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Cultura e Spettacolo
Uno Stephen King senza inutili orpelli
Oggi 06-10-25, 09:57
Da un racconto di Stephen King contenuto nella raccolta “Se scorre il sangue”. Dato il titolo della raccolta e la fama di Stephen King uno s’aspetta che il sangue scorra a litri. E invece no. Come Il colore della libertà e Il miglio verde niente thriller, niente horror, la chiusa è persino edificante. The life of Chuck conferma l’idea che il King migliore sia quello dove non indulge agli effettacci. Qui niente effettacci e niente personaggi malvagi. Il Chuck del titolo è una gran brava persona che sparge serenità nella sua breve vita (muore di tumore al cervello a 39 anni). La sua vita è raccontata a ritroso. Dalla sua morte nel letto di ospedale con la moglie e il figlio al capezzale alla sua infanzia subito dopo la scomparsa dei genitori. Mentre Chuck muore, muore (forse) anche il mondo. Catastrofi si abbattono sulle città, saltano le comunicazioni (niente più cellulare, niente internet). Le stelle in cielo si spengono ad una ad una. Una coppia di divorziati, di nuovo riunita attende la fine mano nella mano. Nella città al buio brillano solo i cartelloni al neon con la faccia di Chuck. Ma chi era Chuck? Uno qualunque che però seppe saggiare la magia della vita. Nel capitolo secondo (la storia va a ritroso) lo vediamo nell’ultimo momento bello della sua esistenza, quando improvvisò una “flash dance” per la strada con una ragazza sconosciuta e la gente si fermava a guardarli estatica. Prima ancora troviamo Chuck bambino, da poco rimasto orfano, allevato dai nonni paterni, un ubriacone e una santa donna che gli insegnò l’amore e la bellezza dell’esistenza. Per tutto il film aleggia la poesia di Walt Whitman “Io contengo moltitudini”. Chuck ragazzino la scopre per caso. Le moltitudini sono i pensieri che si accavallano nelle nostre menti: Chuck si chiede: quando moriamo che fine fanno le nostre moltitudini. Ha diretto Mike Flanagan che nella sua carriera ha accostato più di una volta l’universo di Stephen King, anche quello decisamente più trucido (Doctor Sleep era il seguito d Shining). Con “Chuck” ha messo da parte i baracconi dell’orrore e ha giocato esclusivamente la carta della commozione. E bisogna dire che i momenti magici non mancano: la scomparsa della stella polare sotto gli occhi attoniti dei coniugi. La flashdance (i capitoli precedenti, anzi i seguenti ci riveleranno che Chuck non è sempre stato un burocrate di banca, ma il campione di ballo della sua scuola); la magica scoperta del segreto nella soffitta. La domanda semmai è se era proprio una carta vincente narrativa l’idea di cominciare dalla fine (dalla morte di Chuck e dalla fine del mondo). E se era proprio necessario spiegare quella fine con gli argomenti dei fautori delle politiche green. THE LIFE OF CHUCK Con Tom Hiddleston, Chiwetel Ejiofor e Karen Gillan. Regia di Mike Flanagan. Produzione USA 2024. Durata. 1 ora e 51 minuti
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