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"Quanti soldi a Tavares come premio per i disastri". Dopo l'addio, slavina politica su Elkann e Stellantis
02-12-2024, 07:16
"Siamo curiosi di sapere quanto prenderà Carlos Tavares come 'premio' economico dopo la sua disastrosa gestione". La bordata è della Lega, dopo le dimissioni dell'amministratore delegato di Stellantis. Ma quello di Matteo Salvini non è il solo partito che si scaglia contro il super-manager portoghese scelto da John Elkann, fino a ieri il più pagato al mondo nella galassia dell'automotive. "Ora Elkann venga al più presto in Parlamento" è il coro bipartisan che unisce maggioranza e opposizioni nei commenti 'a caldo' dopo il passo indietro del manager di Lisbona. Del resto la scelta di declinare l'invito della Commissione attività produttive della Camera aveva già attirato sul presidente di Stellantis, le critiche del Palazzo. La stessa premier Giorgia Meloni (intervistata da Bruno Vespa lo scorso 30 ottobre) aveva stigmatizzato il rifiuto di presentarsi alle Camere come "una mancanza di rispetto". Ora - questo il messaggio che unisce entrambi i fronti della politica - il tempo è scaduto ed Elkann deve riferire in Parlamento. Stellantis "volti pagina, inverta la rotta e tuteli l'occupazione", è il mantra che arriva dai parlamentari dei vari schieramenti. Con l'opposizione che chiama in causa anche il governo sollecitato a tutelare il settore dell'automotive. Intanto, Elkann, secondo quanto si apprende, ha informato personalmente il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la premier Meloni sulle dimissioni di Tavares accettate dal Board. Per Fratelli d'Italia "era ora che Tavares se ne andasse, ma la transizione al nuovo management richiede responsabilità, tutela dell'occupazione e valorizzazione delle competenze. Diventa quindi ancora più importante che John Elkann si presenti al più presto in Parlamento per riferire sul futuro di Stellantis", dice Tommaso Foti, capogruppo FdI alla Camera. "Tavares: più milioni che soluzioni. Non sarà rimpianto", si unisce al coro il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri. Nessuno sconto neanche dalle opposizioni. "Non rimpiangeremo Tavares. Il sostenitore della teoria 'darwiniana' applicata però solo ai lavoratori. Ora diventa ancora più urgente riconvocare John Elkann in parlamento. Domani scriverò a Fontana", annuncia il leader di Azione Carlo Calenda. Al coro si unisce AVS. "Tavares e' colui che ha avviato un processo di delocalizzazione dell'automotive in Italia, con politiche che hanno provocato guasti ed esuberi e ritardato i processi di innovazione tecnologica. Stellantis ha il dovere di dire cosa vuole fare dei suoi stabilimenti e qual è il suo piano industriale. Per queste ragioni chiediamo che Elkann sia immediatamente audito in Parlamento", dicono Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. "Va via un manager - rileva Giuseppe Conte - ma resta sul tavolo l'enorme preoccupazione per il futuro degli stabilimenti, dell'indotto, di tanti lavoratori alle prese con stop, commesse che saltano, cassa integrazione". Il presidente M5s annuncia che "domani a Pomigliano saremo con loro per ascoltare le loro posizioni e per confrontarci per le possibili soluzioni" per poi rilanciare: "prima ancora che sia nominato il nuovo ad, Elkann dovrebbe venire in Parlamento a spiegarci con quale predisposizione pensano di affrontare la crisi in atto. Il Governo dovrebbe finalmente battere un colpo: finora lo si e' notato per l'assenza. Il futuro dell'automotive non può essere lasciato all'improvvisazione". Per il Pd "le dimissioni di Tavares evidenziano quanto sia grave la crisi che ha investito Stellantis e tutto l'automotive europeo. Ora bisogna voltare pagina e tutti devono fare la propria parte. L'azienda, mettendo in campo un piano industriale all'altezza di una fase estremamente difficile. Il governo, ripristinando gli strumenti di politica industriale assurdamente tagliati con la legge di bilancio. Chiederemo nuovamente a John Elkann di venire in Parlamento per confrontarsi sul futuro di Stellantis e del settore", afferma Antonio Misiani, responsabile Economia nella segreteria del partito.
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