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Priori: altro che TeleMeloni, a Sanremo va pure Fedez
02-12-2024, 08:16
Tu chiamala, se vuoi, TeleMeloni. Anche se la realtà continua a dire chiaramente il contrario. La prova del nove arriva ancora una volta dal palco dell'Ariston attualmente in costruzione per l'edizione 2025 di Sanremo, la terza con la Meloni a Palazzo Chigi da dove, secondo le opposizioni, la destra estende la longa manus sulla Rai e su ogni sua produzione, Festival della canzone compreso. Tuttavia proprio quel palco che, indubitabilmente, per una settimana all'anno diventa il centro nevralgico dell'Italia ed è soprattutto il catalizzatore assoluto dell'audience televisivo e degli incassi pubblicitari della tv di Stato, dimostra come proprio il Festival e chi lo gestisce vada (vivaddio) completamente a mano libera. CRITICA LIBERA Un'eventualità che potrebbe portare i protagonisti in gara a criticare liberamente proprio chi governa e lascia nelle loro mani le cinque prime serate più viste dell'anno. Cosa che abbiamo già visto in onda lo scorso anno con Ghali e Dargen D'Amico. Tra le trenta designazioni, infatti, fatta eccezione per l'anticomunista dichiarata Marcella Bella, c'è un fiorire di nomi, per lo più espressione del mondo rap e trap (ma non solo loro) che si sono distinti ripetutamente per prese di posizioni duramente critiche nei confronti della premier. Nelle scelte di Carlo Conti che – a differenza di quanto aveva inizialmente annunciato – alla fine nella designazione ha seguito pedissequamente il metodo Amadeus, mettendo dentro influencer, rapper e trapper in abbondanza, vi è un'attenzione forte all'hype social. Non può essere infatti un caso che sul palco vedremo, uno via l'altro, i due rapper autori del dissing più chiacchierato dell'estate: Fedez e Tony Effe. E non mancherà nemmeno Emis Killa, finito in un recente passato nell'occhio del ciclone per i testi violenti delle sue canzoni. Tema su cui, peraltro, pochi giorni fa, il Codacons aveva messo in guardia proprio Conti. Consumatori dai quali oggi arriva il commento stizzito: «La Rai e Conti premiano i rapper violenti, portandoli al Festival 2025. Una scelta gravissima che offende le donne e vanifica la lotta contro la violenza di genere», annunciando azioni legali al riguardo. LE SCELTE DI CONTE Sul fronte arena da bar, insomma, con soli 3 dei 30 cantanti saremmo già ampiamente coperti. Il fatto ancor più cruciale, però, è la natura realmente variegata delle scelte attuate da Conti che, già rispondendo in diretta a una primissima impressione della giornalista del Tg1 in sede di annuncio, si è affidato al buonsenso dei prescelti, definiti da Conti «ragazzi intelligenti». Assioma in generale da dimostrare. Basti pensare, infatti, a un altro tra i big in gara: Willy Peyote, rapper piemontese che ha santificato praticamente tutte le feste del 2024 scrivendo e cantando brani contro la Meloni da Io non sono razzista ma... cantata sul palco del capodanno torinese a Giorgia nel paese che si meraviglia lanciata lo scorso 25 aprile. I PRECEDENTI Che dire di Achille Lauro, autore di più performance (proprio sul palco dell'Ariston) fortemente provocatorie in chiave lgbt o associate alla blasfemia come la simulazione di un battesimo. Restando in zona X Factor, troviamo anche Giorgia che, non a Sanremo ma in campagna elettorale, via social, mise l'accento sulla sua omonimia con la premier: «Anche io sono Giorgia ma non rompo i coglioni a nessuno» scrisse la cantante che quest'anno torna in gara. E come dimenticare, ultima ma non per ultima, Elodie che della Meloni riuscì addirittura a mettere in dubbio la natura femminile. Siamo certi che tutto ciò non basterà ma restiamo comunque speranzosi (non certo convinti) sul fatto che l'ennesimo Festival di Sanremo versione “tana libera tutti” possa liberare almeno noi, per qualche tempo, dalla retorica vuota di chi su Viale Mazzini, Ariston e dintorni continua a vedere e denunciare un assedio politico che non c'è. Tutto il resto per fortuna, sono solo canzonette.
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