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"Una pistola alla tempia!". Pietro Senaldi sbotta contro Marianna Aprile | Video
31-07-2024, 09:40
A In Onda, talk di approfondimento politico estivo di La7, condotto da Marianna Aprile e Luca Telese, si discute del caso di Giovanni Toti, ex-governatore della Liguria, che è in regime di arresti domiciliari e che ha dato le dimissioni da presidente della Regione. L a procura di Genova, in capo a Nicola Piacente, ha chiesto il giudizio immediato per Toti, per l'imprenditore portuale Aldo Spinelli e per l'ex presidente dell'Autorità portuale Paolo Emilio Signorini. Il dibattimento dovrebbe tenersi tra ottobre e novembre e i tre indagati avranno poi 15 giorni, dopo il decreto che annuncia il giudizio, per scegliere riti alternativi, come il processo immediato o il patteggiamento. Secondo i pm, tre anni di intercettazioni e oltre novemila pagine di atti di indagine sono materiale solido per sostenere un processo contro Toti, Spinelli e Signorini, indagati per corruzione. La notizia delle dimissioni ha generato scandalo in tutta la destra italiana, convinta che la messa ai domiciliari di Toti sia l'ennesima mossa politica di toghe schierate. Indignato è il condirettore di Libero, Pietro Senaldi: “Se fosse stata presa questa misura per perseguire degli illeciti sarebbe potuta andare avanti benissimo l'indagine anche senza”. Interviene subito la Aprile che dice: “Ma infatti sta andando avanti, Toti è ancora ai domiciliari e ha deciso lui di dimettersi, non è che si è dimesso e gli hanno tolto la misura”. Senaldi allora sbotta: “Ha deciso con una pistola alla tempia, gli hanno rimbalzato tre o quattro volte la domanda!”. La Aprile la chiude così: “Non è che gli hanno fatto un dispetto, ci sono delle valutazioni giuridiche”. Il patteggiamento è stato escluso dai difensori di Toti e Spinelli, in particolare da Stefano Savi, avvocato dell'ex-governatore: “La richiesta di giudizio immediato non la valuto negativamente. Ora vedremo, comincia una nuova fase di intenso lavoro”. A Toti, in sostanza, viene contestata la corruzione, cioè , 74mila euro di finanziamenti elettorali ricevuti da Spinelli, secondo l'accusa, in cambio di favori, come la proroga della concessione del Terminal Rinfuse. A questa si aggiunge il finanziamento illecito ai partiti, per la vicenda degli spot elettorali che, per i pm, sarebbero stati pagati da Esselunga per vedersi accelerare l'apertura di due punti vendita.
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