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Matteo Legnani: il popolo ucraino è con Zelensky, ma a Kiev aumenta la paura
Ieri 02-03-25, 09:09
La reazione dell'ambasciatrice ucraina negli Stati Uniti, Oksana Markarova, l'hanno vista tutti in diretta venerdì dallo Studio Ovale: le mani nei capelli, e poi davanti al viso, quasi a nascondersi dalle telecamere per non mostrare la sua sorpresa e la sua angoscia. Quello che invece centinaia di milioni di telespettatori («Questa finirà per essere un'ottima trasmissione tv, che ne dite?» ha chiesto il presidente Usa ai cronisti durante lo scontro con il leader ucraino Volodymyr Zelensky) non hanno visto sono state le reazioni dei milioni di ucraini che stavano, pure loro, assistendo a quell'incredibile dibattito sfociato in vera e propria rissa in mondovisione. L'Ucraina, dopo tre annidi guerra, è allo stremo delle forze. Chi ha potuto se n'è andato da tempo, chi non ha potuto è restato, col terrore dei missili e dei droni, praticamente isolato dal resto del mondo. «Dovete fare la pace, siete talmente a corto di uomini che avete iniziato la coscrizione obbligatoria» ha rimarcato a Zelensky il vicepresidente Usa JD Vance. Le reazioni degli ucraini sono trapelate ieri sui media internazionali, come un misto di orgoglio e condanna per la condotta di Zelensky, accomunate dal terrore che la guerra possa ora continuare o concludersi con una pace “punitiva” per il loro Paese. In rete molti hanno apprezzato che il loro presidente non si sia «fatto piegare» da quelli che definiscono i «bulli della nuova amministrazione americana che vogliono la nostra capitolazione». «Meglio litigare e prendere le cose di petto, che farsi mettere i piedi in testa. I russi mirano a prendersi tutta Zaporizhzhia, Kherson, il Donbass. Non ci possono essere veri negoziati se Trump cerca di umiliare Zelensky» ha scritto Stanislav Buniatov, un ex sindaco che oggi combatte come ufficiale delle truppe di Kiev nel Donbass. «Sarà dura, ma se sarà necessario sopravviveremo anche senza l'aiuto degli Stati Uniti» ha dichiarato il 41enne Vitaly Deinega al New York Times, aggiungendo che «oggi io non mi sono vergognato né del mio Paese, né del mio presidente. E non sono sicuro che gli americani possano dire lo stesso». «È stato un confronto emozionante, ma capisco il nostro presidente. Forse non è stato abbastanza diplomatico, ma è stato sincero. Stava parlando della nostra vita e noi vogliamo vivere» ha dichiarato Yulia, una 35enne ucraina all'emittente britannica Bbc, intervistata a Kiev davanti alla cattedrale di Santa Sofia. Più duro il 30enne Andriy, che ha definito «estremamente rudi» Trump e Vance che, ha aggiunto, «hanno mostrato di non avere alcun rispetto per il popolo ucraino». «È chiaro che ormai Washington supporta la Russia» ha sparato alle telecamere il 26enne Dmytro. «La mia reazione iniziale è stata di choc e incredulità. È stato difficile vedere un presidente che è stato vittima come tutto il nostro Paese dell'aggressione russa, essere attaccato da quello che dovrebbe essere il leader del mondo libero» ha commentato, sempre alla Bbc, la parlamentare ucraina Inna Sovsun. La televisione di Stato ucraina ha edulcorato, per quel che ha potuto, i fatti di venerdì nello Studio Ovale della Casa Bianca, nel tentativo di non demoralizzare lo spirito nazionale e di non spaventare la popolazione. Tuttavia, a prevalere è la paura per quel che accadrà (o non accadrà) ora. «Grazie per la tua forza signor presidente. Ma adesso siamo terrorizzati», «per noi è finita, prendiamo i nostri soldi dalle banche adesso, prima che sia troppo tardi», sono alcuni dei messaggi lasciati ieri su X da cittadini ucraini e ripresi dai media internazionali. E non mancano le critiche alla «ingenuità» e alla «impreparazione» con cui Zelensky ha affrontato l'incontro di Washington. Per alcuni, il leader ucraino si è letteralmente «fatto intrappolare». Secondo il politologo Oleg Saakyan, «i nostri politici e diplomatici non avevano calcolato il rischio, sebbene ci fossero tante premonizioni» e Zelensky «non avrebbe dovuto accettare un confronto pubblico, alla presenza dei media». Una considerazione, questa, che lo stesso presidente ucraino ha fatto parlando venerdì sera, dopo aver lasciato la Casa Bianca, negli studi di Fox News: «Io sono per la stampa libera, ma forse di certe cose bisognerebbe parlare in privato». Il danno, però, a quel punto era già stato fatto.
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