s

Valle: i sindacati scioperano contro il governo e la "turistificazione" del Paese
13-12-2024, 07:51
La politica del governo Meloni «che concentra risorse per l'economia di guerra». L'attacco a «ogni ambito della vita sociale, dalla scuola alla sanità». E le scelte del centrodestra che «rendono vulnerabili i nostri territori di fronte all'aggravarsi della crisi climatica». Sono alcune delle motivazioni avanzate dal sindacato Usb per lo sciopero nazionale: a fermarsi non c'è solo il settore trasporti, con lo stop di 24 ore partito ieri sera, ma oggi ci sono anche i lavoratori del comparto pubblico. Fantasiosa, in particolare, la motivazione dello stop della scuola, dove l'Usb vuole contrastare «la politica economica che favorisce la deindustrializzazione e promuove la turistificazione del Paese». Nel loro comunicato, i sindacati dichiarano che «è ora di coinvolgere tutte le categorie del mondo del lavoro per opporsi alle scelte del governo, che minano non solo il sistema economico, ma anche la qualità della vita e le libertà democratiche». Insomma, anche oggi un fritto misto di rivendicazioni che potrebbe creare disagi ai cittadini dai mezzi pubblici alla sanità. Rivendicazioni e rappresentanza. Oltre il 67% degli scioperi che hanno coinvolto il trasporto pubblico locale e ferroviario negli ultimi 11 mesi (dati elaborati dal Garante sugli scioperi 2024) sono stati organizzati, proclamati e guidati da sigle minori: percentualmente con pochi iscritti (rispetto ai colossi di Cgil, Cisl e Uil), ma con la capacità di mettere in ginocchio intere città, i collegamenti ferroviari o aerei sulle direttrici principali. A scorrere le statistiche del periodo gennaio-novembre 2024- soprattutto per quanto riguarda il comparto ferroviario - balza all'occhio la ripetitività quasi settimanale delle proteste. L'effetto annuncio, talvolta, colpisce più del numero degli iscritti ai sindacati stessi e ai lavoratori che poi effettivamente aderiscono. Questo perché il mondo del trasporto pubblico è assai variegato: esistono moltissime organizzazioni e ciascuna, periodicamente, proclama la sua protesta, magari approfittando dell'effetto annuncio, anche se poi ha una rappresentatività limitata. E così, contano gli amanti delle statistiche (di quelle che fanno infuriare i lavoratori costretti a spostarsi), nei primi undici mesi del 2024 si possono contare la bellezza di 54 giorni di scioperi nazionali dei trasporti. Agitazioni a cui aggiungere, come se non bastasse, i differenti stop a livello locale. Insomma, tirando una riga salta fuori che dall'inizio del 2024 c'è stata una protesta ogni sei giorni. Per quanto riguarda il traffico pubblico locale la situazione è leggermente più variegata: bus e tram restano solitamente più spesso nei depositi il venerdì e il lunedì. Sarà un caso ma le statistiche non mentono. Ma come mai questa ondata di scioperi tanto concentrata? C'è chi ipotizza un preciso indirizzo politico. E chi, più semplicemente, si aggrappa al mancato rinnovo del contratto di settore. Che è sì scaduto a fine 2023 e non è stato ancora rinnovato, ma anche per chiedere maggiore sicurezza e risorse. È pur vero che la regola principale, ovvero che quando c'è uno sciopero del trasporto locale negli orari di punta deve essere assicurata una quota del servizio ai cittadini. Quelle che vengono catalogate come fasce di garanzie, ma comunque ciò vuol dire che ci sono ancora meno corse di mezzi pubblici di quelle che si registrano durante le proteste, per così dire, ordinarie. Una bozza di accordo aveva fatto capolino negli ultimi giorni (dopo lo sciopero di fine novembre) lasciando ben sperare. Poi, però, è saltato tutto: la bozza del nuovo contratto avrebbe dovuto avere una durata triennale (primo gennaio 2024 - 31 dicembre 2026) e consentire ai 110mila lavoratori di avere un aumento di 200 euro lordi al parametro medio (di cui 160 euro sui minimi tabellari più 40 euro di Edr, Elemento distinto della retribuzione), distribuiti in due tranche, una a marzo del 2025 e una ad agosto del 2026. In attesa della prima tranche di aumento di marzo, però la pre -intesa prevede anche la corresponsione dell'una tantum per gli arretrati di 500 euro a febbraio del 2025. L'ipotesi di intesa (ventilata tra i datori di lavoro rappresentati da Asstra, Anav e Agens e i sindacati di categoria, Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl e Faisa Cisal), ipotizzava anche l'adozione di un trattamento integrativo (circa 60 euro convertibili in 2 giornate di permesso retribuito). Un aumento medio del 13% (proiezioni della Uil). Diversi i conti dei sindacati di base, che chiedono al governo un impegno di 250 milioni e considerano l'offerta come una elemosina, appena superiore «a poco più di un risicato 5%, una percentuale impalpabile di fronte al 15% di inflazione accumulata nell'ultimo periodo».
CONTINUA A LEGGERE
18
0
0
Guarda anche
Libero Quotidiano
03-04-2025, 13:15
Nel libro di Bettanini la presenza italiana in Afghanistan
Libero Quotidiano
03-04-2025, 13:02
Dazi, Bonelli (Avs): Salvini servo di Trump, andrebbe rinchiuso in una stanza, dice imbecillità
Libero Quotidiano
03-04-2025, 12:43
Tamajo "Momento positivo per la Sicilia, crescono Pil e imprese"
Libero Quotidiano
03-04-2025, 12:38
Marco Rizzo canta "Imagine" di John Lennon a Radio Rock
Libero Quotidiano
03-04-2025, 12:32
Tifoso del Newcastle si tatua il codice QR della vittoria dei Magpies
Libero Quotidiano
03-04-2025, 12:30