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Sandro Iacometti: noi ci teniamo mille regole e tanti spioni, gli altri investono nell'AI
02-11-2024, 11:44
La situazione non potrebbe essere più paradossale. Ricordate il famoso detto, l'America innova, la Cina copia e la Ue regola? Ebbene, negli ultimi anni nel Vecchio Continente non si fa che sfornare regolamenti, paletti e norme per tutelare la privacy degli utenti e un corretto utilizzo delle nuove tecnologie, compresa l'intelligenza artificiale. Vincoli che stanno comportando seri problemi alle multinazionali del web e, in alcuni casi, stanno anche privando la Ue di innovazioni (è il caso dell'IA sugli iPhone) che saranno invece a disposizione di tutto il resto del mondo. Non è tutto. Sommersi dalle scartoffie e soffocati dagli adempimenti per i comuni cittadini e per le imprese che rispettano la legge, in Italia non ci accorgiamo che le nostre banche dati sono un colabrodo, che chiunque entra illegalmente nei data base super riservati e sensibili delle forse dell'ordine, che qualcuno si mette a mandare mail “autentiche” firmate da Sergio Mattarella. E allora ci si chiede: sono davvero necessarie tutte queste regole che non scoraggiano i malandrini e fanno scappare gli investitori? Il dubbio viene perché mentre noi stiamo qui a tappare i buchi di server non protetti e funzionari c'è invece chi mette vagonate di quattrini sul piatto combattere un duello planetario da cui l'Italia, ma anche l'Europa, è completamente tagliata fuori. Sentite qua. Secondo i calcoli del Financial Times le spese di Amazon, Microsoft, Meta e Google - le quattro Big di internet e software - sull'intelligenza artificiale supereranno quest'anno i 200 miliardi di dollari. E cresceranno ulteriormente nel 2025. La cifra record mostra gli elevati costi del boom dell'IA innescato dall'arrivo di ChatGPT. In un contesto di concorrenza sempre più agguerrita, Big Tech è costretta a spendere somme stratosferiche per chip sofisticati e non facilmente reperibili, e per la costruzione dei data center che la tecnologia richiede. Strutture, queste, affamate di energia 24 ore su 24 e sette giorni su sette. E qui si pone un altro problema. In primis per l'Italia, ma anche per l'Europa, dove la potenza dell'atomo come fonte pulita per la transizione ecologica continua a far storcere il naso. E invece per alimentare i loro server i colossi tecnologici stanno stringendo accordi a testa bassa con società energetiche cercando di mantenere un equilibrio con il loro impegno a una limitato impatto climatico. L'approdo, scontato, è proprio il nucleare, considerato una fonte sicura di energia priva di carbonio. Microsoft ha siglato un accordo che prevede la riapertura di Three Miles Island, unità della centrale della Pennsylvania, teatro nel 1979 del più grave incidente nucleare nella storia degli Stati Uniti. Amazon e Google hanno invece raggiunto intese per piccoli reattori nucleari modulari. Accordi che sono una scommessa e che si sommano agli investimenti miliardari da realizzare convincendo gli azionisti e Wall Street della loro bontà e dei loro effetti benefici sulle attività. Un'operazione non sempre facile, viste le cifre ingenti che sono coinvolte e risultati che si vedranno solo nel tempo. Nei conti dell'ultimo trimestre Amazon, Microsoft, Meta e Google hanno offerto un primo assaggio sui benefici che l'IA può avere in termini di aumento della produttività dei loro servizi e nel ridurre i costi operativi. Ma i progressi dovranno compensare il balzo delle spese, aumentate fra luglio e settembre del 62% a 60 miliardi. Gli analisti di Citi - riporta il Financial Times- stimano che complessivamente Big Tech spenderà 209 miliardi di dollari sull'IA solo quest'anno, il 42% in più sul 2023, con i data center che rappresenteranno l'80% del totale. Se Microsoft ha svelato che è ormai a portata di mano il raggiungimento di quota 10 miliardi di dollari di ricavi annualizzati dall'IA, fornendo un esempio tangibile dell'impatto che la tecnologia può avere, le altre Big- mette in evidenza il Financial Times- non hanno offerto molti dettagli. Meta ha parlato di come l'IA ha rafforzato le sue attività pubblicitarie e migliorato l'esperienza dei consumatori. Amazon Web Service ha definito le sue attività nell'IA “multi-miliardarie” e con tassi di crescita oltre il 100%. Parole che analisti e investitori valutano con attenzione, soprattutto se confrontate con i numeri delle spese per i data center e le apparecchiature per l'IA. Ma la strada, cautele o no, sembra tracciata. La domanda di centri dati per supportare l'intelligenza artificiale (AI) e il cloud computing spingerà gli investimenti globali nel settore a 250 miliardi di dollari all'anno, riporta Kkr & Co in una sua analisi. E oggi gli Stati Uniti rappresentano il principale sviluppatore di data center, con una capacità di consumo di 16-18 gigawatt di energia, in confronto ai circa 6 gigawatt di Europa e Asia. A noi non resterà che passare il tempo leggendo le intercettazioni degli spioni.
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