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Nicolato: con JD Vance l'America profonda espugna Washington
07-11-2024, 07:59
Nessuna sorpresa: tra gli Stati che hanno dato la vittoria a Trump c'è anche l'Ohio del nuovo vicepresidente degli Stati Uniti, James David Vance, detto JD. In quello che un tempo veniva considerato come uno Stato guida, in quanto a ogni tornata elettorale il suo voto rispecchiava quello della nazione, Trump aveva già vinto nel 2016 con un margine di 8 punti, e con lo stesso margine si era riconfermato nel 2020. Il tycoon non aveva certo bisogno del traino del suo vice per riconfermarsi perla terza volta, ma la presenza di Vance nel ticket presidenziale va ben al di là di un mero calcolo elettorale. Il 40enne avvocato di Middletown, triste sobborgo di Cincinnati, rappresenta egli stesso nella sua persona e nella sua storia familiare, quella categoria di americani della Rust Belt in declino che sono lo zoccolo duro attorno al quale Trump ha costruito le sue fortune politiche. Lo stesso Hillbilly Elegy, in Italia conosciuto come Elegia Americana, che Vance ha pubblicato nel 2016 quando ancora guardava con sospetto l'ascesa del tycoon, rappresenta il ritratto di un'America perduta e in cerca di una nuova identità che poi ha ritrovato in Trump. Tutto è iniziato da lì, da quelle pagine. Da una storia di resistenza personale nelle difficoltà della vita che si è evoluta in un fenomeno culturale affascinando milioni di persone, spingendo Vance sotto i riflettori nazionali e spianando la strada alla sua scalata politica. Vance è cresciuto in una famiglia che ha lottato contro la dipendenza alla droga, la povertà e l'instabilità, in una comunità devastata dal deterioramento economico. Sebbene Elegia Americana non fosse un libro apertamente politico, le idee in esso contenute hanno toccato una corda sensibile nei potenziali sostenitori di Trump e Vance è diventato inaspettatamente un portavoce credibile delle preoccupazioni che affrontano gli americani bianchi della classe operaia. Con il tempo e l'entrata in politica e al Senato nel 2022, le sue opinioni si sono affinate e allineate a quelle del tycoon, in particolare sui temi economici, l'occupazione e le opportunità per le aree trascurate come quella da cui proviene. Ed è passato poco più di un anno e mezzo perché Trump, che lo seguiva da tempo, lo prendesse con lui nel suo ticket presidenziale chiudendo di fatto il cerchio che è iniziato con Elegia Americana. Una scelta che molti hanno sottovalutato o addirittura criticato non cogliendo quanto fosse importante che una larga fetta di americani potesse identificarsi in quella storia personale, a differenza di quella di Trump che è troppo lontana e unica per la stragrande maggioranza della popolazione. Insomma Vance in queste elezioni ha rappresentato in carne e ossa gli elettori di Trump e quello che Trump non è. E si è posto, con la metà dei suoi anni, come l'erede ideale e culturalmente più adatto della sua politica. Dentro o fuori dal movimento MAGA che a ben vedere gli sta stretto. La scelta del tycoon a conti fatti si è dimostrata estremamente intelligente. La sua stessa credibilità è aumentata con Vance quale possibile vicepresidente e non solo per il suo passato ma anche per quello che ha dimostrato durante la campagna elettorale. Al termine del dibattito dei vice con Tim Walz, lo stesso New York Times scriveva che Vance aveva offerto “una delle migliori performance di dibattito di un candidato repubblicano alla presidenza o alla vicepresidenza nella memoria recente”, difendendo Trump in modo molto più efficace di quanto Trump non sia mai stato capace di fare. The Hill disse che il dibattito gli ha dato una spinta decisa per diventare uno dei più credibili candidati alla Casa Bianca nel 2028. Ma quel faccia a faccia svoltosi a inizio ottobre ha segnato anche una svolta nelle fortune di Trump i cui sondaggi hanno iniziato a risalire proprio nello stesso periodo. Sempre preciso e puntuale nelle sue dichiarazioni, il vicepresidente in questi mesi ha ridotto al minimo scivoloni e gaffe- se si esclude quella sugli haitiani che comunque molti non hanno considerato tale -, risultando preparato anche in questioni non propriamente sue, come la politica estera. Sull'Ucraina ad esempio ha detto che la questione «non riguarda il Gop ma la matematica. L'Ucraina ha bisogno di più soldati di quanti ne possa schierare, anche con politiche di coscrizione draconiane. E ha bisogno di più materiale di quanto gli Stati Uniti possano fornire. Questa realtà deve informare qualsiasi futura politica sull'Ucraina». Che è quello che pensa la gran parte degli elettori repubblicani.
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