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Michele Zaccardi: tre miliardi di alberi in più, i diktat verdi sono in vigore
18-08-2024, 08:57
Da oggi è in vigore la legge sul ripristino della natura. Si tratta di uno dei pilastri del Green Deal, il pacchetto di norme dell'Ue per tutelare il clima. Il provvedimento punta a difendere la biodiversità nei Paesi europei attraverso una serie di norme piuttosto stringenti che si sono attirate le critiche di larga parte delle forze politiche e dagli agricoltori. Insomma, una riforma controversa, sbloccata dopo mesi di stallo con il contrastato voto del Consiglio europeo a giugno, dove sette tra i 27 membri dell'Ue si sono espressi contro. Ungheria, Polonia, Paesi Bassi, Finlandia e Svezia fanno mancare, al pari dell'Italia, il sostegno al provvedimento. Il Belgio, invece, ha scelto la via dell'astensione.Tutt'ora il regolamento, sebbene annacquato rispetto alla sua versione originaria, è contestato dalle organizzazioni agricole. OBIETTIVI L'obiettivo della legge è quello di ripristinare gli habitat degradati in Europa, tutelare la biodiversità e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, contribuendo all'adattamento ai cambiamenti climatici e al miglioramento della sicurezza alimentare per i cittadini europei. Non c'è dunque solo la protezione delle aree naturali, ma anche, e soprattutto, il ripristino di quelle degradate. Il provvedimento stabilisce una tabella di marcia in tre tappe: il 30% di ogni ecosistema dovrà essere oggetto di misure di ripristino entro il 2030, il 60% entro il 2040 e il 90% entro il 2050. Le nuove norme serviaranno anche per allineare l'Unione europea agli impegni internazionali assunti nel 2022 dalle Nazioni Unite a Kunming-Montreal. Tornando al testo del provvedimento, come detto la versione originaria prevedeva target molto più stringenti. La proposta della Commissione europea di due anni fa proponeva infatti di destinare il 10% dei terreni agricoli a interventi per la biodiversità come la coltivazioni di siepi, alberi, fossi, muretti o piccoli stagni: una linea guida, ma che nel testo approvato alla fine non c'è. Le aperture alle proteste degli agricoltori hanno persino fatto allentare il requisito della Pac (Politica agricola comune) di destinare il 4% dei terreni a caratteristiche non produttive, rendendola volontaria. Nella Legge sul ripristino della natura è diventato volontario anche il ripristino delle zone umide per gli agricoltori e i proprietari terrieri privati (i Paesi membri dovranno renderlo attraente da un punto di vista finanziario). Gli obblighi, che saranno a carico degli Stati e non dei singoli agricoltori, riguardano il miglioramento generale della biodiversità, misurata da tre fattori come la presenza delle farfalle delle praterie, lo stock di carbonio organico nei suoli coltivati o la quota di terreni agricoli con caratteristiche paesaggistiche cosiddette “ad alta diversità”. Sono previste anche sospensioni nel caso di crisi. Al cuore degli impegni dei singoli Paesi ci saranno i piani di ripristino nazionali che dovranno venire presentati alla Commissione europea entro due anni. Piani che prima andranno notificati in forma di bozza, e poi dovranno essere pubblicati nell'arco di sei mesi dall'arrivo di eventuali osservazioni dell'esecutivo Ue. I piani conterranno le misure da adottare sulla base delle tappe fondamentali del 2030, 2040 e 2050, per soddisfare gli obblighi e raggiungere gli obiettivi della legge adattati al contesto nazionale, includendo tempistiche, indicazioni sulle risorse finanziarie e benefici attesi, in particolare per l'adattamento e la mitigazione dei cambiamenti climatici. L'Agenzia europea dell'ambiente redigerà poi relazioni tecniche periodiche sui progressi verso gli obiettivi. FIUMI Gli Stati dovranno adottare misure di ripristino in almeno il 20% delle aree terrestri Ue e nel 20% delle sue aree marine entro il 2030. Entro il 2050, tali misure dovrebbero essere in atto per tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino. L'obiettivo è ripristinare entro il 2030 almeno 25mila chilometri di fiumi a flusso libero (e cioè liberare i letti dei corsi d'acqua) invertire il declino delle popolazioni di insetti impollinatori e migliorarne la diversità, oltre a migliorare la biodiversità negli ecosistemi agricoli e forestali, contribuendo all'impegno di piantare almeno tre miliardi di alberi aggiuntivi entro il 2030 a livello Ue.
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