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Senaldi: fiume di bugie dall'Emilia dem su alluvione e fondi sprecati
22-09-2024, 08:22
Il Partito Democratico è specialista nel suggerire agli altri le soluzioni per i problemi che ha creato lui. Il consiglio dei ministri ieri non ha fatto in tempo a stanziare venti milioni di euro per tamponare i danni delle alluvioni dei giorni scorsi, specificando che è solo un primo intervento, che già Irene Priolo, la vicepresidente facente funzioni dell'Emilia Romagna, si lamentava. «Non basteranno» ha commentato. Non saranno sufficienti, ma il problema principale non sembra che il governo non mandi quattrini, quanto piuttosto che la Regione non riesca a spenderli. Certo, poiché da queste parti governa il Pd da sempre, appena qualcuno mette il dito nella piaga i dem saltano sù urlando «governo sciacallo». Stefano Bonaccini ha provato anche a fare l'ecumenico, affermando che «nessuno ha la bacchetta magica, le emergenze non vanno strumentalizzate e bisogna collaborare tutti con lealtà». Belle parole, ma manipolatorie. La prima reazione della sinistra all'alluvione è stata dare la colpa al riscaldamento globale e quindi, con un salto logico, al governo di centrodestra, che siccome si oppone alla transizione ecologica che sta facendo già fallire la Germania e che anche l'Europa vuole rallentare, è considerato da Bonelli, Schlein e scienziati vari responsabile del clima. Poi i dem hanno attaccato il governo affermando che ci sono ritardi nei risarcimenti per l'alluvione del 2023. Questo è vero, ma nulla c'entra con le cause delle attuali inondazioni, figlie della mancata manutenzione dei fiumi e delle opere per la sicurezza finanziate dal governo ma non attuate dalla Regione. Peraltro giova ricordare che i soldi stanziati per l'alluvione del 2019 sono stati distribuiti da Bonaccini e compagni solo pochi mesi fa. Mentre per quanto riguarda il 2023, le pratiche vanno a rilento perché il commissario Figliuolo può provvedere ai risarcimenti solo dopo averli concordati con la Regione, che però accusa lentezze burocratiche. RISARCIMENTI I risarcimenti però, anche quando arrivano, lo fanno dopo il disastro, ed evitare la catastrofe, per il buon amministratore, dovrebbe essere prioritario rispetto a tamponarne gli effetti. Come mai quando piove tanto l'Emilia Romagna va sempre sott'acqua, anche da prima che il clima mutasse, e il Veneto non più? La risposta sta nel manico. Il leghista Luca Zaia ha speso i soldi che i vari governi gli hanno dato ed è riuscito a mettere in sicurezza la sua Regione, i vari presidenti dem no. Normalmente il Pd non si turba più di tanto se arriva l'alluvione; adesso però siamo sotto elezioni e le mancanze del partito galleggiano evidenti, quindi c'è molta tensione nei palazzi del potere emiliano-romagnolo. Priolo, che oggi accusa il governo di sciacallaggio e batte cassa, tre anni fa, quando era assessore alla sicurezza del territorio, incalzata da Legambiente, ammetteva candidamente che la Regione era indietro rispetto agli annunci del presidente Bonaccini sulla realizzazione delle casse di espansione per contenere i fiumi, finanziate già nel 2018. Quella del Pd però non è solo incapacità di mettere le cose a terra, come si dice oggi, è un'impostazione ideologica secondo la quale la natura si governa da sé e l'intervento dell'uomo è comunque peggiorativo. Perciò non vengono puliti gli alvei dei fiumi e non c'è nessuna cura della vegetazione. Un tempo almeno i compagni lasciavano fare ai contadini; oggi la follia ambientalista, di cui era ed è perfetta espressione la segretaria dem Elly Schlein, già vicepresidente dell'Emilia Romagna con deleghe all'ambiente, arriva a sanzionare chiunque si dedichi spontaneamente alla cura del territorio. Ma veniamo ai numeri. Il commissario straordinario Figliolo ha già erogato 1,6 milardi di euro per sanare i danni del 2023, mala Regione ne ha rendicontati solo poco più di 250. Un altro miliardo e duecento milioni, previsto dal Pnrr, è stato stanziato a inizio luglio, ma attende il via libera della Corte dei Conti perché la Regione non aveva fretta di istruire la pratica e ha perso due mesi, rispondendo solo dieci giorni fa. Altre cifre: in un anno il governo ha fatto due decreti di somma urgenza: nel primo liberava 94 milioni e ne sono stati spesi 49, nel secondo 33 e non ne è stato usato uno; nel terzo, non urgente, 103 milioni, dei quali non ne è stato speso uno. MANOVRE ELETTORALI Tiratina d'orecchie a parte merita Michele De Pascale, sindaco di Ravenna nonché presidente della Provincia, candidato Pd alla presidenza della Regione, per cui si voterà il 17-18 novembre. Il politico ha prima finto di sospendere la campagna elettorale, affermando che «in questi momenti bisogna rivolgere tutte le energie ai territori colpiti», quindi ha attaccato il governo, tornando sulla scelta di Figliuolo e autocandidandosi al suo posto in caso di vittoria elettorale. Non ha un curriculum che fa al caso: la sua amministrazione ha ricevuto 40 milioni per la sicurezza viaria ma non ne ha speso uno. È però in buona compagnia, visto che, nel complesso, gli enti locali dell'Emilia Romagna hanno ricevuto 750 milioni spendendone solo un terzo. Negli ultimi dieci anni, le alluvioni nella regione rossa sono costate allo Stato poco meno di dieci miliardi, secondo il viceministro delle Infrastrutture, il bolognese Galeazzo Bignami. La Regione non fa nulla, poi batte cassa e il governo, questo come i precedenti, poi si trova a fare la finanziaria sottraendo i soldi per le emergenza, che una volta erogati non possono essere recuperati anche se non vengono spesi. E così il danno è doppio: per gli emiliano-romagnoli e per tutti gli altri italiani, che si vedono sottrarre denaro che non verrà mai usato, da Bonaccini, Priolo, De Pascale, a risalire fino a Errani e Bersani. «Io penso a lavorare le polemiche le lascio agli altri», ha chiosato ieri il premier Giorgia Meloni. Ha centrato il punto: cosa fanno gli altri mentre il governo lavora?
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