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Michele Zaccardi: incentivi a imprese e Sud, le modifiche alla manovra
Ieri 15-12-24, 08:54
Si accende lo scontro sulla manovra, con le opposizioni che attaccano il governo. Alcuni inciampi hanno infatto costretto a far slittare l'approdo in Aula della Legge di Bilancio da lunedì a mercoledì. La giornata di domani sarà dedicata all'esame degli emendamenti del governo e dei relatori con i rispettivi sub-emendamenti, mentre martedì la Commissione bilancio voterà il mandato al relatore, prima delle comunicazioni a Montecitorio della presidente del Consiglio Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo. Con questo cronoprogramma, il via libera della Camera al testo dovrebbe arrivare venerdì. Tra gli emendamenti dei relatori e del governo spuntano alcune importanti novità. Al punto che il Pd, tramite il capogruppo in commissione Bilancio alla Camera, Ubaldo Pagano, chiede che «Giorgetti venga in Parlamento a spiegare la nuova manovra, dal momento che quella di cui stiamo discutendo è radicalmente diversa da quella approvata in Consiglio dei Ministri». «Normale iter, c'è un dibattito in Parlamento, è giusto che sia così: la manovra sarà approvata nei tempi previsti» rassicura il vicepremier e leader di Forza Italia, Antonio Tajani. Una delle misure più controverse riguarda l'equiparazione degli stipendi dei ministri non parlamentari con quelli di deputati e senatori. Secondo i calcoli del Sole 24 Ore, lo stipendio di ministri, viceministri e sottosegretari “tecnici” (in totale sono 17) aumenterebbe di 7.193,11 euro al mese, per un costo coplessivo di 1,3 milioni di euro. Sul punto è intervenuto anche Tajani, dichiarandosi favorevole: «Credo sia giusto che un ministro non parlamentare abbia la stessa indennità di un ministro che è parlamentare». Nel pacchetto di correttivi presentato dal governo spiccano poi una rimodulazione degli incentivi di Transizione 5.0, per aggirare le difficoltà burocratiche che ne hanno frenato l'utilizzo (le prenotazioni dei crediti di imposta sono ancora ferme al 5% degli oltre 6,2 miliardi di fondi Pnrr disponibili) e la proroga del Fondo di garanzia per le Pmi. Una novità di rilievo, già anticipata nei giorni scorsi ma i cui contorni si sono precisati solo ieri, riguarda il taglio di quattro punti dell'Ires per le imprese che decidono di mantenere l'80% degli utili in azienda. Per beneficiare dell'aliquota ridotta al 20% (invece che al 24) occore anche destinare, nel corso del 2025, il 30% dei profitti accantonati a investimenti per l'acquisto di beni strumentali nuovi. Oltre a questo, le aziende devono anche assumere: il numero di dipendenti non deve diminuire rispetto alla media dei tre anni precedenti, mentre occorre aumentare dell'1% sul 2024 le assunzioni a tempo indeterminato. Ma la vera novità è rappresentata sul fronte delle coperture dell'intervento sulla cosiddetta Ires premiale. Lo sconto sarà infatti finanziato dai 400-500 milioni che il governo punta a incassare dalle banche. Nel dettaglio, si prevede una riduzione della quota di perdite fiscali ed eccedenze dei crediti Ace (un incentivo per il rafforzamento patrimoniale non più in vigore) che gli istituti di credito possono dedurre dalla base imponibile. La manovra licenziata dal Consiglio dei ministri stabiliva già una sforbiciata dell'aliquota dall'80 al 65%, che garantiva 2,5 miliardi per il 2025 e 1,5 miliardi l'anno successivo: le ultime modifiche la portano al 54%. «Mi sembra assolutamente ragionevole» sottolinea il vicepremier, Matteo Salvini. Il contributo, spiega, «arriverà da banche, quindi da grandi imprese che spesso lavorano con la garanzia dello Stato» e andrà a sostenere aziende «meno grandi e che nonostante la crisi assumono». Rilevante è poi l'incremento delle risorse a disposizione della Zes (zona economica speciale) del Mezzogiorno: la dote per i crediti d'imposta destinati alle imprese che investono al Sud lievita da 1,6 a 2,2 miliardi. Viene anche rivista la disciplina sulle garanzie dello Stato sui mutui prima casa, che con le nuove norme saranno riservati «esclusivamente» a giovani coppie, genitori single con figli minori, oltre che agli under 36. Per il resto, gli emendamenti del governo introducono un preliveo fiscale aggiuntivo (0,5%) su giochi e scommesse (anche online) e l'aumento di 50 centesimi delle tasse di imbarco per i voli extra europei in partenza da sei scali italiani (tra cui Fiumicino e Malpensa). Cambia infine la norma sui controllori del Ministero dell'Economia nelle società che ricevono contributi pubblici e che aveva sollevato diverse critiche, pure all'interno della maggioranza (Forza Italia in primis). La modifica elimina la presenza dei revisori del Mef nei collegi sindacali ma introduce una stretta sui controlli per le imprese che ricevono sussidi dallo Stato per oltre il 50% del fatturato.
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