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Rubini: Bossi è ancora vivo e lotta con la Lega per l'autonomia
31-08-2024, 08:12
Tre righe d'agenzia per smontare due fake news. Si potrebbe sintetizzare così la vicenda che ha visto protagonista Umberto Bossi, prima dato per morto da Dagospia e subito dopo “resuscitato” dal figlio Renzo. Per la prima fake news ce la si cava con poco. Sono le 11:43 quando il sito di gossip spara a tutta pagina la bomba: “Addio Senatùr”. La notizia viene subito presa con le pinze, soprattutto in Lega, dove non si hanno conferme. Infatti alle 11:58 è il figlio Renzo a fare chiarezza: «Mio padre sta bene, smentisco quanto sta circolando sulla sua scomparsa. È già successo altre volte, in questo modo gli allungano la vita...». Caso chiuso con tanto di comunicato di sollievo di Matteo Salvini, che per sincerarsi delle condizioni del fondatore della Lega era uscito dal vertice di maggioranza in corso a Palazzo Chigi per telefonare al Senatùr: «Abbiamo scherzato sull'ennesima sciocchezza giornalistica e gli ho detto che andrò a trovarlo presto per aggiornarlo sull'Autonomia e su tutti i risultati che stiamo ottenendo al governo». Caso chiuso. L'altra fake news che è stata smontata ieri riguarda la seconda parte delle dichiarazioni di Renzo Bossi: «Assicuro a tutti i leghisti che papà Umberto sta bene e guarda a come sostenere i nostri presidenti delle regioni per l'Autonomia». Una frase all'apparenza innocua che in realtà fa da “pistola fumante” per smontare una volta per tutte la “madre di tutte le fake news” circolate nell'ultimo anno e mezzo: quella che vorrebbe un Umberto Bossi sempre più distante dalla Lega salviniana e addirittura vicino ad altri partiti del centrodestra. Parliamo di “pistola fumante” perché per la prima volta a prendere posizione non è qualche sedicente portavoce del Senatùr, ma la famiglia stessa, che mette nero su bianco il fatto che la partita dell'Autonomia che la Lega sta giocando al governo, è spalleggiata anche da colui che ha riportato con forza l'autonomismo e il federalismo nel vocabolario della politica italiana. Negli ultimi tempi, però, la sua figura complice anche la non semplice situazione di salute - era stata tirata per la giacchetta per battaglie che avevano suscitato più di una perplessità. La prima risale all'ottobre 2022, quando venne annunciato il famoso (e fumoso) “Correntone”, che nelle intenzioni dei promotori avrebbe dovuto raccogliere la Lega dura e pura, quella delle origini allo scopo di rilanciare la battaglia per l'Autonomia, ma sempre all'interno del Carroccio. L'iniziativa ebbe il suo culmine al castello di Giovenzano (Pavia) il 3 dicembre 2022, quando l'Umberto in persona partecipò - dopo anni di assenza dalle scene - alla riunione fondativa del “Comitato Nord”. Paradossalmente quell'appuntamento segnò l'inizio della fine di quell'avventura correntizia. Ringalluzziti dalla benedizione del Senatùr qualcuno passò il segno fino alla costituzione nel Consiglio regionale della Lombardia del gruppo “Comitato Nord”, con consiglieri (subito espulsi) che si erano staccati dalla Lega. Era il 7 febbraio 2023 e si era alla vigilia delle regionali che avrebbero poi riconfermato Attilio Fontana alla guida della Regione locomotiva d'Italia. A quel punto, fiutata l'aria, Bossi si tirò indietro mollando il Correntone che, pian piano, si stava trasformando in una sorta di “Rifondazione leghista”. Un piano inaccettabile per l'uomo che nel luglio del 2012 aveva deciso il passo indietro da segretario federale proprio per non spaccare la sua creatura. L'ultimo e anche la più clamoroso episodio, è stato quello esploso alla vigilia delle elezioni Europee quando, a urne già aperte, l'autoproclamato portavoce di Bossi, l'ex parlamentare Paolo Grimoldi, aveva dettato alle agenzie la seguente dichiarazione: «Mi ha chiamato l'autista di Bossi e me lo ha passato: voterò Reguzzoni, fai sapere a tutti che io voto Forza Italia e Reguzzoni mi ha detto Bossi. Aveva la voce arrabbiata». L'appello oltre a comprensibili mal di pancia nel Carroccio non ebbe grande seguito. Reguzzoni così come tutti gli altri fuoriusciti e confluiti nella corrente azzurra “Forza Nord” non ebbero un grande successo elettorale (con la sola eccezione di Flavio Tosi, ma la sua è un'altra storia) e la vicenda si chiuse con l'espulsione di Grimoldi. Su quel presunto appello di Bossi si scrisse molto, ma né il Senatùr né la sua famiglia vollero esprimersi direttamente. Fino a ieri quando il figlio Renzo, indirettamente, ha smontato la fake news. L'Umberto (che è anche il titolo del bel libro di Aurora Lussana, che racconta Bossi sotto l'aspetto umano e non solo politico) «guarda a come sostenere i nostri presidenti delle regioni per l'Autonomia» ed è proprio quel «nostri» che racchiude tutto quel mondo che Bossi non tradirà mai. Le parole del Senatùr hanno rinfrancato Attilio Fontana, governatore di Regione Lombardia e amico personale di Bossi, che le ha definite come «un sostegno molto importante e particolarmente gradito», alla battaglia autonomista. La stessa battaglia per la quale lo scorso 29 maggio aveva insignito il Senatùr con la “Rosa Camuna”, la più alta onorificenza della Regione Lombardia.
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