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Ramy Elgaml, l'amico alla guida dello scooter era drogato: cambia il quadro
06-12-2024, 03:00
L'atteso interrogatorio di Fares Bouzidi, il conducente dello scooter sul quale viaggiava Ramy Elgaml, il giovane egiziano morto a Milano nel tentativo di sfuggire ad un controllo dei carabinieri dopo aver forzato un posto di blocco, non c'è stato. L'avvocato del tunisino, Debora Piazza, ha presentato alla gip di Milano, Marta Pollicino, istanza di legittimo impedimento, sostenendo che il giovane non sia in grado di sostenere il confronto per le sue condizioni di salute. Fares, arrestato con l'accusa di resistenza a pubblico ufficiale aggravata, mentre è anche indagato per omicidio stradale, così come il carabiniere che guidava l'auto di servizio che ha inseguito lo scooter, è stato dimesso dall'ospedale l'altro giorno per andare ai domiciliari. Ma dietro il cavillo giuridico, al quale ha fatto ricorso il suo legale, ci sarebbe ben altra ragione. Dagli accertamenti tossicologici effettuati sui campioni prelevati a Bouzidi, il tunisino sarebbe risultato positivo al Thc, principio attivo della cannabis, e questo dettaglio potrebbe aggravare la sua posizione. Non a caso gli inquirenti stanno passando al setaccio i video e le denunce relative alla notte del sabato fatale, durante la quale Fares e Ramy sarebbero stati nella zona di Corso Como, luogo della movida, ma anche di furti, scippi e spaccio. Nello scooter di Bouzidi, che guidava pur non avendo la patente, sono stati trovati soldi in contanti, un coltello, collanine d'oro strappate e altro ancora. Elementi sufficienti a indicare una serata non proprio tranquilla, quella trascorsa dai due giovani, prima della fuga fatale per Ramy. Nel frattempo vanno avanti gli accertamenti degli inquirenti per stabilire cosa sia realmente avvenuto all'incrocio di via Ripamonti, a Milano, dove Ramy ha perso la vita cadendo dallo scooter guidato da Fares. Un testimone, sentito nell'ambito dell'inchiesta milanese per omicidio stradale, avrebbe parlato di un «impatto» tra la macchina dei carabinieri che inseguiva lo scooter dei fuggitivi. Il giovane, secondo quanto emerso, avrebbe sostenuto di essere stato presente quella notte (l'incidente è avvenuto tra il 23 e il 24 novembre scorso, in via Ripamonti) e di aver assistito alle fasi finali dell'inseguimento e dell'incidente. Il testimone è stato sentito dal pm, Marco Cirigliano, nell'ambito delle indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo e della Polizia locale. Il giovane, oltre ad aver riferito di aver visto un impatto, verosimilmente accidentale, tra la macchina dei carabinieri e lo scooter, ha messo a verbale pure che, a suo dire, quella notte avrebbe dovuto cancellare alcuni video che aveva fatto, perché così gli avrebbero detto di fare alcuni carabinieri. Una versione, quella del giovane, che al momento non ha riscontri ed è tutta da verificare. Dell'urto tra il T-Max, sul quale viaggiavano i due giovani, e la gazzella dei carabinieri, non ci sarebbe traccia nel verbale di arresto di Fares Bouzidi, tanto che i primi rilievi effettuati sui mezzi dalla Polizia locale del capoluogo lombardo, corpo al quale sono stati assegnati gli accertamenti, hanno escluso la presenza della vernice dello scooter sull'auto di servizio dei militari dell'Arma. Se l'impatto c'è stato potrebbe essere stato accidentale, non certo volontario, come vanno sostenendo gli amici (veri e presunti) di Ramy, che hanno dato vita alla violenta rivolta nel quartiere. Ieri, intanto, si sono svolti i funerali di Ramy e l'Imam Mahmoud Asfa ne ha approfittato per parlare di cittadinanza. «Sono ragazzi nati e cresciuti in Italia, questa legge per cui devi nascere qui e aspettare di avere 18 anni per avere la cittadinanza complica la vita di questi giovani, non li fa sentire appartenenti a questa società». In testa al corteo funebre il deputato Aboubakar Soumahoro, che nei giorni scorsi ha incontrato la famiglia Elgaml, il capogruppo del Pd in Consiglio regionale della Lombardia, Pierfrancesco Majorino, e la consigliera dem, Carmela Rozza.
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