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Storace: riecco De Magistris, il Mélenchon alla pummarola
10-07-2024, 06:32
A Roma si dice che De Magistris fa capoccella. Si fa notare. I voti presi da Mélenchon in Francia hanno esaltato l'ex sindaco di Napoli che, implacabile, fa ricordare che nel 2022 era lui il pupillo italiano del capo gauche transalpina. Che venne a sponsorizzarlo in una sfortunatissima campagna elettorale, però. Ma che importa, lui – Luigi - è tornato. E ne approfitta per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, come se fosse il promotore della Sacre Union alla Francaise. Dice al Foglio De Magistris: «Schlein è ancora lontana dal modello Mélenchon. Le foto non bastano. Se si fa un'ammucchiata per battere le destre si può ottenere anche un singolo risultato ma non si costruisce l'alternativa reale». È poi quello che si sforzano di dire un po' tutti, ma se a pronunciare queste parole è l'ex magistrato mettetevi sugli attenti. Bandiera Rossa – anzi arancione nel suo caso – la trionferà. De Magistris vuole il fronte italiano. Ma così e non così. Ovvero, se c'è pure lui. Ha ricordato Il Messaggero: «Conte si sentiva (pochette inclusa) il Mélenchon italiano. Ma Mélenchon ha oltrepassato Conte ed è indimenticabile la scena di quando il leader “indomito” ha travalicato le Alpi e si è presentato per incoronare, durante la campagna elettorale del 2022, Luigi de Magistris come suo rappresentante in Italia». Manco il risultato gli avrà chiesto, com'è finita, macché. Il fronte italiano si farà senza ammucchiate, assicura. E uno si alambicca su come diamine debba essere quest'alleanza. Lei ci sta?: «Ho sempre messo a disposizione la mia storia, soprattutto di uomo autonomo come sindaco e magistrato, per ogni progetto di rottura». Ah ecco, lo spaventamoderati torna all'attacco. Povera Elly. Già, la Schlein. Anche lei dovrà capire che «Mélenchon ha vinto perché da anni lavora con coerenza». E già capisci che ogni concessione alla «coerenza e credibilità» rischia di costare un salasso in seggi, se insiste. Facciamo finta che le poltrone non siano un problema e continuiamo ad approfondire il verbo di De Magistris: «Il modello francese si può replicare e da tempo diversi di noi, fuori dal sistema, ci lavorano. Ma il centrosinistra istituzionale, finora, ha operato in antitesi rispetto a Mélenchon. L'unità è un valore se si costruisce nei programmi». Sempre più misterioso, ci lavorano ma non si sa chi e come. Anzitutto basta fotografie tra politici, afferma l'ex sindaco di Napoli (il che aiuta a non farsi riconoscere). A lui piacciono solo quelle “fra la gente”. Il nuovo è tutto qui? De Magistris elogia il lavoro dei sindacati, senza accorgersi che la parola lavoro associata alla Cgil è un po' una contraddizione. Ma va avanti: «Questi raggruppamenti possono essere utili a vincere un referendum, ma le ammucchiate non hanno nulla a che vedere con un fronte popolare». Insomma, ‘sta ricetta quando viene fuori? Eccolo, in un impeto di egocentrismo senza precedenti: «La rivoluzione napoletana è stata l'esempio più vicino al modello francese, avendo unito sinistra radicale, civismo, giovani e centri sociali». Può andar bene la Schlein? «La sua politica è ancora molto lontana dalla coalizione francese. Schlein deve andare oltre il centrosinistra tradizionale». Come? «La Costituzione può essere il manifesto che unisce. Ma non basta più difenderla, serve attuarla per davvero. A tradire la Carta non sono stati solo i fascisti, traditori a prescindere. Ma pure chi ha governato negli anni scorsi». Anche il centrosinistra? «Esattamente. Ora ci vogliono innovazione, persone e storie credibili». Non dire nulla ma dandosi un tono. Luigì.
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