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Pietro Senaldi: l'unica colpa di Chico Forti? Essere qui grazie a Giorgia Meloni
07-07-2024, 10:05
La (non) notizia è risaputa: un carcerato in cella a Verona con l'uomo che ha trascorso 24 anni in cella negli Usa perché condannato per omicidio, e che Giorgia Meloni ha riportato in Italia dopo svariati tentativi falliti dai governi precedenti, ha rivelato al garante delle patrie galere che Chico Forti gli avrebbe chiesto aiuto per «mettere a tacere Travaglio e Lucarelli», la coppia di giornalisti che si era espressa contro il suo ritorno in Italia. Massima solidarietà ai colleghi. Non ce la prendiamo certo con il Fatto Quotidiano, che ha riportato con dovizia di particolari il caso di cui è al centro. Non è piacevole sentirsi oggetto di minacce. Però quanto alla politica, calma e gesso: la voluttà con la quale la sinistra si è gettata sull'indiscrezione, in mancanza di ogni prova della verità dei fatti, è esecrabile. Rivela l'istinto azzannatorio e sciacallo nei confronti di Giorgia Meloni, qui colpita per interposto beneficiato. Alle orecchie di Conte, Fratoianni, Bonelli, e perfino del Pd, al solito garantista con se stesso e giustizialista con gli altri, le parole del detenuto che accusava Chico sono subito sembrate oro colato sul quale non era necessario indagare, una sorta di manna dal cielo, benzina per attaccare il premier, contro cui la sinistra riesce sempre a unirsi, stavolta in una sorta di presunzione di colpevolezza indipendente da ogni riscontro. Occorre una premessa. Anche se tutto fosse vero, non ci sarebbe reato, perché saremmo molto prima rispetto al tentato omicidio, di cui mancherebbe ogni elemento, e anche all'istigazione a delinquere, che difetterebbe di ogni consistenza, e perché simili intese sulla parola non sono punibili. In ogni caso, Forti smentisce con nettezza ogni ricostruzione e non esistono prove a suo carico che vadano oltre le parole del recluso che lo denuncia e che si trova in carcere, benché in attesa di giudizio, proprio perché la magistratura lo ritiene un ingannatore e un manipolatore. Non per niente, il fascicolo aperto per dovere d'ufficio dalla Procura è stato incardinato tra quelli delle denunce senza riscontri, destinati a essere lasciati cadere e per i quali, dopo qualche mese si chiede l'archiviazione. Per cortesia e amor di realtà, la presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, la sorella d'Italia Chiara Colosimo, ha dichiarato che, «se le accuse fossero vere, sarebbe un fatto di gravità inaudita», e siamo tutti d'accordo. All'opposizione però non basta certo. Si vorrebbe che venissero spediti i commissari a Verona per fare chiarezza, anche se questo sarebbe uno sgarbo alla Procura; ma forse la sinistra cerca proprio lo sfregio ai pm che non si stanno prestando al gioco sporco. La seconda premessa è che, aprescindere da ogni valutazione sul fatto se Forti sia una assassino, come dicono i giudici americani, o sia innocente, come si professa lui, e da qualsiasi giudizio sull'opportunità di riportarlo in Italia, è forte il sospetto che la denuncia del detenuto che lo inguaia sia poco credibile. Lo diciamo non per solidarietà o simpatia nei confronti di Chico e neppure perché non esiste una prova di quello che viene detto contro di lui, ma semplicemente in quanto non riteniamo che egli sia uno stupido totale. Solo un fesso infatti, dopo aver ottenuto un risultato aspettato per 24 anni e in attesa speranzosa di provvedimenti giudiziari che possano alleggerire ulteriormente la sua situazione, anziché starsene buono e tranquillo, si preoccuperebbe di cosa pensano di lui Travaglio e Lucarelli e si affiderebbe a un detenuto sconosciuto nella speranza che gli risolva i problemi. Assassino o innocente che sia, la verità è che Forti ha una colpa enorme agli occhi di metà degli italiani: è stato riportato qui dalla Meloni, dopo che una dozzina di politici della sinistra si erano spesi per lui senza ottenere nulla. Ciò è avvenuto grazie al rapporto di fiducia che questo governo ha con gli Stati Uniti e che molti esecutivi precedenti invece solo millantavano. Il peccato di Chico, per l'opinione pubblica di sinistra, si chiama Giorgia e questo ne fa un nemico pubblico non in quanto assassino bensì perché aiutato da lei. Ecco il motivo per il quale contro di lui vale tutto. Da Conte ai dem, politici che per decenni si sono ingegnati per aiutare Forti, ritenendolo vittima dell'ingiustizia americana e dipingendo il sistema processuale e carcerario a stelle e strisce neanche fosse quello dell'Unione Sovietica di Stalin, con cinismo e ferocia ora fanno di Forti il loro bersaglio da vigliacchi. Pestano sul debole, Chico, per far male alla forte, Giorgia. Pietà l'è morta. Il detenuto, con ben 24 annidi carcere alle spalle, non è considerato un essere umano da rispettare ma solo uno strumento per colpire il governo. Le accuse contro di lui, che al momento sono catalogate dalla stessa Procura alla stregua di dichiarazioni dubbie, non vengono valutate dall'ammucchiata rossa nella loro plausibile o dubbia veridicità ma sono utilizzate a prescindere perché funzionali all'attacco al governo. Si lancia quasi una campagna per riportare Forti negli Stati Uniti, sostenendo che sarebbe il sogno delle guardie penitenziarie, come se prima del suo arrivo tutto nelle nostre carcere filasse per il verso giusto. Chico non è più un detenuto ma un pretesto. Le sue argomentazioni sono ignorate e, come tutti i casi giudiziari che diventano politici, commenti e verdetti sono completamente sganciati dall'esistenza di prove incriminanti e dagli iter processuali. La magistratura neppure indaga Chico ma la banda Schlein-Conte-Fratoianni già lo condanna. Ripetiamo con Chiara Colosimo: se le accuse fossero vere, sarebbe molto grave. E comprendiamo bene quanto siano preoccupanti per i colleghi coinvolti le denunce del detenuto. Però bisogna riconoscere che il caso, per ora, è zero penale e zero giudiziario, ma molto mediatico e ancora più politico nella peggiore delle accezioni. Cari compagni, il momento è drammatico, ma un po' di senso del ridicolo servirebbe a passarlo meglio. Se anche, cosa di cui dubitiamo fortemente, il detenuto dicesse il vero, che colpa ne avrebbe Giorgia Meloni? Si può processare un premier per essere riuscito laddove gli altri hanno fallito? La responsabilità penale è personale, signori della sinistra; come quella delle idiozie che si dicono per portare acqua ai propri mulini.
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