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Nicolato: Hiroshima amore loro. Nucleare ultima sponda di tiranni rossi e Ayatollah
02-11-2024, 12:29
Nella sua pagina web la Nato sostiene che lo scopo fondamentale della propria capacità nucleare è «preservare la pace, prevenire la coercizione e scoraggiare l'aggressione». E che finché esisteranno le armi nucleari, la Nato rimarrà un'alleanza nucleare. L'obiettivo della Nato, dunque, è un mondo più sicuro per tutti in cui «l'Alleanza cerca di creare l'ambiente di sicurezza per un mondo senza armi nucleari». Quello che sembra un palese controsenso, possedere armi nucleari per arrivare a un mondo senza armi nucleari, è in realtà la base ideologica che sostiene il meccanismo della deterrenza secondo cui chi possiede armi nucleari gode di un privilegio indiscusso, un «arte», come diceva il dottor Stranamore, quella di «produrre nella mente del nemico la paura dell'attacco». La guerra in Ucraina ne è un esempio lampante. Nel suo attacco a Kiev la Russia ha dimostrato di non avere un'armata convenzionale all'altezza della sua fama ma in compenso possiede armi atomiche, anzi insieme agli Stati Uniti è notoriamente il Paese che possiede più testate nucleari (come spieghiamo a fianco), in grado di cancellare in pochi minuti dalla faccia della terra l'intera umanità. Questo terrificante vantaggio ha permesso a Mosca di trascinare la guerra per oltre due anni e di evitare che gli Usa diano il permesso a Kiev di utilizzare i suoi missili a lungo raggio per colpire il territorio russo. Un altro esempio è rappresentato dalla Corea del Nord, Paese comunista disastrato sotto ogni profilo ma in possesso di diverse testate atomiche e di missili balistici in grado di lanciare tali testate a varie migliaia di chilometri. Questo particolare, che Kim Jong Un non smette mai di sottolineare con le parole e con i fatti sotto forma di esercitazioni, ha permesso a Pyongyang di sopravvivere e di evitare particolari fastidi nonostante le continue minacce ai vicini del Sud, al Giappone e perfino agli Stati Uniti. In sostanza possedere le armi atomiche significa possedere il potere e in quanto tali, da quando esistono, hanno sempre fatto gola a tutte le dittature con velleità di espansione e dominazione e ai Paesi che devono difendersi dalla stesse. L'Iraq, ad esempio, a iniziare dagli anni ‘70 e per tutta la durata della guerra con l'Iran, aveva implementato un piano di sviluppo per le armi atomiche terminato solo dopo la prima guerra del Golfo e lo smantellamento dello stesso da parte delle Nazioni Unite. Secondo l'intelligence americana Saddam Hussein non ha mai smesso di cercare l'atomica, nemmeno dopo l'intervento delle Nazioni Unite ed è anche per questo che hanno deciso di attaccare nuovamente in quella che è conosciuta come la seconda guerra del Golfo. Lo stesso fece l'Iran a iniziare dal 1979, cioè dalla rivoluzione in poi, in chiave anti irachena e anti israeliana. Il primo intervento dell'Aiea è arrivato solo nel 2002, dopo che il Consiglio nazionale della resistenza iraniana aveva rivelato le presunte attività nucleari iraniane non dichiarate. Secondo gli Usa e soprattutto Israele il programma, nonostante trattative, accordi e ispezioni decennali, non si è mai interrotto, anche se l'Aiea nel 2018 ha detto di non aver più trovato prove credibili di attività di armi nucleari dopo il 2009. L'ultimo rapporto della stessa agenzia tuttavia sostiene che le riserve iraniane di uranio arricchito al 60%, vicino al 90% necessario per sviluppare un'arma atomica, ammontano a 164,7 kg, una quantità sufficiente per produrre più di tre bombe nucleari. Teheran nega di volere l'atomica, ma ovviamente non ci crede nessuno. Tantomeno Israele che, consapevole di essere circondato da Stati e gruppi terroristici che ne vogliono la sparizione, ha cercato di procurarsi l'atomica fin dagli albori della stessa. Deterrenza, era in questo caso la più che valida giustificazione per arrivare all'obiettivo atomico. Il governo israeliano non ha mai ammesso di avere armi nucleari, preferendo mantenere una politica di «deliberata ambiguità» ma secondo stime indipendenti avrebbe da 100 a 200 testate nucleari, con la possibilità di lanciarle da aerei, da sottomarini e da razzi. Durante la guerra dei Sei Giorni contro Egitto e Siria Israele disponeva già di due bombe atomiche. In quella del Kippur ne possedeva almeno una decina. Israele, sebbene nel secondo caso sia stato attaccato, ha sempre preferito non usarle, visto che i combattimenti si svolgevano in gran parte al di fuori del suo territorio. Ma immaginate se per caso un giorno l'Iran dovesse seriamente attaccare lo Stato ebraico. Non lo farà mai, perché appunto Israele possiede l'atomica, ha il potere di «produrre nella mente del nemico la paura dell'attacco». Per questo l'Iran ha sempre mandato avanti, e allo sbaraglio, i suoi famosi proxy. Cercando nel frattempo di procurarsi la propria atomica.
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