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Pietro De Leo, Tajani si sfoga: "Basta calunnie su di me"
23-09-2024, 08:02
La manovra economica e i tanti dossier internazionali sul tavolo di un Paese del confine Sud europeo. E anche una risposta alle polemiche e a qualche malizioso retroscena apparsi nei giorni scorsi su qualche proposta di politica economica. Sono molteplici i temi affrontati dal ministro degli esteri e Segretario nazionale di Forza Italia Antonio Tajani, a margine dell'Assemblea generale dell'Onu a New York. In un punto stampa al consolato italiano nella Grande Mela, interpellato dai giornalisti, torna su uno dei temi al centro del confronto intorno alla manovra economica in gestazione, ovvero la tassa sugli extraprofitti. Quello di Forza Italia, spiega il numero uno azzurro, è «un no alla tassa sugli extraprofitti, è un sì a un dialogo con le banche, con un tavolo dove si possano trovare soluzioni positive anche per i conti pubblici». E aggiunge: «abbiamo sempre detto che bisogna lavorare con grande serietà», dunque ribadisce: «siamo contro la tassa sugli extraprofitti. In un Paese democratico e liberale non si può porre un limite ai guadagni di un'impresa. Lo Stato non decide quando una cosa è profitto e quando è un extraprofitto. Detto questo, bisogna evitare che ci siano imposizioni dall'alto». Il tema era stato anche al centro di colloqui con i giornalisti al suo seguito sul volo di linea che lo ha portato a New York. «Il sospetto», gli aveva domandato il Corriere della Sera, «è che lo facciate per difendere Mediolanum». Risposta secca: «Forza Italia non prende una lira da Mediolanum. È una calunnia infame. Io non ho interessi e non prendo ordini da una banca, non faccio vacanze di lusso, vado a Fiuggi, non ho doppia vita né doppie famiglie». Repubblica gli aveva poi chiesto dei rapporti con i figli di Berlusconi. «Perché pensate sempre che Marina dica a Forza Italia “fai così, fai colà”? Non è vero, non ci chiedono mai niente. Il padre era capo del partito, loro sono imprenditori amici che ci sostengono. E voi un giorno a scrivere “Marina disistima Tajani”, un altro “ecco come lavorano per cacciare Meloni e mettere Draghi”... Non è così e io non sono uno strumento nelle mani di nessuno». Una posizione, peraltro, in linea con quella espressa dalla primogenita di Silvio Berlusconi in una lettera inviata qualche giorno fa allo stesso giornale. NETTI SULL'UCRAINA Tornando all'agenda americana, ampie, poi, sono le riflessioni sulla politica estera. A partire sulle armi in Ucraina. «Abbiamo una posizione molto chiara», dice il capo della diplomazia, «sosteniamo l'Ucraina senza se e senza ma, dal punto di vista finanziario e dal punto di vista del materiale. Però noi abbiamo sempre detto che che non possiamo» dare assenso all'utilizzo delle armi in territorio russo, «anche perché la Costituzione parla chiaro: non possiamo e non c'è in Parlamento neanche una maggioranza favorevole a utilizzare le armi» in tal senso. E chiarisce come esse «devono servire a difendere l'integrità territoriale dell'Ucraina. La Nato non è in guerra con la Russia, noi non siamo in guerra con la Russia. Bisogna stare attenti noi a provocare un'escalation. Noi sosteniamo la candidatura dell'Ucraina come parte dell'Unione Europea, come parte della Nato, e siamo per una conferenza di Pace alla quale dovrebbe partecipare anche la Russia». Un'iniziativa, questa a cui presentarsi «senza una soluzione predeterminata che è, com'era voluta un'altra volta, la sconfitta dell'Ucraina. Questo non è accettabile. Però», ribadisce, «vogliamo arrivare a una conferenza di pace». Capitolo Medio Oriente. Tajani spiega che, per oggi, sono in programma «due riunioni del G7, quindi parleremo con i nostri alleati per vedere quali iniziative si possono adottare per tenere aperta la porta della diplomazia. Bisogna arrivare al cessate il fuoco, bisogna impedire che peggiori la situazione in Libano». E ricorda: «il problema è solo di Hazbollah, non è di tutto il Libano. I cristiani per esempio non vogliono nessuna guerra. Alla fine l'obiettivo è quello di arrivare al “cessate il fuoco” a Gaza per la liberazione degli ostaggi, per permettere di aiutare la popolazione palestinese». HAMAS RESPONSABILE Sul tema il ministro degli Esteri aveva indicato Hamas, in un'intervista a Fox News, come «principale responsabile» della crisi esplosa in Medio Oriente. Anche il dossier migratorio trova apsazio nel colloquio con i giornalisti. «Stiamo ottenendo buoni risultati. Lavoriamo in accordo con Tunisia, Libia, Egitto, con i Paesi del Nord Africa», per ridurre le partenze irregolari e «contrastare il crimine, dal momento che ci sono molte organizzazioni» dedite al traffico di esseri umani. Infine, la sfida per la Casa Bianca tra Donald Trump e Kamala Harris. Qui, posizione di massimo equilibrio: «Indipendentemente da chi sarà il presidente», assicura il ministro degli Esteri, «noi saremo amici e alleati leali degli Stati Uniti».
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