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Politica
Meloni? Buffon fa impazzire la sinistra con 3 parole
Oggi 14-12-25, 09:41
Giorgia Meloni trova un testimonial d’eccezione: Gianluigi Buffon.L’ex portiere di Parma e Juventus, ora capodelegazione della Nazionale, ieri ha partecipato ad Atreju, la kermesse di Fratelli d’Italia a Roma, insieme al ministro dello Sport, Andrea Abodi. E prima di salire sul palco, ha dato il suo endorsement alla presidente del Consiglio: «Giorgia Meloni sta rappresentando, penso nel modo migliore, la nostra Nazione. Insomma, sta governando da tanto e questo è un grandissimo risultato». Buffon si è poi concentrato sulle sfide del futuro, che si riassumono in una sola parola: Mondiale. «Andarci sarebbe una magia per tutto il Paese, uno di quei pochi eventi capaci di unire l’Italia. La mia fortuna non è stata tanto quella di viverlo da protagonista, ma da tifoso. Rimpiango quando ero tifoso da ragazzo e seguivo l’Italia ai Mondiali. La qualificazione al torneo, però, è il raccolto. Prima c’è la semina: «Quando c’è crisi di talento non bisogna pensare all’immediato. Il talento è un qualcosa che non forgi o crei nel giro di un anno o due, c’è dietro un percorso, una visione che parte 10-15, anche 20 anni prima. Se tra 10-15 anni vogliamo tornare ad avere un certo tipo di talento bisogna mettere le mani alle zone più delicate in cui il talento viene scoperto e forgiato. L’età di base: 6-13 anni e 7-14 anni. Sono gli anni in cui si riesce a sprigionare e mettere a disposizione degli altri il proprio talento. È chiaro che vada intercettato e forgiato». Quello, purtroppo, che è obiettivamente mancato in questi anni, dove bisogna fare i conti con la concorrenza di altre discipline che sono in ascesa: «Ci sono tantissimi sport (in primis il tennis) che stanno catalizzando le attenzioni delle nuove leve. Nel calcio dobbiamo essere bravi e capaci, anche utilizzando metodologie diverse, affinché questi ragazzi possano sprigionare la loro indole e la volontà di essere campioni». C’è una tradizione - calcistica - da difendere: «Terre come la nostra - come anche in Brasile, Argentina, Uruguay e Croazia - hanno un dna calcistico e ci saranno sempre talenti.L’importante è saperli vedere e non soffocarli».Anche il ministro Abodi ha fissato il traguardo per il movimento sportivo italiano: «Ora c’è la Nazionale e c’è un obiettivo. Possiamo auspicare che all’interno del sistema federale, così come sta succedendo, si capiscano le ragioni di una crisi e si cerchino le soluzioni per superarla. Questo presuppone competenza, responsabilità e armonia all’interno del sistema».Anche lui ha sposato l’analisi di Buffon: «Il talento non esce da solo. Bisogna saperlo individuare e coltivare».E un aiuto per gli Azzurri potrebbe arrivare anche dall’alto. «Una preghiera per andare ai Mondiali noi la garantiamo», ha promesso don Franco Finocchio, cappellano olimpico.Proprio perché, ha spiegato, «chi non ha vissuto l’esperienza di un Mondiale condiviso non riesce a capire cosa voglia dire un Paese intero che partecipa a una gioia, a un’esperienza, e in un momento di isolamento come quello che stiamo vivendo ce n’è davvero bisogno». Lo sport come medicina sociale, quindi. Non a caso Abodi ha richiamato il ruolo di oratori, scuole e periferie, citando anche l’esperienza di Caivano, sottolineando la necessità di intervenire «dove ci sono difficoltà», applicando quello che ha definito il principio della «difesa immunitaria sociale».
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