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Ponte sullo Stretto, la Corte dei Conti si aggrappa alla campata
Oggi 03-11-25, 07:16
La Corte dei conti che solleva obiezioni sul perché il Ponte sullo Stretto di Messina sia stato progettato a una campata sola, anziché a più campate, è la dimostrazione di quanto la sfera dei poteri della magistratura contabile si sia allargata e abbia invaso quella del legislatore. Per capire l’anomalia è necessario ricordare cosa dice l’articolo 100 della Costituzione, la norma fondamentale in cui sono scolpiti i compiti della magistratura contabile: «La Corte dei conti esercita il controllo preventivo di legittimità sugli atti del governo, e anche quello successivo sulla gestione del bilancio dello Stato». Significa che quel controllo è giuridico, non politico né di merito. La Corte non può giudicare se l’atto sia “giusto”, “utile” o “opportuno”, ma solo se sia legale, cioè se emanato nel rispetto delle leggi in vigore, prima che esso produca effetti. Questo, e non altro, dovrebbero fare i magistrati del palazzone di viale Mazzini. In teoria. Perché poi, appunto, c’è la pratica. Che è quella che si è vista nell’adunanza del 29 ottobre, in una seduta di cui esiste una registrazione secretata. Ed è un peccato, perché farla diventare pubblica renderebbe trasparente il modo in cui è stata presa una decisione tanto importante. Il giorno dopo, con un comunicato che voleva tranquillizzare sull’operato dei suoi magistrati, la Corte ha assicurato di essersi «espressa su profili strettamente giuridici della delibera Cipess, relativa al Piano economico finanziario afferente alla realizzazione del “Ponte sullo stretto”, senza alcun tipo di valutazione sull’opportunità e sul merito dell’opera». La sua unica preoccupazione, ha spiegato, è stata «il rispetto della legittimità». A maggior ragione, allora: sicuri come sono di aver agito nel perimetro fissato dalla Costituzione, quei magistrati non dovrebbero avere problemi a rendere pubblico ciò che è accaduto. Uno dei confronti più interessanti della giornata, che ha visto i giudici contrapporsi ai funzionari del governo chiamati a rispondere alle loro domande, ha riguardato proprio la struttura del Ponte. Chi ha partecipato alla seduta racconta che il magistrato relatore, Carmela Mirabella, ha chiesto di chiarire se l’amministrazione proponente, ossia il ministero delle Infrastrutture, avesse considerato il documento sulle alternative progettuali al ponte a campata unica, elaborato nel 2021 dalla struttura tecnica di missione dello stesso ministero. In quella relazione si proponeva anche la costruzione di un ponte con più campate: perché mai - ha obiettato la toga è stata scartata? La risposta è all’interno di quello stesso documento. Laddove si spiega che un ponte a più campate avrebbe «un minore impatto visivo delle pile, una minore sensibilità agli effetti del vento, costi presumibilmente inferiori e maggiore distanza dalle aree naturalistiche pregiate», ma anche «elementi critici», legati soprattutto «agli eventi sismici con particolare riferimento alle condizioni di liquefazione dei terreni di fondazione delle torri e delle altre opere a terra». Poggiare piloni sott’acqua in una zona sismica ha i suoi rischi, mentre il ponte a campata unica sospesa è molto resistente alle scosse, per la sua capacità di oscillare con un periodo lunghissimo. Sconsigliate le ipotesi del tunnel in alveo e del tunnel subalveo (una galleria costruita 180 metri sotto il livello del mare), il gruppo di lavoro concluse di limitare il confronto «ai due sistemi di attraversamento con ponte a campata unica e ponte a più campate». C’erano due opzioni tecnicamente possibili, dunque. E i funzionari del ministero hanno risposto al magistrato che la decisione di andare avanti col progetto del ponte a campata unica, senza pilastri che poggiano nella faglia, è stata presa dal legislatore nel 2023: una legge votata dal parlamento il 26 maggio di quell’anno, che ha convertito il decreto firmato a fine marzo da Meloni, Salvini e Giorgetti. La questione che avrebbe dovuto porsi la Corte dei Conti è solo una: quei provvedimenti sono legali? Sono stati presi nel rispetto delle norme? Governo e parlamento avevano il potere di farli? Questo è il controllo preventivo di legittimità. Sindacare perché ministri e parlamentari abbiano adottato una soluzione lecita anziché un’altra non è compito che spetta ai magistrati. E nemmeno lo è lamentarsi per il varo di un’opera «mastodontica» i cui costi ricadranno sui «nostri figli», come ha fatto un’altra delle toghe presenti. Queste sono valutazioni «sull’opportunità e sul merito dell’opera»: quello che la Corte dei conti, nel suo comunicato del 30 ottobre, ha assicurato di non aver fatto.
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