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Nicolato: Mosca gioca a scacchi e (per ora) dice no al piano di pace di Trump
30-12-2024, 08:17
La Russia non è soddisfatta del piano di Trump sull'Ucraina, lo ha detto il ministro degli Esteri russo Lavrov in un'intervista alla Tass che dà tanto l'impressione di essere stata organizzata per fare sapere al mondo che tra Mar -a -Lago e Mosca è stato aperto un canale diplomatico informale, alla faccia dell'Amministrazione americana in carica. «A giudicare dalle numerose fughe di notizie e dall'intervista rilasciata dallo stesso Trump al Time il 12 dicembre, sta parlando di ‘congelare' le ostilità lungo la linea di ingaggio e di trasferire agli europei l'ulteriore responsabilità di affrontare la Russia. Non siamo certo soddisfatti delle proposte avanzate» ha detto il titolare della diplomazia di Mosca aggiungendo semplicemente che il Cremlino non ha tuttavia ancora ricevuto alcun segnale ufficiale dagli Stati Uniti e «fino al 20 gennaio, data dell'insediamento, Donald Trump ha lo status di ‘presidente eletto'». In buona sostanza «tutta la politica su tutti i fronti» è ancora determinata dal presidente in carica e dalla sua amministrazione. «Solo quest'ultima è autorizzata a impegnarsi con la Russia per conto degli Usa, come ci viene regolarmente comunicato, questo accade di tanto in tanto, ma in tali contatti non si parla di trattative con l'Ucraina» ha concluso sulla questione Lavrov con un certo sarcasmo. Il ministro dunque fa presente che non ci sono trattative ufficiali in corso, che semmai l'attuale Amministrazione avrebbe ricordato «di tanto in tanto» a Mosca che in questo periodo di transizione solo Biden ha voce in capitolo. Un chiarimento che se letto in controluce fa dedurre che dei contatti tra uomini di Trump e il Cremlino siano già avvenuti e che Washington sia dovuta intervenire per ricordare che il presidente eletto per il momento non ha alcun potere. Lavrov non parla di piani precisi ed è ovvio che sia così perché non ve ne sono, ma con le sue parole sembra far riferimento a una proposta risalente a un paio di mesi fa che secondo il Wall Street Journal sarebbe stata redatta dal team del presidente eletto e che prevede la rinuncia da parte di Kiev all'entrata nella Nato per almeno 20 anni e l'istituzione di una zona demilitarizzata che secondo voci successive dovrebbe essere controllata da un contingente di forze di pace dell'Ue e del Regno Unito. È davvero questo il piano di Trump? Non c'è nessuna prova che lo sia ma potrebbe essere la base su cui Russia e nuova Amministrazione statunitense hanno iniziato le discussioni. Nell'intervista rilasciata al Time a cui Lavrov fa riferimento Trump rimane molto vago sull'argomento, alla domanda se avesse o meno parlato con Putin ha risposto di non poterlo rivelare e a quella ripetuta più volte relativa all'eventuale taglio degli aiuti all'Ucraina ha risposto che «il numero di soldati morti, sia russi che ucraini, è sbalorditivo» e di essere in disaccordo con l'utilizzo di missili a lungo raggio in quanto «intensificano questa guerra, peggiorandola». L'intervento di Lavrov serve anche a fare intendere che c'è molto da lavorare in proposito e lo fa secondo lo stile del suo presidente, alternando disponibilità e minacce. «Siamo sempre stati e rimaniamo pronti a negoziare», ha ricordato il ministro. «Da parte mia, vorrei sottolineare in particolare che possiamo parlare solo di accordi affidabili e giuridicamente vincolanti che dovrebbero eliminare le cause profonde del conflitto e che dovrebbero contenere un meccanismo che li renda impossibile da violare», ha aggiunto. Ma poco prima, in un'altra intervista rilasciata a Ria Novosti, lo stesso lo stesso Lavrov aveva suggerito che Mosca sta a sua volta prendendo in considerazione la possibilità dello spiegamento di missili a corto e medio raggio: «Stiamo valutando la situazione sulla base di un'analisi delle azioni destabilizzanti di Usa e Nato nella sfera strategica e, di conseguenza, dell'evoluzione delle minacce che ne derivano». I missili a medio raggio possono raggiungere una distanza di 5mila km e possono anche essere armati con testate nucleari. La mossa richiederebbe l'abbandono della moratoria unilaterale sullo spiegamento di tali missili ma per Lavrov questo non è un problema in quanto «gli Usa hanno schierato tali armi in varie regioni del mondo, ignorando con arroganza gli avvertimenti di Russia e Cina». «Come ha chiaramente affermato il presidente della Vladimir Putin», ha concluso «risponderemo in modo proporzionato».
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