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Salute
Tumore alla prostata: quali segnali non ignorare
Oggi 22-11-25, 00:08
Per decenni i problemi alla prostata sono stati vissuti come tabù, discussi anche raramente con il proprio medico. Oggi in Italiail cancro della prostata è il tumore più diffuso nella popolazione maschile.Un sintomo difficile da definire che spinge molti uomini a rivolgersi al medico. Secondo i dati dell'AIOMnel 2024sono stati registraticirca 40.000nuovi casidi tumore dellaprostata. Nonostante l'incidenza elevatala probabilità che la malattiaabbia un esito infausto è bassasoprattuttose diagnosticata in tempo, la sopravvivenza a 5 anni è di circa il 91%. “Il principale fattore di rischionel tumore dellaprostata – spiega il dottor Aldo Morra, oncologo e direttore sanitario presso Synlab Euganea Medica – è l'età.Le possibilità di sviluppare un cancro prostatico sonoscarse prima dei 40 anni,aumentano dopo i 50 annie,circa 2 tumori su 3 vengono diagnosticati dopoi 65anni.È importante la familiarità:il rischiodi ammalarsiè doppio in caso ci sia un parenteconsanguineorispetto a chi non ha nessun caso in famiglia. Se in famiglia due o più parenti di 1° grado sono affetti da questo tumore il rischio aumentafino a 3/6 volte.Una diagnosi in famiglia prima dei 60 anni è considerato altro fattore di rischio”. Il tumore della prostata può essere asintomatico, soprattutto in fase iniziale. “Alcuni sintomi urinaricome la difficoltà a urinare, bisogno di urinarefrequentemente, sensazione di nonvuotare bene la vescica, difficoltà iniziale alla minzione,sono sintomi aspecifici. Presenti anche in caso di ipertrofia prostaticabenigna, una delle patologie più frequenti dopo i 45-50 anni. Vengono di solitodiagnosticati dopo la prima vistaurologicache consiste nell'esplorazione rettalee, su indicazione dell'urologo,controllodell'antigene prostatico specifico, il PSA”. Per questa patologia non esiste una prevenzione primaria aspecifica ma come per tutte le forme tumorali ci sono delle accortezze che contribuiscono a ridurre il rischio, come l’aumentato del consumo di frutta, verdura e cereali integralie la riduzione del consumo di cibi ricchi di grassi. E’ importante anchemantenereil peso formae svolgere attività fisica in maniera regolare. “Per quanto riguarda la prevenzione secondaria – continua il dottor Morra - èimportanterivolgersi al proprio medicoche potrà suggerireuna visita urologicache poi verrà ripetuta annualmente,anche in base alle indicazionidell'urologo.La prima visita urologica per il tumore della prostata viene eseguita circa a 45-50 anni, salvo nei casi di familiarità o rischio genetico, nel qual caso è indicata una visita urologica a 40 anni. La visita urologica,che comprende l'esplorazione rettalee il dosaggio del PSApossono permettere all'urologo di selezionare i pazientidainviare a ulteriori accertamenti. Il PSA da solo non permette di effettuare una diagnosi precoce di tumore della prostata, i valori possono essere alterati anche in presenza di iperplasia prostatica benigna e in caso di prostatite”. Attualmente per identificare il tumore un’indagine molto utilizzatae la risonanza magnetica cosiddetta multiparametrica, esame checonsente di identificare in maniera precisalesioni sospettee quindi di indirizzareil pazientea una biopsiaprostatica. La biopsia prostatica si esegue sia in regime ambulatoriale che in day-hospital, prevede prelievi multipli eseguiti per viatransrettale o per via trans perineale; alcune volte viene effettuata la biopsia prostaticain “fusione”, in questi casi si sovrappongono le immagini ottenute con risonanza magneticamultiparametricaa quelle ottenute diretta dall’ecografia transrettale per eseguire dei prelievi più mirati. Una volta posta la diagnosi, su indicazione dell’urologo,vengono effettuate le indagini di stadiazione che comprendono generalmente unaTCcon mezzo di contrasto, una scintigrafia osseao una PET-PMSA, quest'ultima permette di identificare le lesionicon maggior precisione e di identificarelesioni metastatiche di piccole dimensioni. “Oggi – spiega il dottor Morra - sono disponibili molti tipi di trattamento per il tumore della prostata. In alcuni casi, come per pazienti molto anziani o con altre malattie gravi, si può scegliere di non eseguire alcuna terapia, così detta “vigile attesa “sino alla comparsa di sintomi. Lo stesso comportamento si può seguire in pazienti con malattia localizzata a basso rischio, nei quali si effettua una sorveglianza attivache consente ditenere sotto controllo la malattiasottoponendosi regolarmente a esami di accertamento. L'approccio chirurgico prevede la prostatectomiaradicale.Negli ultimi anni la chirurgia roboticaè diventato lo standard di riferimentoperché rispetto alla chirurgia classica consente un recupero funzionalepiù velocepiù rapido,soprattutto per quanto riguarda la continenza urinariae permette di preservare la funzione erettile”. Nel caso di tumori più aggressiviviene propostoun trattamento multimodale. “In caso di malattia metastatica – conclude l’oncologo - si preferisce la terapia ormonale, cosi detta deprivazione androgenica; questa terapia ha la finalità di azzerare i livelli di testosterone, ormone maschile che stimola la crescita del tumore della prostata. La chemioterapiaè utilizzabile in casi selezionati in associazione all’ormonoterapia oppure in pazienticon carcinoma della prostata resistentealla terapia ormonale. Altre possibili terapie in pazienti resistenti alle terapie ormonali sono la terapia radiometabolica e le terapie a bersaglio molecolare, come gli inibitori Parp, in particolare in uomini che hanno mutazioni dei geni BRCA. Si sta valutando infinel'efficacia dell'immunoterapia,già utlizzata in molte altre neoplasie (melanoma, polmone ecc), questa terapia potrà rappresentare un’ulteriore arma di trattamento nel prossimo futuro per i pazienti resistenti alle terapie standard”.
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