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Pietro Senaldi: in un anno 266 poliziotti feriti in piazza
02-01-2025, 14:06
«Siamo grati alle forze dell'ordine, presidio di libertà dei cittadini per il contributo decisivo alla cornice di sicurezza in cui vive il nostro Paese». Sono le parole del capo dello Stato nel discorso di fine anno. Una frase definitiva, che chiude ogni polemica sui nostri agenti, troppo spesso offesi e umiliati da parte dell'opinione pubblica progressista, quella che vuole forzatamente dipingere l'Italia del governo di centro destra come una Repubblica securitaria con tendenze autoritarie. Parole pronunciate da Sergio Mattarella subito dopo aver specificato che «la sicurezza resta una preoccupazione dei cittadini e va assicurato massimo sostegno alle vittime dei reati» e aver reso merito a carabinieri e polizia per il fatto che negli ultimi dieci anni «sono stati raggiunti risultati significativi sul fronte della prevenzione, con diminuzione di omicidi volontari, rapine e furti in casa». È auspicabile che questi concetti si fissino bene nella testa di chi scende in piazza di continuo sostenendo di voler difendere la nostra Costituzione ma si ostina a vedere nelle forze dell'ordine dei nemici della democrazia, anziché dei custodi. Il 2024 infatti si è chiuso con due dati, resi noti dal Viminale, che è corretto definire interdipendenti. Alla faccia di chi sostiene che in Italia non si possano esprimere le proprie opinioni, negli ultimi dodici mesi ci sono state 12.287 manifestazioni, una media di 35,5 al giorno, per gli amanti della statistica, 4.602 per ragioni politiche o elettorali, 4.186 per questioni occupazionali, e 1.873 legate alle guerre che stanno sconvolgendo il mondo. In totale, si è registrato un aumento di proteste di quasi il 10% rispetto all'anno precedente, con 14 persone arrestate e 2.065 denunciate. La stessa fonte rivela che sono rimasti feriti 266 agenti delle forze dell'ordine, con un incremento del 122% rispetto all'anno precedente. Era stato tutto previsto dal ministro dell'Interno, che in una relazione al Parlamento del marzo scorso aveva denunciato «un clima di crescente aggressività» nei confronti degli agenti. Una denuncia che era stata prontamente rilanciata dal Coisp, il sindacato dei poliziotti, che a suo tempo aveva parlato di un'Italia nella quale «si respira un clima da caccia all'agente», puntando l'indice accusatorio su chi «continua a esacerbare la contrapposizione tra forze dell'ordine e cittadini». Allarmi inascoltati da molti esponenti del fronte progressista, che non perdono mai l'occasione di contestare le forze dell'ordine quando fanno il loro lavoro. Gli esempi della solidarietà a Fares e Ramy in fuga a velocità folle dopo non essersi fermati a un posto di blocco contrapposta al disprezzo esibito verso i carabinieri che li hanno inseguiti e del linciaggio mediatico nei confronti dell'agente della Polizia Ferroviaria che alla stazione di Verona ha ucciso un extracomunitario senza permesso di soggiorno che lo stava aggredendo con un coltello sono solo gli ultimi più eclatanti in ordine di tempo. Ma come dimenticare gli insulti ai poliziotti che, alla vigilia del voto in Emilia-Romagna, hanno difeso un corteo di giovani di estrema destra dall'assalto dei centri sociali, impreziosito dalla presenza dell'allora vice-sindaco di Bologna? Va da sé che la delegittimazione delle forze dell'ordine, quanto più arriva da ambienti collaterali alla politica, tanto è più forte e arma le mani dei malintenzionati. È di ieri la notizia di un extracomunitario di origine egiziana che, a Rimini, dopo aver accoltellato quattro persone, si è lanciato contro i carabinieri che cercavano di fermarlo senza alcun rispetto per l'autorità pubblica, ed è rimasto ucciso. In questo quadro preoccupante, non aiutano gli appelli in stile Maurizio Landini alla «rivolta sociale», che spingono sulle piazze per mettere in difficoltà il governo. La strategia è stata esplicitata dai Carc, il Partito dei Comitati per l'Appoggio alla Resistenza per il Comunismo: scaldare le piazze, cercare il disordine sociale, provocare la reazione delle forze dell'ordine per poi gridare allo Stato autoritario e propiziare la caduta del governo. I cortei anti-Israele e pro-Palestina sono stati individuati come il contenitore ideale al progetto, ma lo schema è trasferibile ad altre manifestazioni. Colpire gli agenti per colpire lo Stato. L'auspicio è che l'opposizione faccia fronte comune con le istituzioni per salvaguardare la democrazia. Le parole di Mattarella dovrebbero averle aperto gli occhi.
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