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Senaldi: Gabrielli scappa da Sala perché non vuole compromettersi con i disastri Pd
08-02-2025, 08:23
C'è una versione ufficiale sull'addio di Franco Gabrielli a Beppe Sala. L'ex capo della Polizia di Stato e dei Servizi Segreti, nonché ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio del governo di Mario Draghi, era stato ingaggiato dal sindaco di Milano come super consulente per la sicurezza. A titolo gratuito, s'intende, approfittando di una circostanza favorevole. La cattedra ottenuta come docente in un master presso l'Università Bocconi aveva portato il super poliziotto nel capoluogo lombardo per qualche giorno la settimana e i trascorsi da manager del primo cittadino l'avevano spinto a una soluzione tipica delle economie di scala: già che sei da queste parti e mi dicono che tu sia molto bravo, oltre che politicamente gradito, fornisci alla causa i tuoi preziosi consigli. Detto, fatto: l'incarico era partito con squilli di tromba ed emozione generale. Quindici mesi dopo, non se ne fa già più nulla: le strade si separano consensualmente, la notizia sorprende tutti ma gli interessati giurano che si sapeva fin dal primo minuto che sarebbe finita, perché l'incarico era a tempo e il lavoro è stato fatto. I dubbi però restano. Certo, nessuno pensava che il tempo fosse così breve e tanto sfasato dalla fine del mandato di Sala, che scade tra venti mesi, ma si protrarrà probabilmente fino alla primavera del 2027. Anche sulla missione compiuta ci sarebbe da ridire. Gabrielli ha riorganizzato le turnazioni dei vigili urbani, dato una sistemata agli uffici, messo giù ottime tabelle, è indubbio. Però stiamo parlando di un fuoriclasse, quel che ha fatto è poca cosa, rispetto alle sue capacità: sarebbe come ingaggiare Maradona, fargli giocare solo la Coppa Italia e salutarlo con due stagioni d'anticipo, senza nemmeno averla vinta. Il super esperto per la sicurezza lascia una città ferita dagli stupri di Capodanno, sui quali il sindaco, che lo ha ingaggiato, ha fatto lo gnorri oltre ogni limite consentito dalla pazienza dei milanesi, sul perenne ciglio di una rivolta delle gang di giovani di origine extracomunitaria e stremata dai furti dei rom nella metropolitana. QUANTE INCOMPRENSIONI Qualcosa non quadra. Il super poliziotto dice che lascia, tra l'altro, perché infastidito dalle voci che lo volevano prossimo candidato sindaco per il centrosinistra. Però non erano indiscrezioni così insistenti, la scadenza non è imminente e forse sarebbe bastata una smentita. E allora i maligni pensano che certo Gabrielli è un uomo delle istituzioni vere e non della politica e, dopo aver rifiutato a lungo la candidatura per il Campidoglio, non si capisce perché avrebbe dovuto farsi tentare da Palazzo Marino, però la sua, più che una fuga dalla nomina a futuro sindaco, è una fuga dal sindaco attuale. Già, perché il protagonista della vicenda aveva un gran nome prima di cedere alle sirene di Sala e la riorganizzazione della polizia municipale non solo non ha cancellato la percezione di Milano città diventata pericolosa, ma rischiava di appiccicare al consulente l'etichetta del fallimento in tema di sicurezza della giunta meneghina, sporcandogli il curriculum. Meglio far le valigie finché si è in tempo, allora. Un'altra cosa, vera, Gabrielli l'ha detta. Malgrado una vita a comandare le divise, il super poliziotto è rimasto molto turbato dalle critiche ricevute per la sua versione sul caso Ramy, il giovane egiziano morto durante l'inseguimento dei carabinieri per le strade della notte cittadina. L'ex capo degli agenti e degli 007 aveva preso una posizione molto vicina alla sinistra che meno il torrone a Palazzo Marino, buonista e perdonista con i sospetti che scappano ma severissima con le divise che gli danno la caccia. Aveva giudicato pubblicamente l'inseguimento poco convenzionale e comunque sproporzionato nell'ostinazione e non solo negli effetti. Una randellata ai carabinieri smentita dalla Procura, che aveva poi giudicato corretto il comportamento degli esponenti dell'Arma, e pesantemente contestata dalla maggioranza dei cittadini milanesi. Inconvenienti ai quali chi comanda i Servizi o la Polizia normalmente non è abituato e che capitano di frequente invece a chi ricopre incarichi politici. PROGETTI FUTURI Ecco, forse Gabrielli deve aver avuto la sensazione che l'accostamento a Sala sul tema sicurezza, oltre a danneggiargli la reputazione, modifica il suo profilo da super tecnico a figura collaterale alla politica; a una parte politica, per l'esattezza. E allora meglio salutare il gruppo e riprendersi la neutralità, che poi è solo di facciata, questo è evidente a tutti, ma è già qualcosa e, soprattutto, ti lascia più spazi per futuri ricollocamenti d'alto livello, sicuramente nelle capacità e forse anche nelle aspirazioni del soggetto. Perché poi, è vero che non è colpa di Gabrielli se Milano è la città con più reati denunciati rispetto alla popolazione, se è prima per furti, seconda per rapine e danneggiamenti, terza per violenze sessuali e settima per truffe. È altrettanto comprensibile però che si possa ritenere opportuno sfilarsi da questa situazione incresciosa, specie se di fatto chi ti ha chiamato non ti ha messo nelle condizioni di operare per il meglio e magari ti tocca anche tenergli bordone in certe prese di posizione più da centro sociale che da tutore dell'ordine. Indipendentemente da progetti politici di sorta, il capoluogo, con le Olimpiadi Invernali ormai a meno di un anno e tanti progetti di riqualificazione, nell'ottobre 2023, quando ci arrivò Gabrielli, pareva un buon trampolino per tanti incarichi. Oggi forse il superpoliziotto ha cambiato punto di vista, come lascia intuire la «preoccupazione perla coesione sociale e l'integrazione e per i giovani di seconda generazione», che il partente lascia come testamento spirituale. Un altro campo nel quale l'ex braccio destro di Draghi sperava di poter giocare la partita ma che l'amministrazione comunale gli ha precluso; senza fornire soluzioni alternative.
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