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Nicolato: Assad, una dinastia di dittatori tra comunismo e crudeltà
08-12-2024, 07:10
Dal padre Hafez, Bashir al Assad ha ereditato la stessa composta e rilassata postura, oltre al potere, una pacatezza di facciata che contrasta con tutti i guai che la Siria ha dovuto affrontare da quando ha conquistato l'indipendenza nel dopoguerra. Il comandante dell'aviazione Hafez si impadronì del potere nel 1970 dopo un colpo di Stato del Ba'ath, il partito socialista panarabo filosovietico di cui faceva parte, e dopo una resa dei conti all'interno dello stesso ordita dall'ala militare alawita di cui Assad era il leader. È quella che poi è passata alla storia come la “rivoluzione correttiva” che fece piazza pulita dei vertici responsabili tra le altre cose della sconfitta nella Guerra dei Sei Giorni. Il nuovo capo di Stato, eletto presidente della Repubblica nel 1971 e più volte riconfermato, instaurò un regime monopartitico, dittatoriale e quasi paranoico, in cui anche il minimo sospetto di dissenso poteva costare la prigione o la morte. Un regime che si avvaleva della collaborazione della Russia sovietica e che nonostante sia divenuto il principale punto di riferimento del radicalismo arabo, sostenitore di gruppi terroristi anti -israeliani ed anti -americani, vantava un indirizzo secolari sta unico tra le nazioni islamiche, in cui convivevano musulmani, cristiani, alawiti e drusi. Il figlio Bashar non era destinato a diventare presidente, ma la sua vita cambiò radicalmente quando suo fratello maggiore Bassel, prescelto quale primogenito a ereditare il potere, morì in un incidente stradale nel 1994. Bashar abbandonò gli studi in oftalmologia e lasciò Londra, dove aveva incontrato sua moglie Asma, una musulmana sunnita di origine anglo -siriana che lavorava per la società di servizi finanziari JP Morgan. Tornato a casa, seguì un corso di studi militari e ricevette lezioni di politica dal padre. Alla morte di quest'ultimo nel 2000, Bashar divenne presidente tramite referendum, confermandosi poi un secondo mandato nel 2007. Inizialmente era considerato un riformatore, nonostante il suo aspetto imperturbabile che poteva apparire distante, amava considerarsi vicino al popolo, tanto che andava spesso al ristorante guidando la sua automobile con la moglie Asma al fianco. Fino a che non sopraggiunse la Primavera Araba nel 2011, le cui avvisaglie tuttavia in Siria si erano già fatte sentire anni addietro con vari attacchi dinamitardi orditi dai Fratelli Musulmani che consideravano Hafez un nemico di Allah. In uno di questi, il 26 giugno 1980, il presidente scampò alla morte per miracolo: nel corso di un ricevimento ufficiale in onore del presidente del Mali, Hafez riuscì a evitare una raffica di mitragliatrice e allo stesso tempo ad allontanare con un calcio una granata. Solo poche ore più tardi centinaia di integralisti vicino al movimento furono imprigionati e uccisi in un massacro condotto dal fratello Rifa'at al Assad. Lo stesso Rifa'at è stato poi il responsabile del bombardamento contro la Fratellanza Musulmana condotto su Hama in cui morirono decine di migliaia di persone. Per tale motivo la conquista di tale città viene tuttora considerata prioritaria dai ribelli. Bashir non è stato certo meno tenero, reagendo alla Primavera araba con una guerra che ha causato la morte di più di 500mila persone e lo sfollamento di metà della popolazione. Durante il conflitto Assad si è avvalso del sostegno militare dell'Iran e della Russia, che lo hanno aiutato a rimanere in sella e a vincere. Almeno fino a quando non è ripresa l'offensiva dei ribelli il 27 novembre scorso.
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