'Ungheria e ha già oltre 200 rivenditori nella Ue. Che fare? L'Italia è l'unico Paese d'Europa con un solo costruttore, Stellantis, che non a caso ora si presenta con un accordo con i cinesi Leapmotor: le prime 800 auto sono in arrivo in questi giorni e saranno in vendita da settembre. Nessuno ha un piano compiuto, un obiettivo che non presenta rischi, ma è chiaro che siamo di fronte a un cambio di paradigma. Il dominio del software ha spostato l'attenzione dei consumatori dalle motorizzazioni ai servizi e alle connessioni, la barriera dell'elettrico è infrastrutturale (poche colonnine, tempi di ricarica lunghi, autonomia limitata) ma senza un rallentamento forte della transizione Green (cosa che non è per ora visibile a Bruxelles) gli investimenti dell'industria dell'auto andranno in questa direzione. Le vie del capitalismo sembrano infinite, quelle della politica appaiono sempre più strette.
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