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Mazzocchi: Kamala spende tanto ma sono soldi di Biden. Trump punta su Musk
22-09-2024, 11:53
Nella lunga notte tra il 5 e il 6 novembre si conteranno i voti che decideranno chi sarà il nuovo presidente degli Stati Uniti, ma intanto si pesano i soldi che gli sfidanti stanno investendo nelle rispettive campagne elettorali. Così mentre i sondaggi disegnano un testa a testa sempre più serrato tra Donald Trump e Kamala Harris, è l'attuale vicepresidente e candidata democratica ad aver allentato nel mese di agosto i cordoni della borsa. Secondo i documenti consegnati alla commissione federale che sovraintende i finanziamenti elettorali, la Harris ha speso 174 milioni di dollari (all'incirca 155 milioni di euro), per lo più per produrre e lanciare pubblicità (135 milioni), mentre il resto è andato a comizi, spostamenti e pagamenti dello staff. Gli sforzi economici di Trump di sono fermati a 61 milioni di dollari (55 milioni in euro). Di questi, sono stati 47 quelli per i contenuti pubblicitari. LA PAURA DEI DEM A fronte delle ingenti uscite, la Harris ha potuto contare su cospicue entrate sin dal momento in cui è stata investita del ruolo di erede di Joe Biden, su mandato di un Partito democratico spaventato dalla tenuta fisica e mentale del presidente in carica. I comitati a sostengo della Harris, sempre nel mese di agosto, hanno raccolto 295 milioni di dollari, contro i 130 dei Repubblicani. Settembre promette di essere altrettanto ricco, sulla scorta dei 47 milioni arrivati dopo il dibattito di due settimane fa. Fiduciosa, la Harris ieri ha accettato l'invito della CNN a un terzo e ultimo confronto televisivo per il 23 ottobre, lanciando il guanto di sfida a Trump: «Non dovrebbe avere problemi ad accettare». Il portafogli non piange, ma a conti fatti - è proprio il caso di dirlo - i soldi non sempre fanno la felicità: anche nel 2016 la campagna trumpiana aveva meno spiccioli rispetto a quella della Clinton, ma fu il tycoon a prendersi il vero malloppo sul banco. Le grandi compagnie tech della costa ovest come Alphabet (il gruppo che controlla Google), Microsoft, Amazon e Apple sono tra i maggiori sostenitori della Harris e per la piattaforma Open Secrets, che monitora il flusso di finanziamenti, tra i settori più generosi ci sono il mondo della scuola e degli uffici legali. Gli investimenti estivi provano così ad alimentare la popolarità mediatica della candidata democratica dopo la necessità iniziale di ridurre il divario con Trump e tenere accesa la contesa in quelli che saranno gli stati chiave. Tra di loro c'è il Michigan e non a caso il comitato dem ha riportato una donazione di 75.000 dollari per un'organizzazione no-profit, la Detroit Unity Fund, che opera per sensibilizzare la partecipazione elettorale nelle comunità nere. I Repubblicani, da parte loro, non mostrano cenni di nervosismo, per due motivi in particolare. Il primo è meno eclatante, ma non per questo secondario: il comitato nazionale per il Senato, sempre lo scorso mese, ha raccolto più di 19 milioni di dollari, per una disponibilità totale di 44 milioni, tenendo il passo della controparte democratica. La rincorsa per uno dei due rami del Congresso è fondamentale per il sistema di check and balance che contraddistingue la politica americana. I COMITATI REPUBBLICANI Il secondo motivo è quello più “consistente”: il versatile magnate Elon Musk ha aumentato le sue donazioni, girando 289.000 dollari a favore del gruppo repubblicano alla Camera perché possa conservare la maggioranza dei seggi. La somma è arrivata attraverso un comitato per la raccolta dei fondi legato al deputato della California, Ken Calvert. Se il proprietario di Tesla, Space X e del social media X in passato ha elargito tanto a destra quanto a sinistra, a questo giro ha preso una netta posizione trumpiana, tanto politica quanto finanziaria, istituendo l'America PAC, altro comitato politico esterno che sta tirando la volata a Trump. L'organizzazione si sta dando da fare per mobilitare gli elettori dell'ex presidente, portando in dote anche delle donazioni. A fine luglio erano inoltre emerse voci che attribuivano proprio a Musk una donazione mensile di 45 milioni attraverso il super comitato da lui messo in piedi: il diretto interessato ha ripetutamente smentito, senza risultare troppo convincente. Per capire quanto pesa la dote di Musk basterà attendere il 15 ottobre, quando l'America PAC dichiarerà le sue attività economiche. Piovono soldi e giungono le prime schede con il voto anticipato: in Virginia, Minnesota e South Dakota gli elettori possono già recarsi di persona ai seggi per scegliere il candidato preferito. Poco più di un aperitivo, giusto per bagnarsi le labbra.
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