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Senaldi: Grillo scrive a Schlein, "prenditi Conte". E lui replica: "Ti raccomanderei a Draghi"
07-12-2024, 13:16
Se Beppe Grillo, da che è morto Gianroberto Casaleggio, più di otto anni fa, si fosse dato da fare un decimo di quanto si sta industriando nelle ultime settimane per rompere le scatole a Giuseppe Conte, il comico sarebbe il padrone incontrastato della sua creatura e l'avvocato sarebbe tornato da tempo alle aule di tribunale. Invece, l'Elevato si è messo a chiudere il recinto di casa quando gli erano già stati sottratti quasi tutti i buoi e ora ogni mossa che fa, ha un sapore patetico. Nel tentativo di sabotare in qualsiasi modo la consultazione della base di M5s, che ha chiesto per questo fine settimana pur sapendo di perderla per provare a conservare il ruolo di garante , Grillo ogni giorno se ne inventa una; ed è sempre peggio. Ieri è stata la volta della missiva a Elly Schlein «e per conoscenza alla corrente 1, corrente 2, corrente 3, corrente 4... del Pd». Una «lettera di referenze per la candidatura di Giuseppe Conte a leader del Partito Democratico» in quanto l'ex premier «ha già portato, con generosità e abnegazione, risultati tangibili, trasferendo ai dem milioni di voti di Cinque Stelle». Il tutto arricchito da esplicita documentazione grafica. UNA SEQUENZA DI SFOTTÒ Nella lettera, Grillo bullizza Conte, soprannominato «mago di Oz» e definito «maestro nel mantenere un equilibrio perfetto tra diverse posizioni, evitando di prenderne una senza prima consultare tre sondaggi e cinque opinionisti» nonché «l'uomo giusto per il Pd, pronto a dare al progetto l'imprevidibilità che mancava, grazie a uno stile fatto di compromessi creativi, strategia, teatralità istituzionale». A onor del vero, lo sfottò ha anche passaggi che Grillo potrebbe utilizzare per una sincera autocritica, se solo se ne rendesse conto. Come quando scrive che «Conte ha un talento unico per il dialogo con se stesso e nel corso della sua carriera ha interpretato con maestria posizioni diverse, in alcuni casi, opposte». Oppure allorché lo accusa di «trasformare ogni sconfitta in un'opportunità di vittimismo, incarnando il ruolo di riferimento morale anche di fronte a risultati deludenti». Poi l'attacco sferzante, quello di essere un opportunista, «sapere sempre dove soffia il vento e barcamenarsi, senza mai impolverarsi». Infine, la preghiera a Schlein di «venirlo a prendere con urgenza e insistere se non risponde, perché il mago di Oz talvolta scompare ma tanto poi riappare sempre». Tutto molto divertente, come spesso accade quando Grillo si impegna. Ma il lato più comico della vicenda è che Ellly è d'accordo con l'Elevato: Conte, non nel Pd ma come alleato, lei se lo prenderebbe subito. È il leader di M5S che non ci sta, lo ha detto chiaramente, ben sapendo che la base grillina è allergica a un'alleanza organica con i dem. Per questo l'ex garante la evoca, per mischiare le carte durante il referendum, confondere le idee, ribaltare la scena. LA REPLICA DELL'AVVOCATO E infatti, in serata Conte risponde a Grillo: «È bravo a fare battute, se ci dovessimo affidare alle battute potrei fare anche io una lettera di referenze per chiedere a Mario Draghi di assumerlo per un contratto di consulenza... La nostra comunità è più matura di lui. Non è un gesto di arroganza dire che siamo morti?». E ancora: «Grillo, in virtù di un rapporto personale con Draghi, durante quel governo ci indeboliva». La lingua batte dove il dente duole: il leader di M5S conosce il partito meglio del suo fondatore. Sa che Grillo ha perso credibilità nei confronti della base quando ha deciso di sostenere l'ex governatore della Bce, che arrivò addirittura a definire «un grillino». Qualla mossa provocò poi la scissione del Movimento, la morte politica di quanti avevano seguito l'indicazione del guru e la rinascita dell'avvocato, che era fuori dal Parlamento risultò vittima di una macchinazione anche di Beppe. Il senso di questo teatrino? Grillo sa di aver perso la partita, non vuole mettere mano al portafogli per fare causa a Conte e provare a tenersi il simbolo e si accontenta di disturbare e cercare di fare danno. Il gioco è tutto qui: vendere cara la pelle. Il guaio, per Beppe, è che ormai gli credono in pochi. Della vecchia guardia, sta con lui solo Danilo Toninelli. Ieri l'ex ministro si è improvvisato Cappuccetto Rosso, riprendendosi mentre si aggirava in un un bosco con tanto di cestino. Borbottava da solo facendo il dispiaciuto: «Non trovo i funghetti, chissà se rientrerò in tempo per votare il referendum...». Era l'unico giapponese ad aver raccolto l'invito del fondatore ad andare a funghi anziché votare. Non ha raccolto porcini, ma una sfilza di insulti dai suoi vecchi fan.
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