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No Tav, la violenza si sposta al Sud: nel mirino il Ponte sullo Stretto
Oggi 11-12-25, 02:45
Stavolta vogliono andare sino in fondo, prima che ci scappi il morto. La Digos della Questura di Torino è al lavoro per identificare gli esponenti dell’ala oltranzista del movimento No Tav che, nella notte tra sabato e domenica e tra domenica e lunedì, hanno attaccato i cantieri di San Didero e Chiomonte, in Val di Susa. Gli investigatori stanno visionando le immagini dei due assalti per dare un volto e un nome agli attivisti responsabili. A San Didero avrebbero partecipato una cinquantina di incappucciati, con disordini durati circa mezz’ora. Per motivi di sicurezza era stata chiusa anche l’autostrada vicina, la Torino-Bardonecchia. A Chiomonte invece il gruppo sarebbe stato più numeroso, un centinaio, con tensioni proseguite per alcune ore e lancio di bombe carta, materiale esplodente, sassi e bulloni scagliati con fionde. Durante gli incidenti davanti al cantiere di Chiomonte un funzionario della Digos di Torino è rimasto ferito. Solo la professionalità dei poliziotti, mista ad una tenacia da encomio ha evitato il peggio. Ma fino a quando andrà così? La domanda gira con forza fra gli inquirenti perché quanto avvenuto sarebbe solo la punta dell’iceberg. Chiomonte e la Val di Susa, come spiegano fonti investigative a Libero, sono diventate una sorta di palestra di ardimento per antagonisti e black bloc, sostenuti dai No Tav. E lì, con questi assalti, che i violenti stanno facendo le prove di guerriglia, in attesa dei rinforzi. Da molte zone dell’Europa del Nord si starebbero muovendo molti esponenti dei movimenti di lotta, convinti che la Val di Susa rappresenti il miglior punto di congiunzione fra chi vuole assaltare le forze dell’ordine. Facile intuire come il cantiere dell’alta Velocità sia solo un pretesto. «Oggi, vent’anni dopo, il movimento No Tav non ha più senso. È fuori tempo. Addirittura trovo che il ruolo dei sindaci all’interno del movimento sia del tutto marginale. Ora la gran parte della Valle è a favore della linea Torino-Lione. Il movimento è, invece, ormai gestito dai centri sociali di Torino. Per Askatasuna l’opera è l’unico vero megafono per ottenere visibilità», spiega Antonio Ferrentino, l’allora sindaco di Sant’Antonino di Susa, nonché presidente della Comunità montana Bassa Valle di Susa, in un dialogo con La Stampa. Una decifratura, quella di Ferrentino, particolarmente chiara dei messaggi in codice lanciati dai violenti, con i loro assalti, e suoi quali si stanno concentrando gli investigatori. Ai quali non sarebbe sfuggito il lavoro di coinvolgimento messo in modo dai violenti di Askatasuna, consapevoli che il partenariato con i violenti del Nord Europa sia necessità, e non una semplice collaborazione. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:45335419]] Anche perché No Tav e compagni sarebbero già pronti a trasferirsi in Calabria e Sicilia, un minuto dopo l’apertura del primo cantiere per la realizzazione del Ponte sullo Stretto. Di questa migrazione della violenza gli investigatori ne sono assolutamente convinti. E se tutto ciò non è avvenuto sino ad oggi, lo si deve solo al paletti messi dalla Corte dei Conti alla realizzazione dell’opera. Dunque, per vedere gli assalti in Sicilia, sarebbe solo una questione di tempi. Ma questo conferma il fatto che il nostro Paese è diventato la terra preferita da chi cerca il caos e lo scontro fisico con le forze dell’ordine, non tanto per impedire un’opera, quanto per provare a destabilizzare il sistema democratico, creando panico e tensione. E per arginare questa deriva, spiegano le fonti investigative, servono anche strumenti legislativi, con norme più stringenti in termini di arresti e procedimenti giudiziari. Dal canto suo il capo della Polizia, Vittorio Pisani, volendo ribadire da parte sta lo Stato, ieri pomeriggio ha fatto visita alla redazione de La Stampa, a Torino, «per esprimere vicinanza» al direttore, Andrea Malaguti, e ai giornalisti, dopo l'assalto subito lo scorso 28 novembre. «Lavoriamo con il fine comune di garantire le libertà democratiche. In un momento difficile per lo scenario internazionale come questo, la libertà di stampa va tutelata più di ogni altra cosa», sottolinea Pisani Per «par condicio», quest’anno, al tradizionale incontro con la stampa a Roma per gli auguri di Natale si è aggiunto quello milanese, a cui hanno partecipato anche il questore, Bruno Megale, e il prefetto, Claudio Sgaraglia, che ha assicurato una «grande attenzione» al capoluogo lombardo, dove - grazie anche al tessuto imprenditoriale - si registra «la presenza di un numero di persone che vivono la città superiore al numero di residenti». La città tra poche settimane ospiterà i Giochi invernali di Milano Cortina, «una gestione che ci coinvolge ogni giorno di più», chiosa il prefetto.
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