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Pietro Senaldi: Aldo Spinelli, l'imprenditore affida la holding all'ex deputato Pd Ermini
30-07-2024, 13:04
«No, non è un ricatto delle toghe, e chi lo insinua avvelena il clima per fare pensare ai cittadini che i giudici possano avere preferenze per uno schieramento o per l'altro» afferma indignato Giuseppe Santalucia, presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati. Si riferisce all'inchiesta che ha decapitato la Regione Liguria. No, non sarà un ricatto. È un fatto però che, nella speranza di vedersi revocare dopo tre mesi gli arresti domiciliari, uno ha dovuto rinunciare alla carica e l'altro all'azienda. Giovanni Toti ha dovuto lasciare la poltrona di governatore e aprire una campagna elettorale che vede la sinistra, fuori dai giochi da dieci anni, favorita. Aldo Spinelli ha dovuto invece cambiare il consiglio d'amministrazione della sua holding, la Spininvest, insediandone alla presidenza David Ermini, deputato del Pd per due legislature ed ex vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura. Veniamo ai fatti nel dettaglio. Venerdì scorso Giovanni Toti si è dimesso da presidente della Regione Liguria e ieri il suo avvocato, Stefano Savi, ha presentato l'ennesima richiesta di revoca degli arresti domiciliari per il suo assistito. Stavolta la domanda potrebbe non essere respinta perché, già entro oggi, la Procura potrebbe dare perla prima volta parere favorevole. Sarebbe strano il contrario, visto che nelle motivazioni di conferma della misura di restrizione i magistrati hanno scritto chiaramente che ormai sono caduti tutti i presupposti giuridici per gli arresti, tranne il pericolo di reiterazione del reato, legato al fatto che Toti era ancora in carica e, se liberato, avrebbe potuto esercitare la funzione. Via la funzione, via le ragioni dell'arresto quindi e, salvo colpi di scena, l'ex governatore potrebbe tornare libero già domani, o comunque entro settimana. La giudice preliminare, Paola Faggioni, è rientrata prima dalle ferie, che erano programmate fino al 5 agosto, plausibilmente per non far decidere a un eventuale sostituto. La conseguenza delle dimissioni è che la Liguria andrà al voto anticipatamente, in autunno, e il centrosinistra, a guida Pd, avrà una buona occasione per tornare alla guida della Regione, con una campagna elettorale che sfrutti l'inchiesta. A guidarla dovrebbe essere Andrea Orlando, ex ministro dem della Giustizia, al momento candidato in pectore del campo largo. Oggi per chi legge dovrebbe essere anche il giorno nel quale la Procura chiederà per Toti il giudizio immediato, un procedimento speciale che fa saltare l'udienza preliminare e consente di iniziare subito il processo. All'indagato Toti, che ha fretta di chiudere la vicenda giudiziaria, la cosa va benissimo, ma in realtà le motivazioni del giudizio immediato sono quantomeno discutibili. Non si capisce infatti la fretta dei pm, ansiosi di risparmiare qualche mese dopo un'indagine durata tre anni. I maligni sostengono che la mossa permetterà alla sinistra di fare la campagna elettorale contro il centrodestra con il presidente uscente a processo per corruzione. È vero che non si è colpevoli fino al terzo grado di giudizio, ma è anche vero che l'opinione pubblica non attende i templi biblici della nostra giustizia. Ai manettari democratici basta un titolo di giornale per emettere sentenze irrevocabili, quando alla sbarra c'è un rivale politico. L'altro fatto di giornata ieri è stato il cambio di governance dell'azienda di Spinelli. L'imprenditore, accusato di aver corrotto Toti, ha 84 anni ma non è tipo che ami stare in pantofole e, dopo tre mesi agli arresti domiciliari, non cela fa più. Così si è deciso a consegnare le chiavi del suo impero a un avvocato dem, David Ermini, stimabilissimo ma tuttora componente della direzione del Pd, che entra con il penalista Nicola Scodnik in qualità di garante, e declassato a consigliere l'ex amministratore unico, Vittorio Gattone. Subito dopo, Alessandro Vaccaro, difensore dell'indagato e regista dell'operazione, ha presentato in Procura richiesta di scarcerazione per il suo assistito. Anche in questo caso dovrebbero esserci buone prospettive di accoglimento della domanda, visto il prezzo pagato per tranquillizzare la Procura. Difficilmente infatti si può ipotizzare che i pm genovesi pensino che il dem Ermini possa reiterare i presunti reati di Spinelli. E ancora più improbabile è che lo scrivano. Non è una novità che scior Aldo, come lo chiamano al porto di Genova, il suo regno, si affidi a una toga come figura di garanzia. Ci aveva già provato con l'ex procuratore capo del capoluogo ligure, Francesco Cozzi, ingaggiato come consulente, ma la mossa non lo aveva messo al riparo dalle indagini. Stavolta però la scelta è decisamente più radicale, tanto nell'incarico quanto nell'incaricato, perfetto punto d'incontro tra magistratura e Pd. Con la Regione sottratta al centrodestra e l'azienda di Spinelli in mani affidabili, può cominciare così il processo, magari anche, grande concessione dei pm, con il ritorno delle garanzie costituzionali per i principali indagati. Il verdetto arriverà, la pena è già iniziata, il risultato dell'inchiesta è pienamente raggiunto. Quanto alla giustizia, si attende il prossimo report negativo dell'Unione Europea così che i democratici possano attaccare il governo, e non invece i magistrati che la amministrano. Nota per l'Anm: ricatto è, da vocabolario, una coazione per ottenere un risultato che crei danno all'altro e un vantaggio indebito a se stessi o ad altri. Nel caso di Genova ci sono la coazione, rappresentata dagli arresti, il danno, costituito dalla rinuncia alla presidenza della Regione e alla guida dell'azienda e il vantaggio. Non c'è l'indebito, e quindi hanno ragione i legulei, perché tutto è stato fatto in nome della giustizia, la cui applicazione è stata anticipata dal terzo grado di giudizio a prima dell'inizio del processo, che potrebbe anche concludersi con la negazione del teorema accusatorio. Ma a quel punto non interesserà più neppure a Toti e Spinelli.
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